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cento de' nostri ponno tener fronte a mille. Poniamci in ordine, e ripariamo gli errori dell'esercito Castigliano. Morendo oggi, mercheremo il perdono di Dio, quello del Re e di tutti cui recammo offesa.

Garzer. Per onorare un duce si prode, ale saranno i nostri piedi, fulmini le nostre braccia.

Cam. Additane la via, o capitano, e noi ti seguiremo.
Car. Ricovriamo il perduto onore.

Corn. Poniamci in ordine.

Fern. I Mori s'avanzano. Suonan gli oricalchi! All'armi! Tutti. All'armi! (escono precipitosamente brandendo le toro armi.

SCENA XX.

Il RE ed il MARCHESE catafratti e con ispada nuda

nel pugno.

March. Sire! Salite sovra un destriero e salvatevi! Il Re. (inginocchiandosi). Dio grande! Difendi la mia causa, poichè io difendo la tua.

Fern. (di dentro). Castigliani Castigliani! Volgetevi! Non il Moro ma la paura è quella che vi vince. Per Santo Jacopo! Adosso Piombate alle spalle del nemico!

Il Re. Che schiera è questa, Marchese, che col volto mascherato irrompe con tanto impeto in mezzo al campo de' Saraceni?

March. Chiedeste aiuto al Cielo, ed il Cielo vel porse.

Il Re. Soldati! Redite. Adosso. L'eroiche anime vostre ricovrino lo smarrito coraggio.

March. I Mori sconfitti si volgono in fuga,

Il Re. Percuoteteli a tergo o Marchese. Inseguiteli, ven prego pel vostro onore e pel mio. Siete obbligato a pugnar anche pel figlio vostro che in estremo cotanto sen sta nascosto. March. Sa il Cielo quanto io sia afflitto in pensando ad un figliuol sì degenere. Bramerer morire per non vederlo vivo! (escono).

SCENA XXI.

CICCONE con ispada nuda.

Cic. Ora che i Mori fuggono sparpagliati per la montagna posso uscire dal mio covo securo e buscar la mia parte di gloria nell'impresa de'masnadièri. Lo lepri si son fatte veltri.

SCENA XXII.

D. FERNANDO entra in iscena combattendo contro al MARChese.. Il Re rimane spettatore fra loro.'

March. E chi sei tu che dopo aver vinto i Mori volgi l'acciaro contro ai cristiani?

Fern. Non contr' ai cristiani, ma contro te lo torco. Io sono Fernando Ramirez. ·

Il Re. Che intendo !...

Fern. Fernando Ramirez cui Dio, concesse la vita affinch'ei coll'opre mostrar potesse la sua lealtà al Re concedendogli, per mia mano la vittoria, e per vendicare in un la colpa commessa verso l'infelice mio padre..

Il Re. Sono arcani impenetrabili del Signore, lo deggio abbassare la fronte.

Fern. Paga ora col tuo sangue la vita che con vil tradimento hai tolta all'innocente mio padre.

March. (cadendo a terra ferito). Ahimè! muoio e confesso la mia colpa!

Fern. La Maestà vostra l'ha udito. Ora io son pago. Lo stesso, confessava morendo il costui figlio.

Cic. Ed io ne fo testimonianza. Nascoso sotto al suo letto lo udii rivelare morendo il suo misfatto.

Fern. Per fargli pagare il fio di tanti oltraggi ch'e'mi fece, gli diedi morte. La sua empia tirannide mi fece fare il masnadiero. Per opera d'ambidue mio padre salse il patibolo. lo mercè d'un astuto inganno salvai la mia vita, vestendo co'miei abiti un cadavere, e in tal guisa accreditossi il grido della mia morte. 11 Conte attentò all'onore di mia sorella, agognò i favori della mia sposa, e per essermi opposto ai suoi pravi desiderii egli stampò sul mio volto l' impronta delle cinque dita. Sire! Se merito gastigo, eccomi a' tuoi piedi. Umile dinanzi al mio Re piego il mio capo siccome suddito, ma gentiluomo dovea vendicarmi.

Il Re. Fernando! Al valor vostro e a quello del sangue che entro alle vene vi scorre io debbo molte vittorie. Se aveste commessi anche i più atroci delitti, se non fosse questa una sacrosanta vendetta, vi dovrei tuttavia perdono in guiderdone della vostra magnanima impresa ond'oggi fu salvo il mio reame. Riprendete quel posto presso di mé che v’avea tolto l'invidia. S'avanzino i vostri chè vo conoscerli e rimunerarli.

SCENA XXIII.

Il RE, D. FERNANDO e GARZERANO seguito da masnadieri, i quali şi levano le maschere appena giunti al cospetto del Re.

Garzer. Sire! Queste vite che lealmente abbiam poste per voi a cimento sono in vostre mani, e noi tutti ci prostriamo alle vostre auguste ginocchia.

Il Re. Sarete tutti premiati delle eroiche vostre gesta! Ma ditemi, o Fernando, viv'ella vostra suora? Garzer. Stassi celata sott'a rozze spoglie fra questi villici istessi. Ma veggo a noi venire tutti i montanari ad esultare secovoi della vittoria, e con essi veggo pur anco mia sorella e la mia sposa che s'affrettano a gettarsi al reale vostro piede.

SCENA ULTIMA.

DONNA TEODORA, DONN'ANNA, CICCONE, Montanari e detti. 1 Vill. Veniamo a baciare i piedi al nostro Re.

Fern. Vieni o sposa. Le mie sventure qui han termine, ed oggi avrai il frutto della tua costanza. Sorella, inchinati a S. A., bacia le sue piante rendendogli grazie del perdono generoso che degnò impartirmi.

Teod. Eccomi prostrata a voi dinnanzi baciando le orme, o Síre, che calcaste.

Il Re. Alzatevi tramendue. Vo'far onore alla sposa e alla sorella di Don Fernando.

Fern. Grazie o Sire di tanto favore. Don Garzerano di Molina brama risarcire novellamente colla sua mano l'onore di Donn'Anna Ramirez. Or tu porgigli la tua !

Garzer. Sarò al colmo d'ogni mio contento se donn' Anna vorrà far pago il mio desiderio, poichè acquisterò il più sincero degli amici, e il più valoroso dei parenti.

D. Anna. Tanto amore merita la mano e l'anima.

Cic. Ed io pure son qui a domandar perdono di mie colpe a Don Fernando.

Fern. Il Monarca nella sua clemenza oggi ha rimesso a noi tutti i nostri peccati. lo t'accordo venia per le tue, così il Cielo pietoso possa un dì rimetterle a tutti quantí.

FINE DELLA PARTE SECONDA.

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COMMEDIA

DI

DON GIOVANNI RUIZ D'ALARCON

PERSONAGGI

Il re don PIETRO di Castiglia

Don FERNANDO di Godoy amante di

Donna FLORA

Don PIETRO de LUNA

Don DIEGO fratello di donna FLORA, ed amante di Donn'ANNA

INES, cameriera di donna FLORA

ENCINA servo di don FERNANDO

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