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Or dunque sappiate che tre mesi fa giunse a Burgos dalle Fiandre il fratello minore dello spento cavaliere, e quantunque ei non sappia essere io l'uccisore di quello, nondimeno ei presume potermi scoprire a Madrid, dietro agli indizii raccolti e a' suoi sospetti. Quantunque non mi conosca, perchè non mi ha veduto giammai, nondimeno vengo a chiedere consiglio ai vostri capelli canuti. Che venga a Madrid è certo, ch'ei voglia cercarmi il suppongo. Fuggirlo sarebbe codardia, delitto l'ucciderlo. Non attenderlo sarebbe disdoro, e cercarlo sarebbe follia. Or dunque... Ma, han chiamato dalla porta...

Fern. Chi è? (entra Beatrice).

Beat. Vengo a sollecitare la mia strenna. Lo sposo da voi aspettato è giunto in quest'istante medesimo. Egli è più galante di dieci Narcisi.

Fern. Beatrice, chiama Ines. Apri la porta dell'anticamera, e bada bene che tutto sia in pronto.

Beat. Vado ad obbedirvi.

Lope. Che significa tutto ciò? Avete voi dunque fidanzata donna Ines?

Fern. Si, don Lope.

Lope. E non l'avete partecipato a vostro nipote?

Fern. Avea deliberato appunto di non parteciparvelo.
Lope. Ma chi è?

Fern. Or ora il vedrete.

Lope. (Quale sventura!)

Fern. (Sono rimasto attonito!)

Lope. (lo senz'Ines?)

Fern. (Viva Iddio! Don Giovanni è il suo nimico!)

Lope. (Debbo evitarlo).

Fern. (Bisogna por mente al rimedio).

SCENA XII.

Donna INES e BEATRICE entrano per una porta; SANZIO vestito elegantemente con gioie e decorazioni entra dal lato opposto seguito da don GIOVANNI e da BERNARDO, e detti.

Beat. E non venite, o signore?

Giov. Via, non mostratevi cotanto freddo.

Ines (senza mostrarsi). Io mi sento morire !
Giov. (lo muoio !)

Fern. Ei giunge.

Ines. (La sua figura è tal qualé io me l'immaginava).

Fern, Don Giovanni, siate il ben venuto in questa casa.
Sanzio. Quanto mi piace!

Fern. Davvero? Me ne rallegro.

Sanzio (a Giov.) Sono pur disgraziato! Pria di vedere la sposa m'hanno impicciato qui col suocero.

Giov. (a Sanzio) Non dei dire se non cose di lieve momento. Sanzio. (lo lo conduco alla sua perdizione). Ditemi, e non

potrei vedere un pocolino la mia consorte? Fern. Certamente quest'è il dover mio. Ines. (Che portamento! che brutto volto!) Fern. (presentandogli donna Ines) Quest'è la vostra sposa, don Giovanni.

Sanzio. L'anima mia siccome farfalla s'aggira intorno alla vostra luce peregrina. Dappria vi supposi bella, ora mi sembrate divina. Straordinaria è la vostra bellezza, e senza adulazione, siete quattro dita più leggiadra del vostro ritratto.

Giov. Era necessario.

Sanzio. Rimanendo in piedi, io parlerovvi di mille necessità,
Fern. Avanzate delle sedie. Olà !

Beat. (portando le sedie) (Egli parla con istile forbito).
Ines. Per udirvi un po' più discreto siederò (siedono).
Lope. (Io mi sento rodere dalla rabbia e dall'invidia. Può egli
darsi un uomo più scimunito?)

Fern. (Questo don Giovanni d'Alvarado mi sembra un gran balordo).

Ines. Ditemi, come siete venuto?

Sanzio. Bene, siccome colui che dovea venire. Ma vorrei sapere che cosa vi sembro.

Ines. (Che mi domanda egli mai don Giovanni? Piglia). Bello voi siete della persona. Nessuno in Madrid potria disputarvi il vanto di galanteríà, e credo che la vostra figura sia la più rara che mai si possa vedere.

Sanzio. Tutti dicono così! È pur d'uopo che anch' io mel creda. Lope. Ed io vorrei sapere, poichè anche questo ne preme, ciò che vi sembra di donna Ines.

Sanzio. Chi è questo cavaliere?

Ines. É mio cugino, gentiluomo del mio sangue, e che io tengo in pregio.

Sanzio. Vossignoria m'abbia in conto d'un fratello e d'un minore cugino.

VOL. VI. Teatro spagnuolo.

22

Fern. Quest'è veramente la cosa più importante, benchè non abbiate ancora risposto. Ditemi, che vi sembra di D. Ines? Sanzio. Bastantemente! (lutti ridono) Che? ridono?

Ines. (lo smarrisco i miei sensi!)

Sanzio. Che cosa c'è? Pare che la verità sia controversa. Lope. La dabbenaggine d'uno sposo non può che ammirarsi. Sanzio. Il prendere moglie per me è necessità; per la qual cosa concludo il matrimonio essere la mia morte; imperciocchè voi dobbiate sapere che uno sposo sen va a morire per essere pianto il primiero.

Bern. (Voglio chiarirmi d'un dubbio). (avvicinandosi a Giov. e parlando basso). Quale de' due, servo o padrone, chiamò questa notte alla porta? Io l'ho sfidato costui, e bramo ch'ei sappia ciò che saprò fargli corpo a corpo al Prado. Giov. (Viva Iddio? È il servo ch'era la scorsa notte nella-contrada e stava aspettando il suo padrone quando giungemmo da Burgos).

Bern. (piano a Giov.) Di quest'affare vo' punirlo!

Giov. (Qui si tratta certo del padrone. Il servo non terrebbe un simile linguaggio). (piano a Bern,) Io non ne so nulla. Bern. (La sua voce, il portamento, tutto mi trasse in errore). Giov. (Ma colui che balzò dalla finestra in istrada!) Bern. (È inutile interrogarlo, poichè mi negherebbe ogni cosa). Giov. (0 angoscia! O infelice amore! Orsù, verifichiamo i sospetti).

Fern. Dite su, via!

Sanzio. Bramerei sapere se quest'è la sposa della novella, e se ha dote delle promesse.

Fern. Ma voi vi schermite dalla mia domanda con un'insensata risposta. È troppo tosto.

Sanzio. Signore, quanto più genero, tanto più chiaro.

Fern. Siete stato soldato, e perciò fate mostra d'essere rozzo. Sanzio. Io non mi pregio d'essere stato, ma bensì di essere don Giovanni d'Alvarado.

Lope. (Don Giovanni d'Alvarado, ha detto? Non ho io franteso? Ei giunge da Burgos! Senza dubbio è il fratello di don Diego, cui io diedi morte!) Ditemi, o signore, siete voi di Burgos?

Sanzio. Si, signore.

Lope. Avete un altro fratello?

Sanzio. È morto barbaramente trucidato. Non per valore, ma per ventura il traffissero.

Lope. E conoscete il suo uccisore?

Giov. Se il mio padrone il conoscesse non gli strapperebbe ei forse il cuore dal petto brano a brano? Null'altro oggetto ei cerca più di quello per disfogare l'ira sua. E guai s'ei divenisse mite inverso costui! lo, che nacqui suo servo, lo immolerei per lui,

Lope. E chi vi diè ordine qui di parlare o di rispondere? Sanzio. lo, che gli accordai i pieni poteri di arrabbiarsi per conto mio.

Lope. Ditemi. E per quale cagione avete a me rivolta una tale risposta?

Giov. Ella mi fu dettata dall'affetto ch'io porto al mio padrone. Fern. Un tanto sdegno oltrepassa i limiti dell'affetto.

Giov. Sono il suo servo.

Lope. E ben leale.

Sanzio. Egli è un po' bizzarro, ve ne avverto. Nacque in casa nostra, crebbe meco siccome un fratello.

Ines. Signor don Giovanni!

Sanzio. Che dite? →

Ines. Avete trovato un buon servo.

Sanzio. Vi ringrazio delle vostre lodi. Egli è d'altronde, o signora, agli ordini vostri.

Bern. Ed io bramo stringermi con lui in amicizia.

Giov. Ed io desidero sapere il nome vostro.

Bern. Il mio nome? Bernardo.

Giov. (È desso! Viva Iddio!)

Fern. Ebbene, che cosa aspettiamo?

Ines. (Io non so più dove mi sia!)

Fern. Venite adunque a vedere la vostra casa.

Sanzio. Andiamo, Ines.

Ines. Andiamo, don Giovanni.

Giov. (E sarà questa dunque la mia sorte inesorabile ? Soffrire e tacere?)

Lope. (Che dovesse il mio nemico ammogliarsi colla mia innamorata?)

Fern. (Qual pena! qual dubbio fatale! Il genero da me eletto, goffo, ignorante ed offeso! E l'offensore è uno del mio sangue!)

Ines. (L'infausta mia stella m' ha destinato un padrone che vale meno assai del suo servo).

Sanzio. (Eccomi al fianco d'una gran dama! È un bocconcin prelibato; però io antepongo a lei la fantesca).

Giov. (Sospetto nell'amore! Dubbio nella vendetta!)

Lope. (Ecco il guiderdone ch'io colgo dopo tanti affanni. Vedermi obbligato a sofferire la gelosia, e ad ingoiarmi un affronto!)

Fern. (E come poss'io sostener con onore l'assuntomi incarico? Una dama implora la mia protezione contro al suo seduttore, e questi invoca il mio consiglio. Quale ambage fatale!)

Giov. (Però ho deciso di serbare silenzio).

Lope. (Con cautela voglio cercare di ottenere donna Ines). Fern. (Bisogna che si presenti il destro per poterlo attaccare). Ines. (lo poi non vo maritarmi con un uomo di mal garbo come costui).

Sanzio. ( vivere lautamente mi farà passare questo timore). Fern. (Il miglior partito per me da prendere sarà quello d'interrogare il domestico).

Giov. (Orsù dunque, tacciamo ed osserviamo).
Lope. (Ecco il mio piano).

Fern. (Terribile cura!)

Ines. (Non so più discernere i miei affetti).

Giov. (Voglia il cielo esaudire i miei voti coll'aprirmi una

via alla vendetta, e col mostrarmi il disinganno della mia gelosia).

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