La divina commedia, 1±Ç

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A spese di F. Dienemann e comp., 1804
 

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16 ÆäÀÌÁö - PER me si va nella città dolente : Per me si va nell' eterno dolore : Per me si va tra la perduta gente. Giustizia mosse il mio alto Fattore : Fecemi la divina Potestate, La somma Sapienza e il primo Amore. Dinanzi a me non fur cose create, Se non eterne ; ed io eterno duro : Lasciate ogni speranza, voi eh' entrate." Queste parole di colore oscuro Vid' io scritte al sommo d' una porta ; Per eh' io : Maestro, il senso lor m
36 ÆäÀÌÁö - Soli eravamo e senza alcun sospetto. Per più fiate gli occhi ci sospinse Quella lettura, e scolorocci il viso : Ma solo un punto fu quel che ci vinse. Quando leggemmo il disiato riso Esser baciato da cotanto amante, Questi, che mai da me non fia diviso, La bocca mi baciò tutto tremante : Galeotto fu il libro e chi lo scrisse : Quel giorno più non vi leggemmo avante.
6 ÆäÀÌÁö - 1 lungo studio, e '1 grande amore, Che m' han fatto cercar lo tuo volume. Tu se' lo mio maestro, e '1 mio autore: Tu se' solo colui, da cu' io tolsi Lo bello stile, che m
113 ÆäÀÌÁö - Quando a' vapori, e quando al caldo suolo. Non altrimenti fan di state i cani Or col ceffo, or col piè, quando son morsi O da pulci, o da mosche, o da tafani.
137 ÆäÀÌÁö - Quell' altro che ne' fianchi è così poco, Michele Scotto fu, che veramente Delle magiche frode seppe il gioco. Vedi Guido Bonatti, vedi Asdente, Che avere inteso al cuoio ed allo spago Ora vorrebbe, ma tardi si pente. Vedi le triste che lasciaron l' ago, La spuola e il fuso, e fecersi indivine; Fecer malìe con erbe e con imago.
130 ÆäÀÌÁö - Ahi, Costantin, di quanto mal fu matre, Non la tua conversion, ma quella dote Che da te prese il primo ricco patre!
2 ÆäÀÌÁö - Nel mezzo del cammin di nostra vita, Mi ritrovai per una selva oscura Che la diritta via era smarrita.
31 ÆäÀÌÁö - 1 duca mio a lui : « Perché pur gride? Non impedir lo suo fatale andare ; vuoisi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare ». Ora incomincian le dolenti note af armisi sentire; or son venuto là dove molto pianto mi percote.
48 ÆäÀÌÁö - Ed io, che di mirar mi stava inteso, Vidi genti fangose in quel pantano, Ignude tutte e con sembiante offeso. Questi si percotean, non pur con mano, Ma con la testa, col petto e co' piedi, Troncandosi coi denti a brano a brano.
35 ÆäÀÌÁö - Ma dimmi: al tempo de' dolci sospiri, A che e come concedette amore, Che conosceste i dubbiosi desiri?

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