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Or da la vetta del Vesèvo slancia
Contro la torba notte ignei torrenti
Di rosse lave; da l'erculea Calpe

Sgorgan vampe fumanti, i firmamenti 295
Scoppiano in fiamme, e l'oceàno irato
L'abbagliante riflette orrida luce.

Or a posare l'ombre sue richiama
Su liete scene; e quì placide valli
Fa serpeggiar, là di rugiada spruzza 30.
Vellutati pratelli: i sospiranti

Zefiretti si tuffano ne l'onde

Del terso rivo, ed il chiaror di luna
Su le sue sponde biancicanti dorme.

Delizia e in un terror de le pianure 305 D'Orixa regna la gentil KLINHOVIA

Tra le ninfe gigante: erculei nervi
Tendon sue membra e su la calda guancia
Nuota il rossor di giovenil beltade .
Ma quand' ella torreggia, fin da lungi 310
La campagna ne crolla: a l'atterrita
Calca ella volge folleggiando un guardo ;
Tra severa e gioconda all' aure spiega
Gli onor di sua bellezza, ed orgogliosa
Si reca in braccio i trepidanti drudi. 315
Tal la vaga Talestri, in duro usbergo
Imprigionata la sorgente mamma,

Fra i combattenti rapida scorrea,
E, il crestato cimiero alto agitando,
La grave asta imbrandiva, e dal fiammante 320
Carro di Marte fulminava. Indarno
S'armò la Grecia ; ed i cattivi Eroi
Molli intrecciâr colla servil catena
Ghirlande ordite da la man d'Amore.

Quando il cadente Autunno in su le vaste 325
Deserte lande e i coltivati solchi
A soffiar manda gli Aquilon ruggenti,
Ed in tumultuose onde ripiega

Le scosse selve; ed i fronzuti onori
Rovescia a scroscio in sul ruscel suggetto, 33a
E in vorticose stipe ora affastella
Le giallognole spoglie, or le sparpaglia;
Ed a la terra si nasconde in grembo
Il mal difeso abbrividito insetto;

Spaurata fugge TULIPA leggiadra,
Ed al materno sen più stretto tiensi
Il caro pegno, ed in romita grotta,
Securo padiglione ! occulta alberga
Infin che amico sovra lei riversi

I suoi favori più sereno il cielo..

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335

340

In guisa tal, sei fredde Lune, il Ghiro Stringesi al sonno in braccio. Oh sonno amico! Ei sotto l'ali tue benigne spazia

Ne' fantastici campi, ed or s'arrampica
Tra le folte di biade ondose selve, 345
Or parte col suo Ben l'aureo ricolto. -

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Pur da la terra audacemente in tanto COLCHICA emerge, e sotto al ciel turbato Fa brillar l'occhio radiante, scalda Il freddo sen de la stagion canuta, E col fulgor di sua beltà rischiara La buja sfera. Tre pudiche ancelle Seguon l'ardita ninfa, e sei leggiadri Garzon, preda d'amor, scorta le fanno. Tal coronato da' minor pianeti Splende l'astro di Giorgio, e ne l'azzurra Carriera de la notte il carro guida Folgoreggiante ; maestoso in fronte Sovra le ondose nubi alto si libra, Rompe a traverso le stagnanti nebbie, 360 E fra i turbini danza e le procelle.

Il grande ELIANTO con solenne pompa De' suoi Dervis lo stuol guida ne' campi Tinti pur or da dubbiosa luce:

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In cinque schiere li diparte; innanzi 365
Procede ognuna tripudiando, e seco
Una piumata verginella adduce.
Con sollecito passo ei tosto ascende
La collinetta, ove d'omaggio in atto

A l'aurora si prostra, e i primi raggi, 370
Come l'aquila suol, beve coll'occhio ;
Indi, girando lentamente il capo,
Fiso accompagna la diurna spera.

Sovra sponde di giunchi ricoperte

38a

Il passo volge, e in talami si corca 375. Di muschio ornati DRÒSERA superba De' lagumi reina. Ornano e fanno Serici nastri strascicanti al suolo Lucido cinto al gracil busto; e cinque Or sostengono a lei ninfe-sorelle Leggiadramente gli ondeggianti seni De la purpurea veste, ora negletta Lascianla svolazzar giuoco de' venti. E cinque garzonetti innamorati Obbedienti attendono l'impero Del soave accennar di sue pupille, Quand'ella in atto graziosa inchina Il niveo collo, d'adamanti un serto Su la sua fronte tremolar si vede: Come si volge, irradïando splende

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L'argenteo alone; ed ove un passo muova

Di vivace fulgore escon scintille.

La vezzosetta LONICERA Stampa Su la campagna rugiadosa l'orme

Di più vivace porpora abbellendo

L'alba rosata: a le ronchiose valli

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S'aggira intorno ed a le ombrate balze,
Via profumando i zefiretti estivi

D'alito più fragrante. Atti cortesi,

Vezzi nativi, e libere maniere,

400

Dolce in lei fanno a l'occhio altrui lusinga;
Ne sorride la ninfa, e, tra le braccia
Il fertile stringendo olenio corno,
Riguarda e passa; ma d'amor feriti
Cinque a lei fansi pastorelli intorno,
Che solleciti in pria con occhio obbliquo
Veglian l'aureo tesoro, audaci infine
Le svelano la fiamma, onde son' arsi,

Dove l'eccelso Teneriffe estolle

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L'azzurra vetta l'aquile compagna 410 Fabbrica il nido la superba DRABA

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Sovra scabri pendente antri agghiacciati,
Ch'apronsi intorno dove un dì Vulcano
La montagna minò. Di seder vaghi
A lei vicino, e favellarle amore
Quattro illustri garzon, cui dietro segue
Giovin coppia di servi, ascendon queste
Irsute balze tra' cadenti raggi
Appar la Bella grandeggiando, e l'alta
Ombra ne ondeggia su lontane rive.

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