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ferenza o veramente, dove ciò non occorre, perchè la nostra mente viene alleviata dalla giustizia di qualche segnalato gastigo, che pende sul reo. Ma, oltre di ciò, alla rappresentazione d'una bella tragedia, noi non troviamo solamente diletto nella dignità novità e bellezza degli oggetti, che ci vengono offerti dinanzi, ma, se alcune circostanze di dolore occorrano in un modo che urti di troppo la nostra sensibilità, possiamo volontariamente farci animo e riflettere che la scena non è reale ; e quindi, non solo la pena, onde fummo compresi dall'apparente spettacolo di dolore, viene scemata, ma ci si apre una nuova fonte di piacere, simile a quello che frequentemente abbiamo provato nel destarci da un sogno penoso; noi siamo contenti, che non sia vero. Noi siamo, nel medesimo tempo, male inclinati ad abbandonare il piacere, che riceviamo dalle altre interessanti circostanze del dramma; e, sotto questo rapporto, subitamente ci lasciamo ricadere nella illusione; e così alternativamente crediamo e non crediamo, quasi ad ogni momento, l'esistenza degli oggetti innanzi a noi rappresentati.

L. I due sovrani del regno poetico, Omero e Shakespeare, furono eglino nelle loro opere interamente esenti dall' Orrido? e voi pure nel vostro terzo Canto?

P. La descrizione degli sbranati cadaveri

de' compagni d'Ulisse, nella grotta di Polifemo, è certamente, a questo riguardo, riprovevole come fu bene osservato da Scaligero. E nella tragedia di Tito Andronico dato che sia stata scritta da Shakespeare (lo che per intrinseca evidenza parmi assai improbabile) sonovi molte circostanze orride e disgustose. Il seguente Canto è sottomesso alla schiettezza del critico lettore, alla cui opinione mi arrenderò in silenzio.

Nota all' Intermedio II.

(a) Il Traduttore francese è solito a mutilare o contraffare l'originale tanto riguardo al poema, come alle note, molte delle quali egli ha l'impudenza di spacciare per sue, mentre sono interamente dell'autore ; nè meno sfrontato mostrossi ne'presenti Intermedj: l'ultimo fra gli altri è stralciato per più della metà; quì è di netto ommessa l'opinione d'Akenside ec. Ma quai motivi hanno indotto codesto traduttore a contenersi in tal modo nel suo lavoro? Io non so supporne che due: o ch'egli ha creduti frivoli tanti tratti dell'autore, e perciò gli ha tacciuti o corrotti; ed allora egli non avrebbe fatto che testificare la propria ignoranza, giacchè le cose da lui tacciute o corrotte erano appunto le più interessanti, e talvolta per fino erano necessarie. O veramente egli n'ha soppressi i tratti migliori a bello studio, onde presentare un'opera spogliata di pregi, e disonorare cosi tanto l'autore quanto la nazione, che sì grandi lodi gli ha compartite; ed in questo caso non avrebbe fatto che offrire un saggio di malignità imperdonabile. Se così non fosse, egli non avrebbe per certo quì soppressa l'opinione d'Akenside, come quella che apre alla mente un vasto campo di considerazioni. Le due principali sono le seguenti. Primamente dal bisogno, che hanno gli uomini d' esercitar le loro passioni, ne deriva, ch' eglino non potevano a meno di non unirsi fin da' primi tempi in società, onde poterle esercitare; ed ecco oltre tanti altri bisogni, uno fortissimo, per cui risulta, che lo stato naturale dell' uomo doveva essere il sociale. In secondo luogo appare, che allorquando un uomo si lascia trasportare da una passione, p. e. monta in ira, non

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è poí, come vorrebbe una certa gerarchia di pretesi zelatori, da chiamarsi si bruscamente colpevole: giacchè, siccome soddisfare un bisogno importa piacere, ed i bisogni voglion essere soddisfatti; così in questa o simile circostanza egli non fa che procacciarsi uno de' principali elementi della felicità,

unica meta cui irresistibilmente tende la natura Il Trad.

umana. G

DIALOGO

ADDIZIONALE DEL TRADUTTORE

ALL' INTERMEDIO II.

intorno alla quistione nata da' versi di Lucrezio Suave mari magno etc. ed intorno alla Tragedia.

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Lett.

IL TRADUTTORE. ED UN SUO LETTORE.

Cosa pensate voi di ciò che Darwin

dice intorno alla celebre quistione nata da' versi di Lucrezio: Suave mari magno etc., e quindi intorno alla Tragedia?

Trad. A me pare che nulla si possa obbiettare a quanto egli riporta come opinion sua, o come opinione d'altri filosofi; e soprattutto assai opportuna è la differenza ch'egli vuole si faccia tra uno spettacolo reale ed uno simulato; mentre il piacere o il dolore, che in questi due casi può provare lo spettatore, forse ha una sorgente diversa, e diversi fors' anco sono gli effetti prodotti nell' un caso e nell'altro. Penso però, che si sarebbe potuto dar maggiore estensione ad un argomento sì spesso e da tanti trattato ma non anco, a mio parere, sviluppato abbastanza.

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