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E tu, per contentarlo, hai disgustato Dio!

Poi, dal capo, cadranno a pezzi le guance, le labbra, i capelli. Le costole saranno le prime a spolparsi; e dopo, le braccia e le gambe, infradiciate. I vermi, dopo aver consumato tutte le tue carni, si consumeranno fra loro. Finalmente del tuo corpo altro non resterà che un fetente scheletro il quale, col tempo, si dividerà, cadendo il capo dal busto e separandosi le ossa fra di loro. Ecco CHE COSA È L'UOMO, CONSIDERATO COME MORTALE ! ».

LA PAZZIA IN CRISTO.

<«< Colui che passando dal Calvario quel giorno in cui Gesù Cristo finì la vita sulla Croce, avesse domandato chi fosse quel reo crocifisso tutto lacerato nelle proprie carni, e gli fosse stato risposto che era il Figlio di Dio, vero Dio come il Padre, che avrebbe detto se non avesse avuto la fede? Egli avrebbe detto quel che dicevano i gentili: che il credere ciò era una pazzia. Stultum visum est ut pro hominibus auctor vitae moreretur. (S. Greg. hom. in Evang.).

Se parrebbe pazzìa che un re, per amore di un verme si facesse egli verme, maggior pazzìa par che sia stata l'aver voluto un Dio farsi uomo per amor dell'uomo, e morire per l'uomo.

Così parlava S. Maria Maddalena de' Pazzi, considerando l'amore immenso di questo Dio: «Gesù mio (diceva) tu sei pazzia d'amore ».

FARSI SANTI.

<< Chi più ama Dio si fa più santo.

Quanto più di terra vi è nel cuore, tanto meno di luogo vi trova il santo amore. Perciò i Santi hanno cercato di mortificare quanto più potevano l'amor proprio e i loro. sensi.

Per farci santi è necessario aver desiderio di farci santi, desiderio e risoluzione. Alcuni sempre desiderano ma non mai cominciano a metter mano all'opera. Di queste anime irresolute (diceva S. Teresa) non ha paura il Demonio. Invece (continuava la Santa) Dio è amico dell'anime generose.

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Il demonio cerca di farci credere che è superbia il pensare di far grandi cose per la gloria di Dio. E sarebbe, infatti superbia se noi pretendessimo di farle confidando nelle nostre forze; ma non è superbia il risolverci di farci santi, fidandoci in Dio e dicendo: Omnia possum in eo, qui me confortat. Bisogna dunque farsi animo, risolversi e cominciare. La preghiera può tutto. Quel che non possiamo noi con le nostre forze, ben lo potremo con l'aiuto di Dio, il quale ha promesso di darci quanto noi gli chiediamo: Quod. cumque volueritis, petetis, et fiet vobis ».

ALGAROTTI FRANCESCO (1712-1764)

Uno de' tanti giramondi mondani del settecento, italiano; amico di Voltaire, cortigiano di Federico II e di quasi tutti gli illustri e i potenti di que' tempi. Divenne celebre col Newtonianismo per le dame, nel quale, come oggi si fa con Einstein, volle spiegare l'ottica e la matematica sans larmes. Fondò a Bologna, lui si domato dai salotti e dalle corti, l'Accademia degli Indomiti. Ammalato di petto il Voltaire lo voleva con sè per fargli bere il latte delle vacche di Ferney, ma preferi rimanere in Italia benchè egli, italiano, desiderasse «< con leggi inglesi, attico cielo ». Morto ebbe l'onore di avere per epigrafaio il famigerato prussiano Federico, ateo e sodomita, il quale fece incidere sulla tomba (che ora s'impolvera a Pisa) queste parole: Algarotto Ovidii aemulo, Newtoni discipulo, Fridericus rex. Oggi si direbbe mediocre volgarizzatore di passe novità forestiere.

ALGEBRA

Un fenomeno veramente consolante (dice l'avv. Pappagorgia ad alcuni ammiratori che gli fanno circolo al Caffè del Progresso, ch'è il principale caffè di Bagoghi) ci viene offerto dal fatto oramai indiscutibile che molte cose già inutili o funeste, con l'inarrestabile marcia della civilizzazione, son diventate algebra.

Prima di tutte, per esempio, la religione.

Essa è una cosa oramai che non c' è più bisogno neppur di combattere.

Il popolo che prima costituiva il suo terreno tristamente fecondo, ora non la capisce ed è contentissimo di non capirla.

Un'altra cosa poi che mi dà buone speranze per l'avvenire della democrazia (che è congiunto indissolubilmente con l'avvenire della civiltà) è il continuo cedere ed adattarsi degli ultimi re; i quali, come si vede sempre meglio, son re per modo di dire e si posson contar sulle dita. Provatevi dunque, oggi, col vento che tira, a parlare (poniamo il caso) di diritto divino'

Anch'esso da moltissimi anni è diventato algebra; anzi è addirittura un rebus ed è così preistorico, che nessuno si degna più di spiegarlo neppure per mero passatempo.

Quanto poi alla teologia (mummificazione dogmatica d'una religione che sa di tanfo) io credo che incominci a diventare algebra perfino per i preti.

Niente paura dunque d'un ritorno al passato.

E se in Francia alcuni letterati snobs s'atteggiano (come sembra) a reazionari e in Italia s' intravedono delle piccole marmotte che tentano di ripeterne i lazzi, noi ce ne freghiamo altamente :

La libertà batte il tamburo e insieme
dileguan Medio-Evo e carneval.

ALI

Gli audaci volatori d'una volta erano gli uccelli, i poeti e i santi.

Ma i primi, a forza d'esser messi arrosto, non esistono quasi più; i secondi, avendo esperimentato nel secolo dell'economia politica che «carmina non dant panem »> si procurano, giudiziosamente, con la prosa, ogni genere di companatico; e i terzi, infine, non si fanno più vedere, perchè come ben disse il più gran genio di Pescia, «< in oggi un chimico rovina un santo ».

Cosicchè d'ali, ai nostri giorni, non ci son più, per fortuna, che quelle vertiginose di Sem Benelli e l'altre, meccanico-eroiche, di quegli angeli del progresso che si chiamano aviatori.

ALIBI

Giuda, conturbato dalla morte del Maestro, andò per consiglio da un avvocato : - Tu hai sentenziò il leguleio un magnifico, incontestabile àlibi. Quando Gesù fu condannato non c'eri; quando fu crocifisso eri in città. Tu non sei un omicida e nessuno può condannarti.

E allora, a dispetto dell'àlibi, colui che nessuno poteva condannare si condannò a morte da sè.

ALIGHIERI DANTE (1265-1321)

Poeta fiorentino che seppe quanto è duro calle discendere e il salir per l'altrui scale, si coprì spesso coll'usbergo di sentirsi puro e stette fermo come torre che non crolla per soffiar di venti. Autore di un libro dei sogni dove immagina parecchie assurdità: cioè che nell' inferno sian puniti i malnati, che nel purgatorio patiscano i peccatori e che nel paradiso godano i santi. Di lui si ricordano parecchi versi utilissimi per le citazioni, come sarebbe a dire: Nel mezzo del cammin di nostra vita quel giorno più non vi leggemmo avante la bocca sollevò dal fiero pasto era già l'ora che volge il disio lasciate ogni speranza o voi ch'entrate ricordati di me che son la Pia Ahi serva Italia di dolore ostello, ecc.

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Amò una giovane chiamata Beatrice che forse non è esistita o forse sposò un'altro; lasciò la moglie derelitta quando fu esiliato da Firenze; ruppe un fonte battesimale nel Bel San Giovanni, s'impiegò in diverse corti d'Italia come scrittore di lettere e ambasciatore e mori a Ravenna dov'è la sua tomba dinanzi alla quale la pietà degli italiani tiene accesa perpetuamente una lampada votiva e dove è stato inalzato un campaniletto perchè una campana possa, tutte le sere, piangere il giorno che si muore.

Per quanto fosse, purtroppo, un fervente cattolico, si dimostrò precursore della Riforma condannando alcuni papi e fu precursore del Risorgimento italiano perchè nel Veltro, secondo alcuni, volle annunziare Vittorio Emanuele Secondo.

Ha dato origine a una famosa setta di pedanti, chia

mati dantisti, i quali hanno scritto 743695 libri e opuscoli per dimostrare che al famoso poeta mancava in modo deplorevole la prima qualità richiesta nei manuali di stilistica: la chiarezza.

ALIMENTI

« Il figlio è obbligato a somministrare gli alimenti al proprio genitore vecchio e impotente ».

Così dice iniquamente la vecchia legge; ma appunto perchè è vecchia bisogna farne una nuova che rispecchi lo spirito dei tempi e tenga conto soprattutto degli imprescindibili diritti della gioventù.

Essa potrebbe dire in questo modo: «Il figlio non è affatto obbligato nè a nutrire, nè a curare, nè ad alloggiare il genitore vecchio e impotente ».

L'ideale, a dir vero, consisterebbe nel sopprimere (con mezzi squisitamente umanitari suggeriti dalle sempre nuove scoperte della chimica sposata alla meccanica) l'uomo che non è più buono a nulla, e che quindi è a carico alla famiglia e alla società. Ma poichè, in queste faccende un po' delicate, per non urtar troppo l'opinione pubblica, bisogna procedere per gradi, basterà, frattanto, che lo stato vesta il vecchio barbogio con una montura da pochi soldi, che gli appiccichi un numero sul berretto, e che, così registrato e bollato, lo lasci vivere o crepare, a suo talento, in un regio gerontocomio.

E qui si avverte che l'illustre dott. Enteroclismi, essendo stato interpellato dall'Omo Salvatico, espresse francamente il parere che, tanto per cominciare, si riformasse la legge nel predetto senso, in attesa di poter sopprimere senza dolore tutte le bocche inutili.

Ma il prof. Mediani, che per avventura era presente, sebbene non si mostrasse alieno dal prendere in seria considerazione la riforma della legge succitata, disse che, per ora, veramente, non gli sembrava opportuno nè prudente portar la cosa, sia pure sotto forma di semplice proposta, in Parlamento, dato il fortissimo misoneismo ancora, pur troppo, imperante nell'assemblea legislativa.

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