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APOTEOSI

I.

Festa solenne dell'Antichiesa democratica.

L'apoteosi del grand'uomo (poeta, scienziato, politico, martire, eroe) è la funzione più pomposa, celebrata, di quando in quando, dai sacerdoti in marsina della religione laica.

Ordinariamente consiste nello scoprimento d'una lapide o nell' inaugurazione d'un monumento.

Allora si vedono schierati: musiche, bandiere, impennacchiati carabinieri, autorità, folla.

A un tratto, cadendo una specie di gran lenzuolo da qualche cosa d'informe e di gigantesco che vi stava nascosto, appare, dominante in mezzo alla piazza, l'effige bronzea o marmorea, con cavallo o senza, dell' immoto eroe minerale.

Questi, superbamente scolpito da qualche genio appartenente al Senato, ha lo stretto dovere da quel momento, di restar fermo, giorno e notte, sul proprio piedistallo, non meno granitico della gloria di colui che sorregge, e di ricordare con la propria presenza, ai futuri passanti, che anch'egli, seppe recitare ai suoi tempi, la parte non troppo facile di << benefattore dell'umanità ».

Intorno all' idolo, caduto il cencio, la folla applaude; le musiche suonano, le bandiere sventolano. Poi, «< fattosi per incanto un religioso silenzio », un signore, a capo scoperto, vestito di nero, in mezzo ad altri signori quasi tutti calvi, incomincia, da un palco, il suo dire.

Egli, che è membro al tempo stesso dell' Università e del Parlamento, e possiede l'invidiabile segreto di animare i più astrusi concetti delle scienze speculative e sperimentali coi più smaglianti colori della poesia, dopo avere incominciato il suo discorso con una indovinatissima invocazione all' Italia ed a Roma, eredi dirette del pensiero latino, tesse l'elogio delle numerose virtù di quell'altro signore dalla faccia di bronzo che gli sta dinanzi, le mette in relazione con «le virtù autoctone de la stirpe », e ne trae

l'immancabile auspicio per una patria sempre più grande in mezzo all' incessante grandezza d'una rinnovata umanità.

Ma il punto che veramente trascina lo sterminato uditorio « fino al più alto diapason dell'entusiasmo », è quando l'oratore, con mossa repentina ed alata, confrontando la vecchia religione di Cristo, con quella senza dogmi ed oramai universale del pensiero laico moderno, conclude che, dinanzi al genio dell'uomo, non vi son più nè sfingi, nè

confini,

Un vero uragano d'applausi ricopre (come suol dirsi) l'ultime parole dell'oratore.

I signori calvi che, mentre parlava, l' hanno ascoltato, disposti in semicerchio intorno a lui, facendo col capo, a quando a quando, manifesti segni d'approvazione, ora lo circondano, si congratulano; qualcuno lo abbraccia e lo bacia.

La folla freme, romba, ronza; le bandiere risventolano; le musiche risuonano ; le corone dei vari sodalizi, che sembrano camminare da sè, vanno a disporsi fra due ali di verniciati carabinieri, sulla base del monumento.

Poi tutta la piazza confusamente si sfolla.

Il colpo d'occhio è magnifico.

E l'oggetto dell'apoteosi, dall'alto del suo piedistallo, sembra che voglia parlare e non possa, essendo rimasto, per l'eccesso della commozione, letteralmente pietrificato.

2.

Nel pacifico paesino di Bagoghi era sorto, anni fa, per merito e onore del cav. Deifobo Luciferini un Circolo Anticlericale Giordano Bruno. Ma gli aderenti eran pochi e il da fare meno. Avevano, sì, insudiciata colla vernice rossa la facciata della Chiesa ed avevano attaccato alle cantonate un fiero manifesto per il XX Settembre. Ma non bastava: ci voleva, come disse il cav. Luciferini, un segno tangibile che il dominio dell'oscurantismo e dell' inquisizione era per sempre finito nel paese di Bagoghi. Cosa s' inventa? dicevano, tutte le sere, i tredici membri del Circolo Giordano Bruno. Finalmente fu decisa l'apposizione di una lapide

commemorativa dell'eroico frate nolano sulla piazza del paese. L'iscrizione diceva:

Ai mani invendicati di colui

che dal rogo dalla Chiesa Romana acceso
i contesi veri lasciò nelle ceneri
perchè i non immemori nepoti
da quella scintilla s'ispirino a nuove lotte
il popolo di Bagoghi

per virtù di apostoli e sacrificio di eletti
redento dopo tanti secoli

dalle tenebre dell'anacronismo conculcatore
dedica e consacra

per trarre auspicio dal fatidico martire
alla prometeica libertà del vero.

La lapide fu incisa e solennemente inaugurata, e il celebre prof. Eliodoro Sofopanti, chiamato espressamente dalla vicina città, trascinò l'uditorio sui più alti fastigi dell'eloquenza. Quando il discorso fu finito si vide un giovanetto salire sopra una scala e appendere alla lapide una corona di papaveri scarlatti.

È stata una bella cerimonia, disse il tabaccaio, concessionario delle cartoline illustrate.

Dite piuttosto una magnifica vittoria, replicò il veterinario, segretario della Giordano Bruno.

Nossignori, gridò con voce tonante il cav. Deifobo Luciferini, è qualcosa di più di un trionfo : questa è un'apoteosi!

APOTI

Giuseppe Prezzolini ha proposto ultimamente la fondazione di una Lega degli Apoti - cioè di quelli che non bevono dei furbi, di quelli che non si lasciano ubriacare nè dalle fedi antiche nè da quelle moderne. « Regime secco», più secco che in America. Ma l'arguto direttore della succursale italiana del Foreign Press Service (Incorporated. New York) dimentica che non si tratta, in fatto di credenze, di essere astemi assoluti (che non è possibile neanche a volere) ma di sapere scegliere la propria bevanda. C'è chi

beve il vino grosso della democrazia o l'etere dell' idealismo assoluto o il petrolio del bolscevismo o la zozza del dadaismo o il the col limone della teosofia e altri simili intrugli. Noi, per esempio, abbiamo scelto il sangue di Cristo e crediamo che miglior poto non v' è di questo al mondo.

Del resto Prezzolini non ha inventato nulla: la Lega degli Apoti c' è di già ed è formata dalle oche di Strasburgo che vengon tenute senza bere perchè diventin più grossi i fegati destinati a stuzzicar l'ugola dei bevitori.

APPAIARE

«Da Montelupo si vede Capraia ;
Cristo fa le persone e poi l'appaia ».

Questa delle appaiature, nonostante ciò che dice il proverbio, è una cosa un po' difficile e non molto duratura. Le appaiature più appaiate sono sempre un po' dispaiate; da quelle dei bovi a quelle del matrimonio, da quelle dell'amicizia più fraterna a quelle che si formano fra i delinquenti a scopo d'assassinio o di furto.

In fondo è vero (anche se è triste) che ciascun uomo è un'isola.

E tanto più è un' isola quanto più, per guardar se stesso, s'allontana da Cristo.

Chi è perfettamente in Cristo, cessa d'essere un'isola e s'appaia contemporaneamente con tutte le creature.

Ecco l'unica appaiatura possibile; ma difficilissima, se l'uomo non riceve la grazia di spaiarsi da se stesso.

APPALTATORE

L'Innominato dei Promessi Sposi era un semplice «< appaltatore di delitti » e andò a finire, come ognun sa, tra le braccia di un cardinale. I moderni « appaltatori di lavori pubblici », più furbi, metton dapparte qualche migliaio di fogli da mille, e finiscono quasi tutti in seno agli ordini cavallereschi e al Senato del Regno.

APPANNAGGIO

Lasciamo dapparte quello regio ma non è forse chiaro che l'appannaggio de' veri nobili è la povertà, de' veri cri

stiani l'odio del mondo, de' ricchi l' ignobiltà, de' poeti la scontentezza, de' letterati la fama, dei giocolanti l'applauso, degli umanitari l'egoismo e de' salvatici l'amorosa pietà per gli uomini civili e domestici ?

APPARECCHIO

«L'apparecchio» (si pensa) ha dato lo sfratto al miracolo ».

Infatti da quegli innumerevoli scemi che a forza di credere nel progresso hanno finito col non credere più in Dio, si parla continuamente dei « miracoli della scienza », che son dovuti, in grandissima parte, agli « apparecchi ».

Senonchè, certe volte, nonostante la perizia dell'apparecchiatore, l'apparecchio, sul più bello, non funziona. E allora qui habitat in coelis irridebit eos.

APPARIZIONE

Vi sono apparizioni vere e false.

Vere: le apparizioni spiritiche, unico scampolo religioso degli infedeli attuali; false, ma divertenti (soprattutto per quell'arche di scienza dei reporters) le apparizioni della Vergine. Essi ci ricamano sopra, con tutte le veneri del loro stile, i più bei fiori dell' ironia, dell'empietà, del doppio senso, e d'un elegante scetticismo, non privo talvolta di spruzzi mistici che rendono più piccante il ragu.

Narciso Francatrippa, vecchio abbonato del Corriere di Lonza, leggendo alla latrina, così commenta: « Pare impossibile che nel secolo XX esistano ancora le Madonne; ma che fanno (e ponza) i carabinieri che non arrestano preti! >>

Il nostro Narciso ha ragione.

Anche noi (sebbene per un motivo diametralmente opposto) siamo dello stesso parere.

Molti preti, fin dall'apparizione della Salette, furono sono i più implacabili nemici di Maria Vergine.

Essi non sanno nascondere la loro indignazione contro la Madre del Salvatore, perchè opinano che non dovrebbe permettersi in alcun modo di scendere dal Paradiso senza il loro regolare nulla-obsta, atteso che le troppo frequenti

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