페이지 이미지
PDF
ePub

degli Unni eccetera eccetera. Non c'è bisogno di aggiungere che si chiama eroe nazionale quel capitano fortunato e feroce che ammazza il maggior numero di uomini di un'altra nazione.

ARMISTIZIO

Tra la Chiesa e lo Stato vociava l'avvocato Pappagorgia in un comizio elettorale tra la sopravvivenza del medioevo e la celebrazione dello spirito moderno non vi può esser mai pace ma tutt'al più un armistizio.

A quali patti? chiese una voce.

Risponderò colla massima chiarezza, com'è mio costume proseguì il valoroso avvocato. I patti son questi i cattolici appoggino lealmente lo Stato con tutte le loro forze e lo Stato, generosamente, continuerà a tollerare la loro fede, purchè rimanga strettamente nell'ambito dei luoghi destinati al culto. Soltanto su queste basi si potrà concludere un armistizio naturalmente provvisorio come tutti gli armistizi fino al giorno che lo Stato, veramente sovrano, non spazzerà dal suo seno tutte quelle credenze che traggono la loro ragion d'essere unicamente dall'antichità delle origini e dall'inerzia mentale delle

masse.

ARMODIO

Una sera d'inverno, del 1901, nell'elegante << fumoir »> del comm. Quattrostomachi cadde la conversazione, fra il padrone di casa e i propri convitati (che erano precisamente il prof. Mediani, il dott. Enteroclismi, l'avv. Pappagorgia con signora e il neo cavaliere del lavoro Narciso Francatrippa pure con Signora) sopra un argomento che se non era in quel momento della più palpitante attualità, ebbe il merito tuttavia d'accendere fra quei dotti d'ambo i sessi un'ampia e calorosa discussione.

Si trattava dunque di sapere se il delitto politico dovesse considerarsi alla stessa stregua d'ogni altro delitto, ovvero se, in certi casi, potesse esser degno di lode e in altri d'esecrazione.

All'elegante quesito, così bene impostato dal prof. Mediani, voleva risponder subito, con la solita foga, il dott. En

teroclismi; ma il comm. Quattrostomachi (che, nell'ora consacrata al chilo, si dilettava giornalmente di letteratura in genere e di poesie in ispecie) con un gesto cortese quanto energico, lo interruppe e gli disse:

-Scusi un momento, dottore; prima di abbordare la questione che il prof. Mediani ha messo come suol dirsi sul tappeto, io sarei del parere, per deferenza al più illustre degli italiani, che è anche (si licet magna componere parvis) mio collega in Senato, di interpellare su questo importante soggetto, il famoso poeta di Satana, Giosuè Carducci. E tolte da un piccolo scaffale (in cui figuravano, tra gli altri libri, il Conte di Monte Cristo e i Tre Moschettieri) le poesie complete del succitato autore, trovata la pagina che cercava, lesse :

Tal, salutando Armodio,
incoronar le cene
solea, tornata a cinica
egualitade Atene :
Fremean gli aerei portici
al canto, e Salamina,
rosea nel sole occiduo,
ridea da la marina.
Pensoso udia Trasibulo;
e, nel bel for degli anni,
la fronte radiavagli,
minaccia dei tiranni.

Oh, ancor nel mirto ascondere
convien le spade; ancora
l'antico e il nuovo obbrobrio
ci fede e ci addolora.

Gl' invitati, non escluso il prof. di belle lettere cav. Mediani, si guardarono in faccia come per dirsi : « O questa?».

Ma il comm. Quattrostomachi, pronto, sfogliò qualche pagina del libro che teneva fra le mani e, trovato il punto, esclamò con aria di trionfo : «Capisco. Questi versi giovanili del mio illustre collega sono un po' oscuri; ma ecco qui una nota del poeta stesso che li chiarisce:

« In questa e nelle tre seguenti strofe (le quattro che vi

225

ho lette) si accenna al glorioso scolio di Callistrato (Scolio disse, piano, il prof. Mediani al sig. Francatrippa, significa commento) che solevasi cantare dagli Ateniesi ne' conviti, a onore degli eroi della libertà Armodio e Aristogitone: incomincia « Entro un ramo di mirto la spada io vo' portare, come Armodio e Aristogitone, quando il tiranno uccisero e a leggi uguali Atene fecero ».

- Già, disse il dott. Mediani, il nostro Enotrio vuol dire che Armodio e il suo compagno Aristogitone (come si legge nella storia greca) fecero benissimo ad ammazzare il tiranno per rivendicare la loro patria in libertà; ed in questo, non v' ha dubbio, io non posso non consentire di tutto cuore; ma....

Ma, non c'è ma che tenga (saltò su il dott. Enteroclismi scattando come una molla) il Carducci ha ragione; i tiranni, nemici del popolo e sostegno dei preti, vanno levati di mezzo; e Mario Rapisardi, leone dell' Etna, è ancora più esplicito. Udite:

....e su le regie teste scintilla muto

e scende, scende, scende, scende il pugnal di Bruto.

Coteste, permetta che così mi esprima, interloquì il Commendatore, sono esagerazioni belle e buone; non è vero? disse rivolto all'avv. Pappagorgia.

Certo, rispose l'interrogato; per quanto io sia tendenzialmente repubblicano, pure debbo distinguere fra re e re; le generalizzazioni non son mai eque.

Sarebbe a dire ? domandò candidamente Francatrippa, che non aveva capito il significato dell'ultima parola. - Ecco, le spiegherò: (gli rispose con un sorriso leggermente ironico l'avvocato) vi sono re assoluti e tirannici e re squisitamente democratici; perciò il pugnale rapisardiano che scende scende scende e non finisce mai di scendere su tutte indistintamente le teste coronate mi sembra, caro signor Enteroclismi, un po' troppo retorico.

[ocr errors]

- Già, s'intende bene: voi che appartenete alla nuova generazione, urlò il dottore, siete gente morbida, perdio! e con la scusa di non voler esser retorici....

Ma diamogli un taglio, via (interruppe Francatrippa)

tanto nessuno di noi (non per offendere) ma non sarebbe capace, scommetto d'ammazzare una mosca.

A questa uscita, eccettuata la signora Francatrippa che tirava la giacchetta al marito, tutti risero.

Soltanto il dott. Enteroclismi fremeva.

Quand'ecco, entrò la cameriera col caffè; e mentre stava per deporre il vassoio il prof. Mediani che, con un largo gesto oratorio s'accingeva a fare una equilibrata concione per riportar la pace negli animi, urtò col gomito in una tazza e ne rovesciò il contenuto sul petto piuttosto sporgente della signora Pappagorgia.

Quadro E d'Armodio e compagni per quella sera, (peccato!) non si parlò più.

ARNALDI

farmacista e filosofo è l'uomo che in questi ultimi anni ha mandato il maggior numero d'italiani alla latrina. La sua teoria sulla monogenesi delle malattie si riduce all'uso intensivo e metodico di purganti per mandare via i veleni che dai budelli infettano il sangue e per riflesso l'a

nima.

Approviamo Arnaldi e la sua cura e tentiamo di far per lo spirito quel che il mago di Uscio fa per il ventre e i nostri purganti son destinati a far defecare o recere i veleni che cinque secoli di pessima nutrizione hanno ammucchiato nell'anime umane.

ARNALDO DA BRESCIA (m. 1155)

Frate che si ribellò al suo massimo superiore, il Papa, e talmente ingenuo e scemo da credere che nella Roma dell'undicesimo secolo si potesse ristabilire la repubblica romana com'era prima di Cesare. Questo imbecille disubbidiente, per il solo fatto che vestiva la tonaca e che fu punito dal Papa, è diventato uno degli Eroi del Libero Pensiero, Precursore della Riforma, antesignano dell' Indipendenza italiana, restauratore del mito romano e repubblicano e, perchè nulla mancasse alle sue postume vergogne, ha dovuto figurare come protagonista di una tragedia di Giambattista Nicolini, detto lo Shakespeare dell'epoca di Canapone.

ARNO

Fiumicello famoso che nasce e muore in Toscana. Per qualche secolo ha servito agli scrittori allobroghi lucani e padani per risciacquare i loro cenci, con esito molto ineguale. I fiorentini, forse per evitare questa servitù fluviale, l'hanno talmente intorbidato che oggi perfino le scrittrici napoletane, ed è tutto dire, si rifiutano di lavare. nelle sue acque le loro pezze mestruali.

ARNOBIO

Antico apologista del Cristianesimo. Dopo aver insegnata la rettorica tutta la sua vita, nell'Africa proconsolare, a sessant'anni fu toccato dalla Grazia e per dare un pegno della sua conversione scrisse un grosso libro Adversus Nationes, dove risponde copiosamente a coloro che facevano responsabile la nuova religione delle miserie di que' tempi e sberta, con molto spirito, le favole pagane. Il suo cristianesimo non è sempre perfettamente ortodosso mostra influenze platoniche, neoplatoniche e perfin pirroniane ma per un vecchio di sessantott'anni passati era difficile rifarsi la mente come s'era rifatto il cuore. Precorre quei moderni che hanno voluto fondare la necessità della fede sulla debolezza della ragione ma sa con eloquenza abbassare l'orgoglio dell'uomo che chiama, con appropriati epiteti, " animal miserum et supervacuum ».

AROMA

Quello più soave di tutti non emana nè da fiori, nè da essenze, nè da cosmetici, nè tanto meno, come qualche bigotto potrebbe credere, da certe reliquie di santi; ma dal corpo e dall'anima del Borghese moderno, il quale è, indubbiamente, qual « sale della terra » di cui si parla a sproposito nel «< così detto » Vangelo!

ARONNE

S'è biasimato molto il fratello di Mosè per aver contentato gli Ebrei doppiamente erranti modellando il vitello d'oro. Ma pensando bene non gli mancano giustificazioni. Prima di tutto per fare il vitello si fece dare tutti i gioielli

« 이전계속 »