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colo gran mondo, qual'è il colore preferito delle cravatte dai dandys londinesi, qual'è l'ultimo profumo inventato in Rue de la Paix, qual' è la marca più chic delle automobili e degli spumanti, qual'è l'ultima commedia di Bernardo Shaw o l'ultima trovata di Dada, qual' è l'ultima mantenuta di lusso arrivata sulla piazza e qual'è la sua tariffa e la sua gioielleria per voi, dilettanti senza dilettazione, scettici senza tormenti, viveurs senza vita, signori senza aristocrazia, è importante sapere queste cose e non l'altre, conoscere la novità della penultima ora e non la verità sull'ultima ora, che arriverà, un giorno, anche per voi. Cosa possiamo fare, noi poveri Salvatici, esseri rozzi e malvestiti, senza quattrini e senza eleganza, se non pregare per voi quel doloroso Dio a cui crediamo perchè abbia pietà, subito o più tardi, della vostra miseria?

Ma vi sono tra voi taluni e talune che si dicono cristiani, anzi cattolici, e hanno il libro da messa e si confessano una volta l'anno e invitano a colazione il prete del posto in tempo di villeggiatura e ci tengono ad avere, in punto di morte la benedizione telegrafica del Santo Padre. A voi che in tutto il resto fate la vita medesima degli altri che non credono, che confessate Gesù con la bocca e ogni giorno lo rinnegate coll'opere, che diremo noi, guardiani notturni che abbiamo la mala abitudine di voler destare i dormenti coi nostri singhiozzi e colle nostre risate, più tristi dei singhiozzi? Per gli altri possiamo pregare: non sanno quel che si fanno e Cristo li riconoscerà forse per suoi perchè non l'hanno mai conosciuto. Ma voialtri dite di conoscerlo; lo ricevete nel sacramento, lo pregate coi labbri: non potrete dire, un giorno: Che v'è di comune tra me e te, Ucmo?

V'è di mezzo, tra Cristo e le vostre povere anime, un tremendo legame: il tradimento. Colla tiepidezza e l'apostasia di tutta la vita l'avete tradito ora per ora. Non basteranno le parche elemosine degli ultimi giorni, nè i rosari della vecchiaia, nè l'ufficio mortuario di

prima classe per cancellare il lungo tradimento verso Colui che avete ricrocifisso. La sua misericordia vi può ricomprare una seconda volta ma noi, bassi scolari troppo lontani dal divino modello, non possiamo sentire al contatto vostro che la puzza d'una progressiva putrefazione.

11.

AI CATTOLICI CHIOCCIOLE

Voi uscite di rado dal vostro guscio lodabile abitudine per evitare scontri e contagi ma un tantino egoista -e difficilmente vi capiterà sott'occhio il nostro libro. Se questo caso, inverosimile ma non impossibile, si desse, vogliamo mettervi subito in guardia per risparmiare ai vostri spiriti animali il pericolo di intempestivi riscaldamenti. Vedrete qui dentro discorsi bestemmiantije infami sulle cose più sacre: badate che non sono nostri, osservate che son messi in bocca a maschere fin troppo trasparenti che impersonano ciò che noi detestiamo con tutto il cuore, tenete conto che son riportati apposta e accentuati in senso ironico, satirico e sarcastico, colla speranza - forse vana, ma non condannabile di far nascere in altri la stessa repugnanza ch'è in noi; avvertite, infine, che noi scriviamo piuttosto per rintracciare un'anima lontana e perduta che per quelle rimaste alla luminosa ombra del Pastore. Noi siamo apostoli in partibus infidelium, siamo missionari, noi Salvatici, tra i selvaggi o rinselvaggiti che vestono gli abiti di stoffa inglese, viaggiano in sleeping car, si rinfrescano ai bars, inzuppano i biscottini nel the, giocano al foot ball, e non bestemmiano Iddio perchè non si ricordano neppur della sua esi

stenza.

Pensate e riflettete che questi civilissimi selvaggi non leggono nè Vie del Paradiso nè Filotee nè libri devoti e ascetici di nessuna specie; nè potrebbero leggerli, ed avrebbero, molte volte, ragione di non leggerli, perchè a quelli che si voglion guarire dal vizio della zozza non si può dare a bere, di punto in bianco, acqua di fior d'arancio o di mucillaggine. Per chiamarli ci vuole, come alle capre, una manciatina di sale: perdonateci dunque se il nostro stile è talvolta pizzicante come la senapa o rosseggia qua e là di zenzero maremmano.

Incontrerete anche parole, come voi dite, «non troppo castigate ». Lasciatele passare, per amor di quel Dio ch'è pur verità, senza castigo. Non le parole puzzano o lordano ma le cose e le azioni che significano e che noi condanniamo e chi vuol nettare i destri (vedete che sappiamo anche le parole pulite?) non può mettersi il vestito delle feste e non può mandare odor di zibetto

Del resto, se proprio vi venisse l'idea d'istituir processo contro di noi per lesa castigatezza, abbiamo in serbo un sacco e una sporta di esempi e di testi che vi turerebbero la bocca senza facoltà di appello. Non già di autori profani, chè a voi non garbano e qui non troverebbero luogo ma di scrittori ispirati, e di padri, dottori e pontefici. Ne abbiamo di Ezechiele e d'Isaia, di S. Gerolamo e di S. Pier Damiano, di S. Bernardo e di S. Bernardino. E se non vi bastassero potremmo squadernarvi alcuni capitoletti del De Contemptu mundi del grande Innocenzo III pontefice romano di gloriosa e immortale memoria. Concluderemo con queste parole di Clemente Alessandrino: «Io nomino senza vergogna, per l'utilità dei lettori, le parti del corpo dove il feto si forma e cresce. Perchè dovrei vergognarmi di nominarle se Dio non s'è vergognato di crearle ? »

Vi accorgerete, infine, che abbiamo parlato qualche volta con rispetto e talvolta con amorevolezza, di pagani, d' infedeli, in una parola, di non cattolici. Non vi adombrate senza aver prima ben riguardate le nostre

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parole. Noi lodiamo in loro ciò che v'è di grande e di buono l'altezza dell' ingegno, l' infelicità della vita, la volontà di bene sempre salvando, esplicitamente o implicitamente, i diritti della fede. Il nostro concittadino Dante che si scelse a guida Virgilio e pose Catone a guardia del Purgatorio e nel Paradiso pose Rifeo e Traiano ci ha dato il cattivo esempio e la Chiesa non nega che certi infedeli possano esser salvati. E infine la nostra Chiesa, che si chiama universale, ha giurisdizione su tutti gli uomini ed ha la pietra di paragone infallibile per giudicare anche quello che da lei è separato e lontano. Nulla sfugge al suo metro e grandissima qual'è non ha paura di riconoscere ciò che v'è di grande, nella sfera dell'arte e della vita, anche in coloro che non le appartennero.

Ricordatevi, infine, che l'opera nostra è apologetica, ma rivolta a coloro che vivon nel mondo e in mezzo alle glorie del mondo e noi non possiamo tirar di lungo sempre, perchè non s'abbia à sentir dire: Di quello, che vi dava noia, perchè non è vostro, non avete detto nulla.

E ora, fratelli carissimi, tornate pure nel vostro guscio. Savia bestia è la chiocciola, saviamente lodata dal poeta della Fiducia in Dio, e tale che può dire come il pellegrino degli antichi giorni: Omnia mea mecum porto. Ma per far lunghi e santi pellegrinaggi è forse un po' troppo adagiata, e per combattere coi camaleonti e i ramarri e i basilischi e i rospi che infestano i paduli della vita, e anche la vigna d'Iddio, è forse troppo molle e disarmata. Noi amiamo di cristiano amore le chiocciole ma preferiamo andar per il mondo vestiti, come il gran Salvatico Giovanni nostro patrono, di pelli di belve.

AI SUPERIORI

L'Omo Salvatico è per suà natura ubbidiente e rispettoso la vita nei boschi insegna la venerazione delle forze celesti e la disciplina dei giorni. Non si ribella, dunque, a nessuna delle tante leggi scritte e non scritte che regolano l'anarchia servile del nostro secolo; ed è perfino ossequente ai decreti, reali o ministeriali che siano, ed a tutti i regolamenti, sian pure municipali o militari, e a tutte l'ordinanze e agli svariati ukasi, e si sottomette in silenzio alle censure ufficiali, legittime, palesi, irregolari, tacite e indirette che regolano la cosiddetta « libertà di stampa », la quale, come ognuno sa e vede, è la conquista più intangibile dei titani delle barricate democratiche.

Ma però l'Omo Salvatico confessa di non riconoscere come veri suoi superiori altro che i superiori spirituali, anzi religiosi, cioè quelli consacrati dalla Chiesa e nella Chiesa per guidare alla salute di sempre le generazioni degli effimeri.

L'Omo Salvatico si considera come l'ultimo fantaccino di un esercito immenso che ha il suo comando supremo a Roma ed è agli ordini degli ufficiali che, in via gerarchica, son posti al disopra di lui perchè hanno sulla fronte il segno incancellabile della consacrazione. San Francesco usava dire che il più indegno de' sacerdoti ha diritto al rispetto del più santo de' laici e l'Omo Salvatico non fa che ripetere il giusto detto del Salvatico dell'Alvernia.

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