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GIOVE (con un lembo di mantello in mano). « Sbaglio, è questa è m.... ? Almeno ci fosse un lampione ».

MERCURIO (fiutando come un can da penna): Peuh! che fetore! Scostati, per piacere, chè mi si rivolta lo stomaco. GIOVE. «Dunque è m....! Fortuna che sono intasato. Ma proviamo a bussare a quest'altra porta».

MERCURIO. «E poi, più ce ne fanno e più le sconteranno. Non è vero, padrone ? ».

GIOVE. « Ah, per me stesso !, lo vedrai come te li saprò cucinare quando avremo finito di fare il giro. Ma bussa ti dico».

MERCURIO. «Tan! tan! tan!» (Silenzio perfetto).
GIOVE. «Ribussa ».

MERCURIO (più forte). « Bum! bum! bum!».
UNA VOCE RAUCA, DALL' INTERNO. « Chi è ? ».
GIOVE. «Siam fascisti ».

DA UNA FINESTRA SPALANCATASI RABBIOSAMENTE. «Ta, ta, ta,... taratatà....ta....ta.... ».

MERCURIO (raccattando la pallottola). « Figli di centomila corpivendole ! ».

GIOVE (olimpicamente, allo sparatore). « E così, abbiamo conosciuto anche le vostre opinioni. Be, andiamo avanti ». MERCURIO. «< Oramai non ci resta che provare a quella casupola laggiù. È l'ultima, se non m'inganno ».

GIOVE. « Proviamo, ma, non dubitare, son tutti della stessa tinta ».

MERCURIO. «Che gente! Scommetto che se anche sapessero che siamo Dei non ci tratterebbero diversamente ».

GIOVE. « Forse (mannaggia alle pozze !), ci tratterebbero anche peggio, quest'assassini! Ma eccoci. Picchia dunque ». MERCURIO. «Tan! tan! tan!». (S'accende un lumicino, poi si schiude una finestra).

«Che cercate, cristiani, a quest'ora bruciata ? ».

MERCURIO (piano a Giove). «Toh! questo ci piglia per cristiani!! Giove, dammi retta, non toccare il tasto della religione; e rispondigli perbenino ».

GIOVE (Sottovoce). « Statte queto ». (Poi, forte): «O galantomo, scusate, sapete, se vi s'è destato; ma che ce lo dareste, pagando, un po' d'alloggio ? ».

LA VOCE DALLA FINESTRA. << Sapete, cosino, per via d'una sbardellata che ho fatto stamani a scaldare il forno, m'è venuta la voce roca e perciò vi son parsa un omo; ma io non sono un omo, son Bauci; e Filemone che sarebbe, com'a dire, il mi' omo, non ha sentito nulla e russa che mi figuro lo sentirete anche voi di costaggiù; ma ora lo desto, subito, non dubitate, e poi, se siete davvero gente per bene, come parrebbe, si vedrà d'accomodarvi alla meglio, eh?

MERCURIO (a Giove). « O sta a vedi, veh, che questa volta s'è trovato l'Araba Fenice ! ».

GIOVE. «Bah, io casco, per la prima volta, dalle nuvole ». (Di lì a poco il lume sparisce dalla stanza; poi si sente levare un paletto e la porta s'apre. Due vecchini, un omo appoggiato a un bastone e una donna, con un lume a mano, si protendono dalla soglia).

FILEMONE. «Ehi, gente! se volete passar la notte al coperto, non fate complimenti; e non crediate che vi s'alloggi per interesse. Ma prima, scusate una parola: Se siete galantomini, figuratevi se ci s' ha piacere ; e se siete.... non per offendervi, veh...., ma, gua, sapete...., noi non vi si conosce...., se siete, volevo dire persone di malaffare...., o caspio, si starà a vedere!... passate listessamente ».

BAUCI. «Dice bene il mi' omo; tanto, da questa casa (se non rubate noi, che non costiamo una mezza crazia) non c'è da portar via, grazia a Dio, che un po' di mi

seria ».

Ma ora che vi scrognolo meglio (avvicina ai pellegrini il lume a mano) vo' mi parete davvero due facce da cristiani. E specialmente voi (a Giove), con cotesta bella barba, avete tutta l'aria d'un signore.

Filemone, chiudiamo l'uscio, e portiamo le loro Eccellenze, che mi sembra (non per offendere) che abbian gli occhi tra' peli, nella camera de' forestieri ».

(La mattina dopo, alle 7 1⁄2):

GIOVE (dall'uscio di camera, con voce tonante). « Filemone, Bauci ! ».

(Filemone e Bauci si presentano).

GIOVE (come sopra). « Noi non siamo pellegrini, ma Dei ».

FILEMONE e BAUCI (in coro). «Eh!! » (Cadono in ginocchio a mani giunte).

MERCURIO. «Niente paura ».

GIOVE. « Animo, animo, seguiteci!». Scendono la scala tutti insieme, infilan l'uscio e via.

Cammina, cammina, cammina e cammina, (prima Giove, poi Mercurio, e, dietro i due vecchini dell'aceto) arrivano sul cucuzzolo d'un monte, da dove si vede, in fondo il villaggio :

Dice Giove ai due vecchini: «Lo riconoscete quello laggiù?». I vecchini in coro: « Aho!».

ora

« O state a vedere, veh: uno, due e tre! O guardate Che vedete ?

FILEMONE.

BAUCI. } «Dio! Maria!».

FILEMONF. «Tutto in isfacelo, ogni cosa!».

BAUCI. « Filemone, ma sogno o son desta! Guarda ! ».
FILEMONE. «Che cosa? ».

BAUCI. «La nostra casina! O che se' cieco? Non lo vedi che la nostra casina è rimasta ritta ».

GIOVE. << Eh, che vi pare? Siamo o non siamo Dei? E ora, in ricompensa d'averci dato da dormire e di non essere stati dei birbanti come tutta quell'altra gentaccia alla quale abbiamo fatto fare la morte del topo, chiedete e domandate e vi sarà concesso ».

Dice Bauci (che, come donna, ha lo scilinguagnolo più sciolto): «Signori Dei, troppo garbati! Ma se volete proprio farci un piacere di quelli grossi, sentite me: Noi figuratevi, si vorrebbe, se son vi scomoda, vivere insieme ancora per qualche anno, laggiù nella nostra casina e poi morire, ma non uno prima e uno dopo, m'intende, bensi tutti e due insieme, proprio nello stesso minuto; perchè, guà, sarà pretender troppo, non dico, ma a partire uno prima e uno poi, dopo cinquant'anni di matrimonic...., dopo che non ci siamo tirati mai neppur un nocchino.... Non è vero, Filemone? » E Filemone : « Quello che volevo dir io l'ha detto lei. Si Eccellenze, non desideriamo che questa ».

GIOVE. E allora, attenti: Uno, due e tre: Fiat ! ».

Ê Filemone e Bauci e Mercurio e Giove, nello stesso battibaleno, da quel cucuzzolo di monte, si ritrovarono gli uni laggiù nella casina, gli altri lassù, lassù, lassù, vattel' a pesca dove, nell'Olimpo.

Dopo una diecina d'anni, una bella sera di Maggio, Bauci e Filemone, (sempre più vecchini dell'aceto) stavano a pigliare il fresco fuori dell'uscio; quand'ecco (certe cose a que' tempi erano all'ordine del giorno) la donna diventa una quercia e l'omo un tiglio; e i rami e le fronde delle piante s'intrecciano innamoratamente fra loro e gli uccelli, cantando, tutte le primavere ci volan sopra e ci fanno il nido.

Una lettrice dall' unghie rosse : « « Ahuff! » (Suona il campanello). All' «< istitutrice svizzera » che appare: «Donnezmoi, s'il vous plait, le roman que j'ai oublié dans ma chambre ».

BAUDELAIRE CARLO (1821-1867)

Gli scrivanelli tardioli che scorrazzano su per le gazzette son rimasti ancora all'idea di Baudelaire satanista e satanico; infernale giardiniere dei Fiori del male. Dedichiamo a codesti moscardini della fiera ignoranza i seguenti pensieri del martire Baudelaire :

«L'invocation à Dieu, ou spiritualité, est un désir de monter en grade; celle de Satan, ou animalité, est une joie de descendre » (Oeuvres Posthumes, 106).

« Il n'existe que trois êtres respectables; le prêtre, le guerrier, le poète. Savoir, tuer, créer » (O. P. 107).

« Les abolisseurs d'âmes (matérialistes) sont nécessairement des abolisseurs d'enter; ils y sont, à coup sûr, intéressés » (0. P. 108).

« Avant tout être un grand homme et un saint pour soi même » (0. P. 114).

« Il n'y a d'intéressant sur la terre que les religions (O. P. 118).

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« Théorie de la vraie civilisation. Elle n'est pas dans gaz, ni dans la vapeur, ni dans les tables tournantes. Elle est dans la diminution des traces du péché originel (O. P. 118).

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Faire son devoir tous les jours et se fier à Dieu, pour le lendemain » (O. P. 132).

«L'homme qui fait sa prière, le soir, est un capitaine qui pose des sentinelles. Il peut dormir » (O. P. 134).

« Toutes les hérésies (croyance au progrès, etc.) ne sont après tout que la grande hérésie moderne de la doctrine. artificielle substituée à la doctrine naturelle: je veux dire : la suppression de l'idée du péché originel » (Corresp. 21 janvier 1856).

Anatole France scriveva, esaminando la sua poesia : « La morale de Baudelaire ne diffère guère de celle des théologiens ». Badando alla lettera il France esagera a malizia, ma nel fondo ha ragione. E si capisce che il grande Veuillot, nell' Univers del 2 settembre 1867, all'annunzio della morte, potesse scrivere così: «M. Charles Baudelaire, auteur d'un volume de poésies qui a fait un bruit regrettable, est mort hier, après une maladie de plusieurs années. Il avait demandé et il a reçu les sacrements. Il avait du talent et ses pensées du fond de l'âme valaient mieux que celles qu'il a montrées.... Dieu a eu pitié de son âme qu'il opprimait lui même et la fin de Baudelaire console ceux qui, le connaissent mieux qu'il ne voulait se connaître, le plaignaient, le condamnaient et ne cessaient pas de l'aimer ». E Veuillot non conosceva i pensieri che si leggon sopra, pubblicati molti anni dopo la morte.

BAULE

Oggetto d'indiscutibile necessità; ma sornione, chiuso, immobile, che non dice nè vede nulla e che non si sa mai che cos' abbia in corpo.

Perciò, nella lingua del Borghese, « viaggiare come un baule» significa :

Non importunare i compagni di viaggio;

non mettersi a raccontare per un'ora di seguito le disgrazie del proprio gatto;

non cercar di sapere da chi ci sta accanto o di faccia, da dove viene, dove va, che fa;

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