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e, nel contempo, osa prendersi la libertà d'invocare un breve colloquio con l'E. V. medesima, onde metterla al corrente, de visu, circa alcuni lavori di pubblica utilità da condursi a termine, previo interessamento governativo, nel comune che il mittente ha l'onore di rappresentare.

Di raccomandazione:

Carissimo;

Il latore del presente si raccomanda ai tuoi buoni uffici. Egli ti esporrà il suo caso. Vedi se non sia il caso (perdona il bisticcio) di accontentarlo. Seccature? Certo; ma sono incerti del mestiere; e tu non sei Onorevole per nulla. A proposito sei andato dal Ministro e la mia onorificenza Capirai che la cosa (mio Dio, come dire ?) non mi lascia del tutto indifferente.

Salve.

Da mille:

Modi signorili di spenderlo:

Con l'amica» in una «notte bianca ».

<< Puntandolo » su « Falstaff ».

Accendendo un sigaro avana, nonchalamment, dopo un'orgia.

Mancia a Monsieur Alphonse per ricompensarlo d'un intimo servizio.

Ecc.

BIGONCIA

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Il contadino la porta sulla spalla il demagogo invece ci salta sopra predicando sulla piazza di Bagoghi l'emancipazione dei contadini dal giogo dei vili borghesi.

Il demagogo tuona, gesticola, apostrofa, sobilla, sbava; poi, sceso dalla bigoncia, va tranquillamente a pranzo dall'avv. Cazzabubboli, sindaco socialista e proprietario del luogo.

Il contadino, come prima, seguita faticosamente a portar la bigoncia.

Storia breve, triste, comica, eterna.

BIGOTTO

« La religione è necessaria; non solo ma è anche vera. Lungi da me il mettere in dubbio ciò che la Chiesa ci propone a credere; ma altro è la religione, altro il bigottismo.

« E quando io penso che c' è della gente che si comunica ogni settimana e perfino tutti i giorni e che taluno si farebbe scrupolo di lasciare una messa, anche per forti ragioni commerciali o d'ufficio, allora io non posso non esclamare : « Eh, santo Dio, esser praticanti va bene, ma est modus. in rebus, non le pare ? ».

E il parroco di campagna, al quale queste parole son

rivolte :

« Oh certo.... certo.... il commendatore ha ragione; niente eccessi »>.

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Stare in bilico, bilicarsi, mantenersi in equilibrio, spiegava un giorno ad alcuni amici il prof. Mediani, son tutte frasi (non lo nego) che prestano il facile fianco alla critica e che s'interpretano generalmente in mala parte.

Eppure si potrebbe scrivere un utilissimo trattato sull'arte di tenersi in bilico.

Certe volte saper restare in bilico, cioè non precipitare nè di qua nè di là, non solo è utile, ma anche doveroso ed onesto.

Parlo, s' intende, metaforicamente ed alludo a tutti coloro che camminano (per così dire) sui precipizii delle idee.

Io (per esempio), pur non essendo un filosofo di professione, mi sono avventurato (anche per farmi un concetto generale del pensiero umano attraverso i secoli) fin sopra ai più alti picchi della speculazione metafisica; e quando a chiunque altro sarebbero venute le vertigini, io, facendo appello a tutto il mio sangue freddo, ho potuto mantenermi ritto su quei cacumi ed abbracciare di lassù, per qualche istante, i più sconfinati orizzonti.

Ma certo non è dato a tutti di poter fare simili esercizii, con la sicurezza di rimanere incolumi.

I più, non possedendo una mente equilibrata e tetragona ai facili assalti delle idee altrui, precipitano per così dire nelle medesime e perdono la loro personalità.

Ciò che a me non accade nè accadrà mai perchè la mia personalità (debbo confessarlo senza falsa modestia) deriva appunto dal non averne alcuna; il che mi salva dal pericolo d'abbracciare qualche possibile errore e dagli inevitabili rimorsi che certamente ne deriverebbero.

BIMBO

Prima c'era il Bambino, ma siccome questa parola, a poco a poco, era diventata sinonimo di Gesù, i parlanti e scriventi italiani l'hanno sostituita con questo esoso diminutivo che ha il merito di non far pensare, neppur da lontano, alla grotta di Betlemme e a quell'antico Fanciullo che cercava i Bambini e non avrebbe voluto i saputi e viziosi Bimbi che nascono, ai nostri tempi, dagli amplessi sbagliati degli abbrutiti padroni del mondo contempo

raneo.

BINARIO

Odioso come tutte le cose bruttamente geometriche, inventate dagli ingegneri e dai meccanici, è la via coatta sulla quale l'«orribile mostro si sferra ».

Il quale (fra parentesi), mescolando gli uomini delle diverse nazioni, ha fatto sì che meglio conoscendosi più ferocemente si odiassero e più abbondantemente si scannas

sero. Ma lasciamo andare; e consideriamolo sotto un altro aspetto esso, dice Veuillot, « m' impedisce il desiderio e mi lascia l' impazienza. Mi dispiace d'essere spinto a quel modo, d'essere agli ordini del fischio, di non vedere che servitù da per tutto, di sentir me stesso sotto il giogo.

« La ferrovia è l'espressione insolente del disprezzo della persona. Nulla raffigura meglio la democrazia. Io non son più un uomo, sono un oggetto; non viaggio più; sono spedito.

«< Ai due lati della via si drizzano i pali del telegrafo. Voi dite che lassù i nostri pensieri « viaggiano con la rapidità della folgore ». Ma io vi dico che lassù non viaggiano che la Borsa e la Polizia. La libertà è impiccata a quei pali ». Così questo glorioso precursore de l'Omo Salvatico.

BINDOLO

L'Omo Salvatico, per chi non lo sapesse, è un ciuco anzi due ciuchi che girano il bindolo di questo dizionario colla speranza di rinfrescare qualche anima arida e di far crescere, con meno stento, la verdura della verità che ricordano, brutti superbiosi, che anche Sansone fu legato a un bindolo e che l'asino fu la cavalcatura di Cristo.

BINI CARLO (1806-1842)

e

Scrisse poco, soffri assai, non fece rumore, mori presto. Impataccato, anch'egli, come portavano i tempi, d'idee liberali e repubblicane, fu carbonaro e amico di Mazzini e del Guerrazzi.

Questi due celebri palloni, trasportati dal vento della politica e della retorica, giunsero, viventi, alla gloria.

Carlo Bini, rimase in basso; seppellito dalla nomea di quelli, solo con la propria originalità e la propria tristezza. Oggi pochissimi lo conoscono; e qualcuno lo classifica alla svelta tra quei soliti frutti acerbi che la morte, improvvisamente, con una ventata butta giù.

Povero Bini! Eppure quel poco (non effimero) che resta di lui (il Manoscritto d' un prigioniero, alcuni pensieri e qualche lettera) lo pone immensamente più in alto

di molte celebri vessiche che pur figurano nelle storie letterarie, dove per lui non c'è posto.

Ma ecco come questo artista, questo poeta, che dovè fare da scritturale nell'azienda paterna, parla di sè:

«Non sono nè poeta nè prosatore. Scrivo per capriccio, per far diventar nero un foglio bianco. Scrivo perchè non ho da ciarlare con nessuno; chè se io potessi, anche con una vecchia (era in carcere, nel forte della Stella a Portoferraio) anche con un bambino, non pensate, non toccherei la penna. Andate a leggere, se vi riesce (allude ad alcuni articoli letterari, infatti, mediocri) quello che ho scritto quando non ero in prigione! Certo, potrei parlar con me stesso, ma non voglio avvezzarmici, perchè, uscendo di prigione con questo vizio e portandolo con me in società, mi potrebbero pigliar per matto. Assai, in fatto di giudizio, non godo di un credito troppo esteso ! ».

Com'è vivo, fresco, moderno, attuale !

Dice di non essere un prosatore e invece (mentre i suoi contemporanei son diventati quasi illeggibili) egli, ora triste, ora arguto, ora scettico, ora credente, e sempre buono, alto, nobile, è un nostro compagno, un nostro amico, una di quelle rare creature che bisogna amare.

Qualche periodo più giù delle parole trascritte egli dice: «La vita, a voler che sia bella, a voler che sia gaia, a voler che sia vita, dev'essere un arcobaleno, una tavolozza con tutti i colori, un sabbato dove ballano tutte le streghe. Il sollazzo e la noia, il pianto e il riso, la ragione e il delirio, tutti devono avere un biglietto per questo festino. Che serve far della vita una riga diritta diritta, lunga lunga, sottile sottile, noiosa noiosa e color della nebbia ? È un volersi reggere sopra un piede solo.... ».

Ecco la differenza sostanziale fra lui e Mazzini. Carlo Bini è un umorista, un artista, uno spirito libero che, sebbene sfiorato dai pregiudizi del tempo, conserva la propria personalità che non può fossilizzarsi nelle formule e negli schemi. Mazzini invece (noioso quacquero democratico) ci viene incontro con in bocca il solito sermone politico-pseudoreligioso, verniciato d'entusiasmo e rassegato nel luogo

comune.

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