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vrapposte fino al punto di renderle inintelligibili e falsate fino al punto di renderle assurde.

BLASONE

I pidocchi rivestiti, i borghesi d'ogni risma e tutta la frattaglia democratica nominano questa parola con ironia e con disprezzo.

Perciò è naturale che l' Omo Salvatico la includa gelosamente fra le grandi cose che onora.

Blasone è sinonimo di nobiltà; è l'arme gentilizia delle antiche famiglie cavalleresche. Ma oggi (spettacolo pietoso!) non pochi aristocratici, contagiati dall' incanaglimento universale, fanno la concorrenza agli chauffeurs o s'imparentano, ahimè, con gli albergatori svizzeri o con i salumai americani.

Meglio se la Contessina Guicciardini o la Principessina Colonna sposassero un loro contadino.

La zappa e la spada, che pure stanno agli antipodi, sono le due sole autentiche nobiltà; possono quindi onorevolmente incrociarsi.

Ma non l'una o l'altra con la canna da lavativi uscita dal culo merdoso del borghese.

Questo animale immondo e bastardo odia il blasone perchè non l'ha; e quando illegittimamente lo acquista, ci arriva mercè l'avvilimento d'una nobiltà decaduta in ogni senso, alla quale, per adescarla, mostra, con mani dall'unghie sudice, i suoi biglietti da mille fatti col sangue. del povero.

<< Cittadini !

BLOCCO

Incomincerò con un motto ammonitore dell' immortale Gambetta:

« Le clericalisme; voilà l'ennemi ! ».

Ebbene per quanto l'umanità s'incammini, sempre più rapidamente, verso un radioso avvenire di libertà, pure, o cittadini, (è d'uopo confessare questa triste vergogna) il prete, ancora il prete, l'eterno nemico d'Italia.... (Un uragano d'applausi ricopre letteralmente la voce

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dell'oratore che è costretto ad interrompersi per qualche istante).

....

Sì, o cittadini: il tenace e funesto prete è, per usare un'espressione del poeta di Satana, come un sughero che, se lo calchiamo col tallone, non appena alziamo il piede si rialza. !

(Molte voci: Bene! Bravo! Viva Satana !).

Egli è come una mala gramigna che non basta tagliare ; bisogna sbarbarla. (Benissimo!).

Ma che cosa, io mi chiedo, abbiamo fatto fino ad ora? Il nostro abituale scetticismo (che è veramente la piaga maggiore, di noi latini) ci ha cullati nella dolce illusione che il pericolo nero fosse scomparso. (Manifesti segni d'approvazione).

E intanto, con questo allentar le redini e chiudere gli occhi, oggi dobbiamo assistere ad un improvviso svolazzio certamente grottesco, non v' ha dubbio, ma tuttavia non troppo rassicurante di sinistri corvi.

(Ilarità repressa).

Tra poco tutto il bel cielo d'Italia ne sarà imbacato.

(Voci dalla folla: No! no!).

Essi ben sanno, i nipoti di Torquemada (Brucialo !) (e questa è un'altra ignominia che il Libero Pensiero non ha saputo impedire) essi ben sanno, dico, d'aver l'appoggio, che hanno saputo strappare ad un governo illiberale ed inetto, (Una voce: Abbasso il governo!) e che quindi nessuno, se non a parole, può disturbarli.

Ma «quousque tandem abutere Catilina patientia

nostra ? ».

Quando, io ti grido, o generoso popolo d'Italia, vorrai deciderti a prendere a fucilate tutti questi uccellacci luttuosi del malaugurio e del regresso?

(La folla, a questo punto è come invasa da un subitaneo delirio; molti urlano: «Morte ai preti! Morte ai nemici della patria ! » « Abbasso l' Inquisizione ! »> « Viva Giordano Bruno!» « Abbasso il Papa!» ecc.).

Ristabilitasi a stento la calma, l'oratore prosegue:
Il vostro irrefrenabile grido d'indignazione mi fa bene

sperare per il trionfo dell' Idea; ma gli slanci generosi non bastano.

Bisogna riorganizzarsi; ecco l'ubi consistam.

Bisogna che ogni divergenza di tattica o di scuola esuli oramai completamente dalle nostre file o noi (non illudiamoci) non potremo tener testa a questa nuova ripresa di Medio Evo che foscamente ne minaccia.

Ma per fronteggiare il pericolo, una sola cosa è necessaria, un solo dovere s'impone a noi tutti: fondare, io dico, il grande blocco nazionale di tutte le democrazie.

(Bene! Bravo! Benissimo!).

E allora, statene pur certi, allora sulle fosche rovine del dogma, noi pianteremo finalmente il glorioso vessillo della insopprimibile libertà ».

(Applausi reiterati e scroscianti accompagnano la forte. chiusa del poderoso discorso; e mentre la fanfara « Arnaldo da Brescia», fra un rinnovato delirio d'entusiasmo, intona l'Inno di Garibaldi, molte personalità del luogo vanno a congratularsi con l'oratore, il quale, se ben ci apponiamo, è visibilmente commosso).

BLOCK ALESSANDRO (1880-1921)

Il più grande poeta del Bolscevismo autore dei Dodici e degli Sciti, disperato appello della Russia impazzita all'odiosamato occidente.

Nel 1920 scriveva in versi all'amico Leo Ly: «Ho freddo nell'anima. Mio caro Leo non mentisco, viene, viene digià, il Cristo! E nell'antico tempio, noi due, potremo pregare in ginocchio la Vergine Madre perchè ci riporti, dalle pesanti tenebre, nel suo giardino odoroso.... ».

E sottoscriviamo a queste parole d'una sua poesia su Firenze ch'egli aveva sognato, da lontano, come una salvata oasi dell'epoche spirituali e che trovò sciupata dai moderni orrori:

O, Bella, ridi di te stessa,
Già non sei più bella!

Rantolano i tuoi automobili,
Sono mostruose le tue case,
Alla polvere gialla europea
Tu hai data te stessa!

BLONDEL MAURIZIO (1861)

Uno de' maggiori filosofi cattolici viventi. La discussione della sua tesi di laurea, l'Action, è una delle date della moderna filosofia francese. Egli tentò, approfondendo e sviluppando Pascal, una nuova apologetica, fondata sull'esigenze interiori dell'uomo: prima di tutte Pagire. Ma poichè questo suo abbozzo poteva esser tacciato di kantismo e poichè alcuni frettolosi discepoli ne trassero illazioni avventate, che tendevano a negare ogni valore all'apologetica tradizionale, il Blondel, da vero ed umile cattolico, tolse di circolazione quante più copie potè del suo libro nè permise che si ristampasse o traducesse benchè non sia stato mai posto all'Indice. Da molti anni sta lavorando a una grande opera che chiarirà e integrerà il suo pensiero nei limiti segnati dall' immutabile dottrina della Chiesa.

BLOY LEON (1846-1917)

Infanzia desolata, adolescenza vulcanica.

Bambino, si nasconde negli angoli più oscuri della casa paterna e piange; adolescente, nel Liceo di Périgueux, sommerge maestri e compagni sotto un oceanico disprezzo e s'apparta a rimuginare in silenzio i suoi crepuscolari pensieri di demolizione.

A volte, per una parola o per un gesto, è guerra. Allora sopraffatto da quella stessa bestialità in potenza della quale sarà più tardi l' inesorabile giustiziere, torna a casa, chiuso ed irsuto, coperto di lividi e di sangue.

Suo padre, che vuol farne un ingegnere, incomincia a dubitare di non esser riuscito, generandolo, a mettere in bella copia se stesso. Tuttavia persevera. Ma il ragazzo punta i piedi e vince.

A diciott'anni frequenta a Parigi, con altri giovani, lo studio d'un pittore. Senonchè, dopo alcune settimane d'ostilità preliminari, si sbarazza per sempre di tutti quei

cervelli dipinti, minacciandoli furibondamente con un col-tello alla mano.

Nel frattempo, legge, vagabonda, sogna. Un giorno gli capita fra mano Le prêtre marié di Barbey d'Aurevilly. Preso d'ammirazione per il grande scrittore, decide d'andare a trovarlo. Ricevuto e capito, sbocca finalmente dai viottoli sulla strada maestra: Voglio dire: dalla fantasticheria nell'ordine, dall'Anticristo in Cristo.

Più tardi, scoppiata la guerra franco-prussiana, fa bravamente il soldato. Nel 1874 compaiono i suoi primi articoli sull' Univers di Veuillot. Nel 1877 scrive ma non pubblica Le Chevalière de la Mort. Finalmente, nel 1884, il mondo letterario s'accorge della sua presenza.

Da allora i suoi magnifici e terribili libri si moltiplicano. Scrive furiosamente, come scolpendo a subbiate, su blocchi di fuoco. Ogni volume è una demolizione d'idoli sporchi e una glorificazione sempre più alta di Dio. Invocazioni di castighi, maledizioni, preghiere, singhiozzi, estasi, profezie, inni, esplosioni d'invettive, si susseguono, s'intrecciano e s'avviluppano, come tra le spire fumicose e splendenti d'un immenso incendio.

Nel 1890 sposa la figlia del poeta danese Molbech e, fino alla morte, pregando, lottando, mendicando, divide con essa, tempestosamente, dolori e sogni.

Nel suo romanzo Le Déséspéré ha scritto:

«Io sono di quelli che gridano nel deserto.... Ma finchè qualcuno non m'ammazzi, sarò il depositario della Vendetta e l'obbedientissimo servo d'un misterioso Furore che m'imporrà di parlare. Non posso rinunziare all'ordine ricevuto. Sento che subisco una violenza infinita, che tutte le collere che mi traboccan dal cuore non son che gli echi singolarmente attutiti d'una Imprecazione più alta che ho la stupefacente sventura di dover ripetere ».

I suoi nemici capitali son due : l'abietta borghesia democratica che, dopo aver conquistato il mondo, l'ha sommerso sotto un diluvio d'escrementi, e la vigliaccheria cattolica che all'Anticristo, mentre dà di piccone sulla Chiesa, s'affretta a far vento, perchè non sudi, con tutte le pagine del Vangelo.

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