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« usque ed effusionem sanguinis ». Perchè Cristo è Via, Verità, Vita, Luce del Mondo.

Nè l'uomo che vive nel mondo può viverci più senza Cristo; nè può essere amico dell'uomo chi non è amico e servo di Cristo.

Diximus; e tutto è detto.

ABELARDO (1079-1142)

Filosofo assai più celebre per la forzata castrazione che per la sua filosofia. Dopo la sua sventura, innamorato sempre più della sua Eloisa, si rifugiò nel Paracleto dove scrisse alcuni libri che gli attirarono l'indignazione di San Bernardo e la prigionia. Questo eretico, che naturalmente i pilastri delle loggie mettono tra i martiri del Libero Pensiero, fu uno dei primi razionalisti della scolastica e così poco capiva il cristianesimo da scrivere che il Vangelo non era che una semplice riforma della morale naturale (legis naturalis reformatio).

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Il suo Sic et non è la prima catapulta contro la compattezza della Rivelazione la fine dell'umiltà filosofica. Abelardo è una malinconica prova che si può essere amanti senza gli arnesi dell'amore e che si può esser filosofi cristiani senza sapere cos'è la filosofia e cos'è il cristianesimo.

ABELE

Ebbene, volete proprio saperlo? (disse una volta, in loggia, il cav. Deifobo Luciferini) io sto per Caino; e la ragione è questa: Caino, nonostante il fratricidio (il quale del resto, nel caso specifico, non è punto biasimevole) è, dopo Satana, il rappresentante più glorioso di tutti i ri

belli.

Abele, all'opposto, è il tipo dell'uomo religioso; vale a dire del vigliacco e dello stupido. E infatti si legge nella Bibbia (libro zeppo fino alla nausea di superstizioni e d' immoralità) che questo sig. Abele invece di vendere o di mangiare i migliori capi dalla propria greggia, come avrebbe fatto un uomo di senno li sacrificava scioccamente a Dio il quale si compiaceva di tali servilità.

Ma consideriamo, per un momento, il contegno ben più dignitoso di Caino: Egli che non ha perduto il senso dalla fierezza, egli che tiene moltissimo, come qualunque cittadino che si rispetta, alla propria libertà e indipendenza, tanto per dare il fumo negli occhi al Signore, o forse, com' è più probabile e più lodevole, per puro disprezzo, non gli sacrifica che pochi frutti avariati dei quali non sa che farsi e, infine, quando pensa che quel cretino di suo fratello potrebbe pigliar moglie e generare tutta una discendenza di vergognosi bigotti, senza stare a farla tanto lunga, lo ammazza.

La Genesi (si capisce) vuole insinuare che lo ammazzò per invidia.

Ma che invidia d' Egitto!

Caino era senza dubbio dei nostri e, perciò, essendo un libero pensatore, protestò violentemente, e fece bene, contro l'oscurantismo incipiente.

Ed ecco la mia conclusione.

Che ne direste, o fratelli, se vi proponessi l' inaugurazione d'una bella statua a Caino, da erigersi qui, proprio nella nostra natia Bagoghi, dinanzi (faccio le corna) alla Chiesa del S. Cuore, come glorificazione tangibile della libertà, e come perenne sfida alla sempre crescente invadenza del «< maiale nero »> ?

ABETE

Ma più onoro Pabete, ei fra quattr'assi,
nitida bara, chiuda alfin li oscuri

del mio pensier tumulti e il van desio ».
CARDUCCI.

Il poeta di Lidia e di Lalage credeva, nella sua paganeggiante ignoranza che quelle «quattr'assi» fossero l'ultima casa dell'uomo.

Ma quando, chiusi gli occhi del corpo, gli si saranno aperti quelli dell'anima ?

'L' Omo Salvatico (che vivendo in solitudine è dedito alla meditazione) invita il problematico lettore che lo assomiglia, a riflettere seriamente su questo punto interrogativo.

ABIDO

e la

Patria di quel famoso Leandro amante di Ero storia la sanno tutti. Ma è mai venuto in mente a nessuno che se il povero Leandro, per riabbracciare un pezzo di carne. vivente e consumabile, trovò la morte nel mare, si potrebbe, noi, traversare a nuoto la palude del disgusto, il lago del sangue, la fiumana dell'odio, la corrente dell'abitudine pur di abbracciare sulla beata riva, per sempre, il corpo eterno di Cristo ?

ABILITA

È la prima delle quattro virtù cardinali registrate nel catechismo dell'Anticristo.

Le altre sono: Ingiustizia, vigliaccheria, crapula.

Abili: il giuocatore politico di bussolotti; il commerciante di merda caramellata; il fallito a borsa piena; l'alteratore di conti che controllati non fanno una grinza; il bottegaio che mette un pezzetto di piombo sotto il piatto della bilancia per defraudare il cliente d'una fetta di mortadella; il prete creduto casto che frequenta, vestito in borghese, nell'ore bruciate, i postriboli; il ladro in guanti gialli che, a forza d'oneste frodi, è arrivato a conseguire contemporaneamente la commenda, il milione e il titolo di senatore per censo, ecc.

Da ciò deriva che l'abilità consiste nel parere e l' inabilità nell'essere. Essere onesti, intelligenti, buoni, è il colmo dell' imbecillità. La vera saggezza sta tutta nell'esser mediocri e furfanti e nell'apparire precisamente il contrario.

Dio non esiste, pensa l'abile cittadino del tempo nostro; però l'Opinione Pubblica, pur troppo, esiste; tuttavia, se saprò manovrare accortamente, potrò fare il diavolo di notte e di giorno il santo.

E si prova, e splendidamente riesce.

Assempro:

Il signor Narciso Francatrippa, ricco proprietario di diverse pizzicherie, avendo letto nel giornale che un cassiere, dopo aver rubato cinquecentomila lire, è caduto come un allocco nelle mani della polizia, emette questa sen

tenza che gli vien dal cuore: Che stupido! giacchè era stato capace di fare il colpo, doveva spiccar subito il volo !

Io, per esempio, credo d'essere un galantuomo da darsi a taglio, ma se domani, puta caso, perdessi la testa col fare uno sbaglio simile, parola sacrosanta d'onore, io non la perderei fino al punto da non riuscire a salvarmi con tutta la refurtiva !

ABILITATO

Parola che ricorreva molto spesso sulle labbra del mio

tutore.

Egli diceva:

« L'uomo che non è abilitato non costa un centesimo. Finchè io non fui abilitato ero un povero figlio di famiglia qualunque, con pochi soldi in tasca e nessuna considerazione. Ma quando mi abilitai, le cose cambiarono: in primis, conquistai una posizione indipendente, in secondo luogo, mi sentii qualche cosa di non inutile nel paese di Bagoghi, e in terzo luogo potei concedermi quelle oneste soddisfazioni (come per esempio occupare la carica di vice conciliatore e ricoprire il posto d'assessore anziano) alle quali il mio cuore aveva sempre aspirato.

Bisogna dunque abilitarsi al più presto».

E perchè mi abilitassi, contribuiva a mantenermi, pover'uomo, all' Università.

Mori che non mi ero ancora abilitato.

Ma non avrebbe mai potuto immaginare che un brutto giorno avrei vilmente disonorato me stesso e la mia famiglia abilitandomi ad esercitare l'antisociale e quasi brigantesca professione dell'Omo Salvatico!

AB IMIS FUNDAMENTIS

Tutti i riformatori, capi di partito, profeti e altri imbottatori di nebbie promettono e annunziano di voler tutto rinnovare ab imis fundamentis.

E difatti scendono, armati di zapponi e di buona volontà, sotto ai fondamenti della casa vecchia e li scalzano, eppoi scendono più giù, sempre più giù: la casa pencola e barcolla, si fende e si piegama i rinnovatori son di

scesi talmente in profondità che non si riesce più a saperne novelle e nessuno li vede ritornare alla luce per fabbricare, una buona volta, la casa nuova nel posto di quella lesa e sconquassata.

Triste frase!

AB INTESTATO

Morire ab intestato può significare non voler bene nè ai propri denari nè ai propri parenti.

Morire ab intestato può voler dire, in certi casi, mettersi al rischio di lasciare spezzettare un vistoso patrimonio, del quale più che la metà se lo mangia il fisco.

Eppure c'è della gente rispettabilissima che vuol bene ai propri beni quanto quasi ai propri parenti e che, nonostante, muore ab intestato.

Come si spiega dunque questo rebus ?

La cosa non è difficile.

Il ricco (dice il povero) ha paura di morire; ed ha tanta paura di morire che ha paura perfino a pensare (sia pure per pochi momenti) a qualunque cosa che gli ricordi

la morte.

Ora, l'accingersi a far testamento produce in taluni un effetto terribile; quel dover disporre delle cose sue, minuziosamente, accennando a particolari luttuosi, quel sapersi vivo e vedersi morto, gli fa rizzare i capelli dallo spavento; e così, rimandando da un tempo all'altro la stesura legale delle sue «ultime volontà », finisce per commettere l'imperdonabile crimine di morire ab intestato!

ABISSINIA

Essendo il solo paese cristiano dell'Affrica fu scelto dai geni politici della terza Italia come sede della prima colonia del nuovo Regno. La guerra d'Abissinia - intrapresa per far dimenticare Custoza fini ad Adua e Crispi dovette sparire dal teatro politico. Il Cristianesimo sia pur nella forma barbarica presa in Abissinia — punì a questo modo il vecchio massone che s'atteggiava, d'accordo con Bismarck, ad antagonista di Leone XIII.

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