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diani

La filologia mi darà torto concludeva il prof. Mema io credo fermamente che accesso non sia altro

che una alterazione fonetica di eccesso.

ACCIDIA

Non bisogna rinnegare diceva una sera d'estate il cav. Paride Colossi nessuno dei valori atavici e sto per dire aborigeni della nostra stirpe. Questo per dirvi, dolci amici, che io non disapprovo affatto l' italico, e non soltanto partenopeo, dolce far niente. E l'approvo fino al punto di abbandonarmi talvolta, sbrigati i modesti ma impellenti doveri che mi derivano dalla mia qualità di funzionario, a quella voluttà del non fare ch'è forse, consentite l'espressione, uno dei vertici inattingibili dell'umana saviezza.

— Ma la Chiesa, interruppe il prof. Mediani ha posto l'accidia nientemeno che tra i peccati capitali.

Sapevamcelo, replicò il Colossi ed è davvero una delle più grosse buffonate dei signori preti i quali parlano in nome di un Dio che in tutta l'eternità ha lavorato sei giorni soli!

ACCIO (179-89 a. C.)

Scrisse 50 tragedie, piene di morti e di assassini. È il Marlowe romano: vuole ispirare il terrore. Suo è il motto « oderint, dum metuant» (mi odino purchè mi temano) che tanti regnatori hanno preso per divisa.

Era superbissimo: benchè piccolo di statura si fece fare una statua colossale nel tempio delle Camene. Il tempio non esiste più; la statua nemmeno - e delle sue famose tragedie non restano che scarsi e corti frammenti.

ACCIUGHE

Senza testa e tutte pigiate simmetricamente in un bariglione. Perfetto simbolo dell' ideale socialista.

ACCLIMATARSI

L'avv. Pappagorgia nel proprio studio.

Un giovane, affacciandosi alla porta: - C'è la Contessa.

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Entra una signora di mezza età, vestita di nero, quasi poveramente.

L'avv. Pappagorgia la saluta senza alzarsi, le indica una sedia dinanzi al proprio banco e dice: Si accomodi. Giusto, l'attendevo per significarle che tutto è stato sistemato nel miglior modo possibile.

La signora, pallidissima, silenziosa e nobilmente sofferente, si siede.

« Ormai, continua l'avvocato, consummatum est. Tutto è stato venduto. I creditori, come del resto Ella stessa desiderava sono stati in proporzione soddisfatti dal primo all'ultimo. E questa è la mia notula (spese ed onorarii compresi) che Ella potrà osservare a suo agio.

«Ma dunque a me (balbetta la povera donna) che cosa è rimasto ? >>>.

«Che cosa è rimasto! Mi permetta di dirle, cara contessa, che una tale domanda, sulle sue labbra, in questo momento, dopo tutto ciò che sa, è più che ingenua ». La signora, tristemente: «È vero».

Poi, dopo una pausa: « E allora ? ».

«Allora bisogna dimenticare il fasto e le abitudini d'una volta e sapersi adattare (per così dire) a tutto un nuovo regime ».

« Quale ? ».

<< Inutile farsi illusioni; Ella sa, o meglio dovrebbe sapere, che dopo lo scandalo, il suicidio e.... il resto non c'è molto da scegliere, nè da pretendere.

« Tuttavia (purchè ella non voglia ostinarsi, il che non credo, in certi pregiudizi aristocratici, del resto inconciliabili con la sua condizione attuale e con lo spirito dei tempi) potrà sempre vivere col frutto del suo lavoro »>. « Dio mio, non capisco bene.... ».

<< Impiegarsi. Ecco che cosa le resta a fare; impiegarsi ; a meno che ella non preferisca stendere la mano ai passanti ». «< Dunque, siamo giunti a questo ? ».

«Ma era fatale, cara contessa. E quando accadono certi disastri, bisogna saperli sopportare col maggiore stoi

cismo ».

«Allora, dunque, impiegarsi.... Io sono cristiana, e dopo il primo schianto dell'anima, accetto tutto oramai in espiazione delle mie colpe. Ma come, dove, impiegarsi ?».

« Ecco; Ella non vorrà disconoscere, come cristiana, che io da quando mi ha incaricato di sistemarle i propri affari, sono stato, fino ad oggi, il suo vero angelo custode. Può forse lamentarsi? È vero che in questo spaventevole crak, non ho potuto salvarle neppure un centesimo; ma ciò, ripeto, era fatale. Nondimeno, dopo averla assistita come professionista, ho voluto assisterla anche come amico; e le ho già trovato, purchè ella non lo rifiuti, un impiego, il quale se non è certo molto brillante, è tuttavia assai facile e, nonostante l'apparenza in contrario, niente affatto indecoroso: Si tratterebbe, in una parola, di assumere la direzione con adeguato stipendio di un «lieux d'aisance >> nuovissimo e grandioso, munito di tutti i moderni conforts ⚫ e costruito recentemente da una impresa ben quotata, dedicatasi a simili costruzioni in tutte le città d'Italia, e della quale io stesso faccio parte ».

La povera signora decaduta, diventa bianca come una morta; non può rispondere.

Allora l'avvocato alzandosi bruscamente :

<< Dunque ? Avrebbe ancora per il capo delle fisime aristocratiche? Rifiuterebbe, essendo all'ultimo tuffo, quest'ancora di salvezza che il mio buon cuore le porge? Capisco un lieux d'aisance! La signora contessa non potrebbe acclimatarvisi. Ma, o afferrar subito questa fortuna insperata, o acclimatarsi a ben altro.

L'avv. Pappagorgia rimane immobile, pettoruto, e s'arriccia un baffo.

La povera signora dà in uno scoppio di pianto; a un tratto s'asciuga gli occhi, si alza; sembra trasfigurata ; e dice: «Sì, grazie! ».

ACCONSENTIRE

Certe volte, anzi il più delle volte, non c'è bisogno d'incomodarsi a metter fuori la voce e peggio che mai fare scorrere la penna, per dire che condividiamo perfet

tamente l'opinione o l'idea di chi desidera od esige il no

stro consenso.

Basta tacere; perchè ormai è risaputo che chi tace acconsente. Ed è il miglior modo d'acconsentire, considerando che, sebbene le parole volino, in bocca chiusa non c'entran mosche.

Figuriamoci poi a scrivere ! « Scripta (dice un altro rispettabile adagio) manent ».

Dunque, come regola, nè parole nè scritti.

E se il tuo silenzio viene interpretato come accettazione, lascia fare; documenti non ce n'è. E quando ti si accusasse, più tardi, d'avere acconsentito, tu potrai sempre dire: «Acconsentito io? Niente affatto. Il mio, non fu, in quel caso, che uno sdegnoso silenzio ».

E con ciò si dimostra che a tacere s'acconsente e non s'acconsente; ovvero, come dice un altro non mai abbastanza raccomandabile proverbio, si «salva la capra e i cavoli », il che costituisce per l'uomo «< ben pensante » (cioè a dire per il vero uomo) il culmine della saggezza.

ACCORAMBONI VITTORIA

Un bel soggetto per D'Annunzio o per Giovacchino

Forzano.

Vittoria fu costretta dalla madre Tarquinia a sposare Francesco Peretti, ma nel 1583 la suocera fece ammazzare il genero e Tarquinia dette alla figliola un nuovo sposo, Paolo Giordano Orsini, il quale aveva fatto ammazzare la prima moglie, Isabella. Ma anche l'Orsini dovette fuggire da Roma; fu ucciso a Salò; Vittoria, per la seconda volta vedova, si ritirò a Padova dove fu assassinata, insieme al fratello Flaminio, da Lodovico Orsini il quale però fu preso

strozzato.

Ma sei morti basteranno ?

ACCOZZAGLIA

Prendete un branco d'uomini, di qualunque specie siano, scelti a caso.

Se applaudiscono un discorso o un'accademia sono «<il rispettabile pubblico »; se fanno delle mediocri o cattive

leggi si chiamano «Parlamento Nazionale»; se assaltano un palazzo o un regime sono «la plebe scamiciata »; se fischiano le tragedie di un poeta sono la «gran bestia » ; se vanno a batter le mani sotto le finestre di un re o di un ministro sono la « nobile moltitudine plaudente >> e son sempre gli stessi uomini colla stessa faccia e la stessa anima. L'Omo Salvatico, per risparmiar tempo, li chiama sempre, qualunque cosa dicano o facciano, «accozzaglia ».

ACCUMULATORE

È il ciborio della grandiosa religione industriale dei nostri tempi. In esso e da esso s' imprigiona e si disprigiona la nuova onnipotente energia, che ha sostituito giustamente la Divina Eucaristia.

Senza l'accumulatore non si potrebbe accumulare nè oro, nè strepito, nè puzzo, nè fumo, nè brutalità, nè avidità, nè pazzia.

E senza questi elementi indispensabili alla vita moderna, l'uomo attuale non sarebbe più sotto-bestia, ma ritornerebbe uomo.

Quod diabolus avertat!

ACEFALO

Indispensabile requisito per potere esercitare a perfezione il basso mestiere di re democratico.

Ma se questi pochi e poco augusti signori, imbastarditi e rimbecilliti dalle rivoluzioni, non fossero proprio senza testa, ne farebbero tagliare all'occasione qualche diecina perchè si vedesse, da per tutto, sulla loro, il sacro splendore della corona.

Si dice che il mondo moderno, uscendo dai vicoli sporchi dell'anarchia, ricomincia a calcare la via dell'Autorità.

È vero? Vedremo (e forse presto), dai nuovi rapporti fra Pietro e Cesare, se l'autorità di cui si parla è legittima.

ACERBO

Variante d'una parola barbogia: quando il grappolo degli elogi è inattingibile l'autore se la piglia col critico troppo acerbo. Per fortuna i critici maturi (marca univer

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