Giosue Carducci

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N. Zanichelli, 1901 - 376ÆäÀÌÁö

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26 ÆäÀÌÁö - Che se d'affetti Orba la vita, e di gentili errori, È notte senza stelle a mezzo il verno, Già del fato mortale a me bastante E conforto e vendetta è che su l'erba Qui neghittoso immobile giacendo, II mar la terra e il ciel miro e sorrido.
282 ÆäÀÌÁö - Muggia e Pirano ed Egida e Parenzo, gemme del mare; e tutte il mare spinge le mugghianti collere a questo basti'on di scogli onde t'affacci a le due viste d'Adria, rocca d'Absburgo; e tona il cielo a Nabresina lungo la ferrugigna costa, e di baleni Trieste in fondo coronata il capo leva tra
204 ÆäÀÌÁö - Van lungo il nero convoglio e vengono Incappucciati di nero i vigili, Com' ombre; una fioca lanterna Hanno, e mazze di ferro: ed i ferrei Freni tentati rendono un lugubre Rintocco lungo: di fondo a l'anima Un eco di tedio risponde • Doloroso, che spasimo pare. E gli sportelli sbattuti al chiudere Paion oltraggi: scherno par l'ultimo Appello che rapido suona: Grossa scroscia su
318 ÆäÀÌÁö - ... da tutti gli arcadi di tutti i tempi; e così correranno i tuoi tre anni di studi sulla letteratura latina, sulla quale perderai molti giorni senza imparare altro che date.... Per la letteratura greca avrai due uomini che il greco lo sanno; sentirai che dissertazioni calorose, infiammate, vulcaniche sulla funzione degli aoristi ! sentirai declamata con l' enfasi epica la genealogia de' tempi de' verbi, come se fosse la genealogia degli Eacidi ; ma della filosofia di cotesta divina letteratura...
325 ÆäÀÌÁö - Ahi stoltezza stoltissima tutto, e lo studiare e il credere alla fama e il desiderarla, e più grande stoltezza stoltissima il credere e pretendere di pensare bene soli fra milioni che ridono o compatiscono, e dirlo in faccia a cotesti milioni, e pigliarci il maledetto sdegno.
295 ÆäÀÌÁö - ... mari. Al collo leonino avvoltosi il puncio, la spada di Roma alta su l'omero bilanciando, stiè Garibaldi. Cheti venivano a cinque a dieci, poi dileguavano, drappelli oscuri, ne l'ombra, i mille vindici del destino, come pirati che a preda gissero; ed a te occulti givano, Italia, per te mendicando la morte al cielo, al pelago, ai fratelli.
51 ÆäÀÌÁö - Giovin messia del popolo Gesù, Non tremavan le madri; e Naim in festa Vide la morte a un suo cenno fuggir E la piangente vedovella onesta Tra il figlio e Cristo i baci suoi partir. Sorridean da i cilestri occhi profondi I pargoletti al bel profeta umil; Ei lacrimando entro i lor ricci biondi La mano ravvolgea pura e sottil.
306 ÆäÀÌÁö - Era un fiorentino puro ; e pareva una figura etrusca scappata via da un' urna di Volterra o di Chiusi, con la persona tutta ad angoli, ma senza pancia, e con due occhi di fuoco : io lo aveva conosciuto a scuola di retorica, ridondante ed esondante di guerrazziana fierezza. Poi, andato per...
281 ÆäÀÌÁö - Mìramare, a le tue bianche torri attediate per lo ciel piovorno fosche con volo di sinistri augelli vengon le nubi. O Miramare, contro i tuoi graniti grige dal torvo pelago salendo con un rimbrotto d'anime crucciose battono l'onde. Meste ne l'ombra de le nubi a...
316 ÆäÀÌÁö - ... assistere ai malati di colera che abondano pur in questo paese. In mancanza di persone che assistessero, poichè tutti o per poco animo o per inettitudine si ricusarono, io, mio fratello e due giovani senesi prestammo volontaria l'opera nostra ne' primi casi. Dietro la qual cosa il Municipio ha creduto bene di fare di noi e di tre altri una Commissione gratuita di assistenza, incaricando me della direzione e della compilazione di un regolamento sanitario per altre Commissioni di vigilanza su'...

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