페이지 이미지
PDF
ePub

*

LE

LAMENTAZIONI,

O SIA

LE NOTTI

DI YOUNG..

VENTUNESIMA NOTTE.

O

I CIELI.

PLURALITA' DE' MONDI.

H quanto Iddio è mai grande! Oh come è poflente quell' Effere, che fcaglia la luce di mezzo alle opathe moli di tutti que' globi, che ha teffito illuminofo infieme della natura, ed ka Folpefo univerfo, come un ricco diamante, per bafe del fuo trono! Quale immenfa eftenfione! Lafcia cadere un pefo dall' altezza d'una ftella fiffa oh quanti fecoli correranno pria

:

[ocr errors]

LES

COMPLAINTES,

OU

LES NUITS

D'YO UN G.

VINGT-UNIEME NUIT.

LES CIEUX.

PLURALITÉ DES MONDES.

Q

UE Dieu eft grand! Qu'il eft puiffant, l'Etre qui lance la tumiere au travers des maffes opaques de tous ces globes, qui a tiflu l'ensemble brillant de la nature; & fufpendu l'univers, comme un riche diamant, à la base de fon trône!"Quelle éten due immenfe! Laiffe tomber un poids de la A jj

ch' ci giunga fa la terra! Ove dunque incomincia, e dove finifce queft' ampio edifizio Ove fono quelle ultime mura, le quali fignoreggiando fu l'abiffo del nulla, chiudono nel loro ricinto il foggiorno degli enti ? In qual punto dello spazio s'è egli fermato il Creatore, ha terminate le linee del fuo disegno, e deposta la fua bilancia? Qual è quel luogo efteriore alla creazione, dove tralafciando di pefare i mondi, e di mifurar l' infinito, piantò la maeftofa colonna, che ne era il confine, e diffe agli fpiriti, che gli facean corteggio: » Io mi fermo, e qui pongo i limiti della mia opera. L'affunto lavoro è finito, ed è confumata la creazione.

[ocr errors]

Spiriti, che conofcete; enti, che respirate; » creature, che ho pofte in moto, o fiffate, nel ripofo, applaudite tutti al voftro Autore. »

35

O Notte, la di cui pura, e temperata chiarezza non ispande che un dolce fplendore ful quadro del mondo: tu, che coll' argentea tua chiave ci apri i tefori del noftro emisfero; che ci crei fotto agli occhi un nuovo univerfo, e fpieghi anoftri fguardi quegli innumerevoli mondi,nafcoff, infra giorno, dietro la gelosa stel!▲ del meriggio, non puoi tu lafciarmi vedere in lontananza il poffente Monarca, che fpiegò innanzi al fuo trono quelle pompofe maraviglie?

hauteur d'une étoile fixe: Combien de fiecles s'écouleront avant qu'il arrive à la terre! Où commence donc? où finit ce vafte édifice? Où s'élevent les derniers murs qui, dominant fur l'abyme du néant, enferment dans leur enceinte le féjour des êtres? A quel point de l'efpace, le Créateur s'eft-il arrêté, a-t-il terminé les lignes de fon plan, & dépofé fa balance? Quel eft le lieu extérieur à la création, où ceffant de pefer les mondes & de mesurer l'infini, il planta la colonne majestueuse qui en étoit le terme, & dit aux efprits de fa Cour: » Je m'arrête & je pose » ici la borne de mon ouvrage. Ma tâche » eft finie, & la création confommée. Ef

دو

دو

prits qui connoiffez, êtres qui respirez, » êtres infenfibles que j'ai mis en mouve» ment, ou fixés dans le repos, applaudif» sez tous à votre Auteur ».

دو

O Nuit, dont la clarté pure & témpérée ne répand qu'un éclat adouci fur le tableau du monde, toi qui de ta clef d'argent nous ouvres les tréfors de notre hémisphere, qui crées fous nos yeux un nouvel univers, & étales à nos regards ces mondes innombrables cachés pendant le jour, derriere l'étoile jaloufe du midi, ne peux-tu me laiffer' voir dans l'enfoncement le Monarque puit

L'occhio mio errante ne va in cerca nelle tue profondità. Deh poffa io vedere un raggio del magnifico Iddio, che è adorato dall'anima mia ! Dimmi, propizia Dea, ove rifiede la di lui Corte ove rifplende ligneo fuo trono. I facri libri m' infegnano che tu diftendi l'ofcuro tuo velo innanzi allo sfavillantiffimo di lui baldacchino. Non accade egli mai che alcuna delle felle di tua comitiva, il di cui volo è fi rapido, e l'orbita così vafta lo incontri nel fuo. cammino? Voi Plejadi, e voi Stelle attaccate all' infiammato carro del polo; e tu brillante Crione, il cui occhio è ancor più scintillante; aftri favorevoli, che guidate l'uomo fmarrito fu l'immenfità de' mari, e 'l riconducete dal feno della tempefta nel porto, additatemi da qual parte abbia io da dirigere il mio corfo, per trovare il luogo ove alberga il mio Autore. Ma indarno io veglio ogni notte; indarno io fo iftanza agli aftri, per ifveller loro il fegreto del loro padrone, effi nol tradifcon giammai.

L'univerfo, che io veggo, è egli fua opera? Ovvero ha egli, lungi dagli occhi mici, fecondato con un foffio il feno dello spazio? Ha egli ancora cavato dal caos un' infinità d'altri mondi? Si é egli pofto in mezzo a quelli fif

« 이전계속 »