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fia che l'anima mia fgombra da quefta frate ipoglia di carne, e reftituita alle paterne tue braccia, fen vada godere la felicità nel tuo feno!

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(a) Piaceffe al Cielo che i Criftiani aveffero almeno il zelo ond' erano acceti i Pagani! Per vergogna del fecol noftro, la noftra pietà va fcemando. a mifura che crefcono le nostre cognizioni. Quefto è un fenomeno così ftrano in morale, quanto il farebbe nella fifica un Sole, che ci agghiacciaffe, o una ftella fiffa, che fi facefle a Lifcaldarci.

(b) Qual nome, o Lorenzo, daremo noi al firma

mento Giacchè i Cieli fomminiftrano all'anima un alimento, che mantiene l'immortale fua vita, come la terra nutrifce il corpo, chiamiamogli il nobile alimento dell'anima, che vi paffeggia, vi fi fortifica, vi si ricrea, e vi fi abbandona a' dilettoli trasporti del penfiero. Chiamiamogli il giardino della Divinità, ove fi producono frutti dolci come l'ambrofia, e di cui fi pafce la ragione. È quefti un Eden, un Paradifo terreftre, che non è perduto per noi. Deh perchè non pofs' iò arrivare fino all' albero della vita! Quefti è il luogo ov' egli al ligna; non è vietato all'uomo il guftare il di lui frutto: non v'è un Angelo, che armato di fiammeggiante fpada ne cuftodifca l'ingreflo; fe. l' uomo ne coglie, egli è licuro di vivere eternamente.

Credi tu, Lorenzo, ch'io mi fia fcoftato dal mio fen. tiero Nò io ho colpito a dirittura nel fegno. Il mio fcopo era il rifufcitare la tua divozione. Ed oh quanto io ringrazio l'ombre fagre della notte, che cambiano l'uni verfo in un tempio immenfo! Ed oh qual Dio abitar dee in un tal tempio! Oh qual anima formar debbono i Cieli! Il cuor di Lorenzo, riman egli diacciato, come la Sa lamandra in mezzo a que' fagri fuochi? O fcintille della notte ceneri infiammate nel vafto focolare de' Cieli, che fufcitate fiete, o fpente dal foffio del grande Jehovah, a me v' unite; verfate tutte le voftre influenze ful cuor di

de la création, & ne plus m'étonner ici de fa foible copie? Quand fecouerai-je cette poulliere étrangere à moi? Quand mon ame ira-t-elle, dégagée de ce vêtement de chair, & rendue à tes bras paternels, goûter danston fein le bonheur !

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(a) Plût à Dieu que les Chrétiens euffent du moins le zele des Payens! A la honte de notre fiecle, notre piété diminue, à mesure que nos lumieres augmentent. Ce phé nomêne eft aufli étrange en morale, que le feroit dans la Phyfique un Soleil qui nous glaceroit, ou une étoile fixe qui nous échaufferoit.

(b) Lorenzo, quel nom donnerons-nous au firmament?" Puifque les Cieux donnent à l'ame une nourriture qui entretient fa vie immortelle, comme la terre nourrit le corps, appellons-les le noble aliment de l'ame, qui s'y promene, s'y fortifie, s'y réjouit, & s'y livre aux tranf ports délicieux de la peníze. Nommons-les le jardin de la Divinité, ou croiffe at des fruits qui ont la douceur de l'ambroife, & dont la raifon fe nourrit. C'éft ici un Eden, un Paradis qui n'eft point perdu pour nous. Oh! que ne puis-je atteindre jufqu'à l'arbre de vie ! C'eft ici qu'il croît, il n'eit point défendu à l'homme de goûter de fon fruit :: un Ang n'en garde point l'entrée, une épée flamboyante à la main ; fi l'homme en cueille, il cft für de toujours vivre.

Penfes-tu, Lorenzo, que je me fois écarté de ma route? Non j'ai frappé droit au but. Mon objet étoit de reflufciter ta dévotion. It combien je remercie les ombres facrées de la nuit qui change l'univers en un temple immenfe! Et quel temple que celui-ci, pour prier! Et quel Dieu doit habiter dans un pareil temple. Oh! quelle ame les Cieux doivent former! Le cœur de Lorenzo refte-t-il de glace, comme la Salamandre, au milieu de ces feux facrés? O étincelles de la nuit, cendres enflammées dans le valte foyer des Cieux, qu'anime ou qu'éteint le foule du grand Jehovah, joignez-vous à moi; verfez toutes vos influences.

Lorenzo, liberatelo da' demonj, che già da sì gran tempo il pofleggono, e cangiatelo in uomo. Forfe che Lorenzo vuol ancora far refiftenza? L'orgoglio de' talenti t' impegna a contraftare le verità più inconcuffe: ma nel contraddirle tu difonori que' talenti medefimi, e con ciò fai vedere che il tuo cuore è più corrotto affai di quel che fia cieca la tua ragione. Oh quanto è piccolo, e Îpreggevole an cuore incredulo Egli è troppo riftretto per poter concepire cosa alcuna di nobile, e di grande. Egli è pieno d'un atomo. Egli è gonfio d'amor proprio; egli fagrifica a quefto amor proprio, che non s'occupa fuorchè del corpo, gl' interefli d' un' alma immortale.

Se l'eternità non ci doveffe mai appartenere, gli aftri ci parlerebbero effi di lei nel cuor della notte? È una beftemmia lo idearfi, che la natura abbia accefo in noi il più ardente de'noftri defiderj, per ifchernirlo. Egli è in tal guifa che l'uomo ritrova la prova del fecondo articolo di fua credenza, articolo altrettanto importante, quanto quello dell' efiftenza d'un Dio, in obbietti in cui rado è ch'egli badi a ricercarvele; e tu puoi legger ne' Cieli elre l'alma tua è immortale.

Oh qual folla di verità istruttive il firmamento spiega a' noftri occhi! Qual è la parte della faviezza, che non vi s'infegni all'uomo, fe la cognizione de' primarj fuoi doveri può renderlo favio? E'l vantaggio d'effere if truito non è già l'unico. V'è nello spettacolo de' Cieli una grandezza fublime, e patetica, che s'impadronisce de' noftri cuori, gli rifcalda, e gli foggioga per via del fentimento. Oh quanto lo fplendore, onde l'infiammato polo sfavilla, è pieno di forza, e d'eloquenza! Con quale energia quefto muto oratore ci predica verità fublimiffime! Il di lui filenzio è udito da tutta la terra al dilà de' pianeti, ed eziandio nel profondo dell' inferno. L'inferno non può refiftere allo ftupore, quantunque fia troppo orgogliofo per encomiarlo. Sarà dunque la terra più infernale che l'inferno medefimo? Porterà efla fu la fua fuperficie, abitatori, che mai non ammirano, che mai non lodano?

Lorenzo, la cui ammirazione occupata altrove, mai fi rivolfe a fare un fol quefito alla luna; mai non ebbe la menoma corrispondenza con un fol di quegli aftri; mai non alzò un altare alla Regina de' Cieli, che cammina nella luce, nè refe i dovuti omaggi alla luminofa fua Corte. Le fue rivali (*) fublunari fono da gran tempo l'og

(*) Le donne.

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fur le cœur de Lorenzo, délivrez-le des démons qui le poffedent depuis fi long-temps, & changez le en homme. Eit-ce que Lorenzo veut encore réitter? L'orgueil des talens t'engage à contelter des vérités: mais en les contef tant, tu deshonores ces talens mêmes, & tu annonces parlà que ton cœur et encore plus corrompu que ta ranon n'eit aveugle. Qu'un cœur incrédule eit petit & méprifable! Il elt trop étroit pour rien concevoir de noble & de grand. I eft rempli d'un atôme; il eft enfle d'amour-propre; il immole à cet amour-propre, qui ne s'occupe que du corps, les intérêts d'une ane immortelle.

(c) Si l'éternité ne devoit jamais nous appartenir, les aftres nous parleroient-ils d'elle au milieu de la nuit ? C'eft un bla phême de penfer que la nature ait allumé en nous le plus ardent de nos defirs pour le tromper. C'est ainsi que l'homme trouve la preuve du fecond article de fa croyance, article aufli important que celui de l'exiftence d'un Dieu, dans des objets où il s'avife rarement de la chercher; & tu peux lire dans les Cieux que ton ame eft immortelle.

Oh! quelle foule de vérités inftructives le firmament étale à nos yeux! Quelle eft la partie de la fageffe qui n'y foit pas enfeignée à l'homme, fi la connoiffance de fes principaux devoirs peut le rendre fage? Et l'avantage d'être inftruits n'eft pas le feul. Il eft dans le spectacle des Cieux une grandeur fublime & pathétique qui s'empare de nos cœurs, les échauffe, & les fubjugue par le fentiment. Que l'éclat dont brille le pole enflammé eft plein de force & d'éloquence! Avec quelle énergie cet Orateur muet nous prêche de grandes vérités! fon filence eft entendu par toute la terre, au-delà des planetes, & même dans le fond des enfers. L'enfer ne peut fe refuser à P'étonnement, quoiqu'il foit trop orgueilleux pour louer. La terre fera-t-elle donc plus infernale que l'enfer même ? Portera-t-elle fur fa furface des habitans qui n'admirent, & ne louent jamais?

Lorenzo, dont l'admiration eft occupée ailleurs, n'a jamais fait à la lune une feule question : jamais il n'a entretenu la plus légere correfpondance avec un de ces aftres jamais il n'a élevé d'autel à la Reine des Cieux qui marche dans la lumiere, ni rendu fes hommages à fa cour éclatante. Ses rivales (*) fublunaires font depuis

(*) Les femmes.

getto di tutti i fuoi omaggi; stelle malefiche, che fanno girare il capo al loro aftronomo, fconcertano la di lui ragione, e corrompono il di lui cuore; che gli fanno immolar la fua pace, e la fua gloria ad una pazzia momentanea, che fi chiama piacere. Gli è effere un idola tro più groflolano che nol furon mai quelli, che baɛiavano la mano alzata verfo la luna, e che verfavano il fangue fu l'Ara di Giove. O tu gran Dio, il vero Giove, a 'cui ogni, fagrifizio appartiensi, divino Maestro, che istruifci l'umana fpecie, i Cieli fono il più bel volume, che tu le porgi da leggere: egli è tutto fcritto in lettere majufcole. L'aureo alfabetto de' Cieli è fcintillante di lune, e di ftelle per ferir meglio i noftri occhi. Si può leg. gerlo correntemente e al folo leggerlo fi capifce. Non è già per la fola Giudea, non è per il folo Criftianefimo ch' ei fia vifibile: egli è fcritto in una lingua univerfale, intefa da tutto il genere umano; fublime per il favio, femplice, e volgare per gli uomini, che guidano al pafcolo gli armenti, che folcano coll'aratro, o balzar fanno dal feno delle fpighe le afciutte biade; favella degna del grand' Effere, che se ne serve per parlare all'uomo. I Cieli fervono di commentario al fagro volume della Scrit tura, che fovente rimanda i fuoi lettori alla contemplazione de' Cieli, come alla prima fua lezione; e la Santa Scrittura medefima, fenza quefta lezione preliminare, non è altro che un inintelligibil frammento. Libro maravigliofo, in cui il favio impara la faviezza. E la tua mano, Notte, fi è quella, che ci apre sotto agli occhi questo libro ftupendo.

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