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A Ferdinando Paolieri.

I.

1916.

....IO Il Signor M. G. è uno dei tanti fetidi parassiti che s'appiccicano, succhiandolo e lordandolo, al corpo, oramai irriconoscibile, della Chiesa. Ma questa, perchè si rimondi, sarà fatta entrare, e presto, in un gran bagno di sangue. Quod est in votis. Almeno nei miei.

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Lo scrittore cattolico che non s'appunta sul petto una sgargiante coccarda tricolore e non grida ogni minuto secondo : « Viva la più grande Italia!», è sfuggito da tutti come un lebbroso. Ma di questi lebbrosi, nel « Giardino d' Europa », non ce n'è che uno e sono io.

3o È naturale, anzi è giusto, che lo scrittore cattolico sia « boicottato» dai giornali democratici e liberali. Ma se tempera il calore del Vangelo nell'acqua tiepida, se si sbassa, se si

adatta, se adatta Cristo al secolo, diventa subito l'idolo dei salotti e il beniamino della « grande presse ».

4o Vi sono degli scrittori sedicenti cattolici (uso Borsi) che restan retori perfino in faccia alla morte. Questo povero strombettato e quasi canonizzato Giosuè, che si fa « terziario » e, invece di darsi ad opere di misericordia sul campo di battaglia o negli ospedali, va spontaneamente ad ammazzare il « secolare nemico », se è morto, non mi strofinerò gli occhi con la cipolla; pace! Ma del nuovo santino letterario-patriottico-cattolico, profanatore (spero inconsapevole) di S. Francesco, un'altra volta e più a lungo.

5o -- Andai dal corpulento canonico prof. F.... Parlammo della guerra, della teppa antireligiosa, della stampa (diceva lui) cattolica, dell'Italia futura, ecc. Ma l'adiposo reverendo, di fronte alla mia furibonda fede, si mostrò gelido e scettico. Anzi, mi parve quasi di capire che egli pensasse che la Chiesa oramai fosse spacciata. Inutile tentare delle fregagioni d'eroismo su simili cotenne.

Lasciamo lavorare il braccio sinistro di Dio. (E quello, dice Bossuet, che sostiene le folgori, i furori e la desolazione eterna).

6o - Se ti riuscirà di condurre in porto il grande giornale di cui mi parli, felicità e figli maschi; ma io non mi c' immischio. E t'avverto

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fin d'ora (molte cose della Torre le rinnego) che sono esclusivamente e intransigentissimamente cattolico; cioè di quei cattolici (oggi per vigliaccheria, per opportunismo e per confusionismo scomparsi) che si onorano d'uniformarsi alla bolla « Unam Sanctam di Bonifacio VIII e al Sillabo ».

70 Sì, è vero bo la lingua lunga. Ma mi consolo pensando che l'ebbero immensamente più lunga di me, Tertulliano, S. Gregorio Magno, S. Bernardo, Jacopone, Dante, S. Caterina da Siena ecc.

Moderar la lingua contro il male è lo stesso che farsene complici. Della qual cosa ho orrore.

80 Mentre Giovanni Papini, che tiri in ballo a mio riguardo, ha turpiloquiato sull'Acerba come un fiaccheraio pour èpater le bourgeois, io sono (e mi par che ci corra una sensibile differenza) un uomo che crede nella divinità di Cristo e della Chiesa e che per essi, per essi soltanto, vorrebbe combattere con amore e con furore, non disdegnando, quand'è necessaria, la pamflettistica labbrata che rompe tutti i denti all'avversario.

Ed aggiungo: Non diversamente faceva, aí suoi tempi, l'ortodossissimo amico di Pio IX, Louis Veuillot.

Era, anch'esso, un papiniano ?

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Sarebbe stolto, fra me e te, che ci trattassimo in guanti gialli, secondo il costume

Che io sorrido di tutti i piani diplonilitari, considerando che il generalislto e impenetrabile di questa guerra tica è Dio.

Che credo nell'auto-distruzione della civiltà moderna, e nel trionfo finale

sa.

Che ciascuna nazione mi appare come oso Moloch divorante i suoi fedeli. Che la mia vita, per quel che dime, voglio darla, quando sia giunto co, non già a Moloch, come il Borsi, sto.

Che a Cristo (verità massima, eterna, e) tutto subordino.

perchè indicibilmente mi rivoltano i furori uterini dei sedicenti cristiani.

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-

II.

1916.

....Leggo in questo momento sul nauseabondo «Corriere della Sera che il turpe Stecchetti è morto. Notizia (mentre venti milioni di supposti cristiani si macellano) più insignificante del decesso d'una cimice.

Ma vien fatto d'esclamare: laus Deo 1

Post scriptum.

Riapro la lettera, dopo aver dato una scorsa ai giornali di stamani. Tutti, anche lo scareggioso «Corriere d'Italia », piangono a calde lacrime sulla morte del maiale di Bologna.

Non mi meraviglierei se, per dimostrazione pretesca di concordia nazionale, venisse adottato ne' Seminari, come libro di lettura, l'« Argia Sbolenfi ».

Frattanto, il Padre Semeria, cappellano al « fronte », (vedi «Nazione» di pochi giorni addietro) per non annoiare «i suoi figliuoli »‹con la spiegazione del Vangelo, li tiene allegri (il buon frate!) con le favole di Trilussa!

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