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APOLLO

era il Dio dei Poeti e se lo immaginavano come un bel giovanotto biondo, coronato d'alloro, che stava strimpellando una lira sopra un poggio in compagnia di nove concubine chiamate Muse.

I poeti moderni l' hanno abbandonato e non si rivolgono più a lui per chiedere l'ispirazione, che ottengono più sicuramente dal vino, dall'assenzio, dalla grappa e dalla cocaina.

Ma ne conservano la memoria in grazia d'una sola delle sue gesta: lo scorticamento del rivale Marsia. Tutte le volte che un poeta canta più dolcemente del solito, e vanno dietro al suo suono le donne, gli altri poeti ripensano con nostalgica invidia ad Apollo, ma non potendo scorticare il concorrente coi coltelli lo fanno spellare dai loro amici e lo inchiodano, squartato, tra una colonna e l'altra dei giornali.

APOLOGIA

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C'è, prima di tutto, l'apologia di reato che nel codice è iscritta tra i reati, ma che nella pratica è la via più facile per giungere agli «alti luoghi ».

Poi viene la celeberrima Apologia di Socrate, strumento di tortura liceale e riprova della grande affinità fra il figlio di Sofronisco e i suoi amici nemici sofisti.

Viene per ultima, e si capisce il perchè, l'apologia del Cristianesimo alla quale, benchè vi abbiano speso lor possa uomini come Sant'Agostino e Tertulliano, San Tommaso e Pascal, Manzoni e Newman, è considerata ormai un perditempo per monsignori fuori corso e per chierici sacrificati. La moderna sapienza ha decretato che la religione è affar di cuore (alcuni dicono addirittura d' ignoranza) e ritiene che l'apologetica fa la stessa figura che farebbe, oggi, una difesa dell'astrologia giudiziaria. Eppoi non è «< interessante »

cioè, tradotto alla buona, non frutta interessi tangibili, essendo risaputo che le chiavi di San Pietro non son quelle d'una cassaforte.

<< La nostra causa non è interessante! esclama il Manzoni - Ah! noi abbiamo la prova del contrario nel

.

l'avidità con cui sono sempre state ricevute l'obiezioni che le sono state fatte. Non è interessante! e in tutte le questioni che toccano ciò che l'uomo ha di più serio e di più intimo, essa si presenta così naturalmente, che è più facile respingerla che dimenticarla. Non è interessante! e non c'è secolo in cui essa non abbia monumenti d'una venerazione profonda, d'un amore prodigioso, e d'un odio ardente e infaticabile. Non è interessante! e il vôto che lascerebbe nel mondo il levarnela, è tanto immenso e orribile, che i più di quelli che non la vogliono per loro, dicono che conviene lasciarla al popolo, cioè ai nove decimi del genere umano. La nostra causa non è interessante! e si tratta di decidere se una morale professata da milioni d'uomini, e proposta a tutti gli uomini, deva essere abbandonata, o conosciuta meglio, e seguita più e più fedel

mente ».

APOSTATA

L'Apostata, ammonì il prof. Mediani, è un uomo che riconosce di aver sbagliato strada e che torna indietro e passa dall'errore alla verità. Perchè biasimarlo? Io, per esempio, ho una devozione particolare per Giuliano l'Apostata, calunniato dalla canea clericale, il quale voleva ristabilire i graziosi dei dell'Olimpo e ha difeso con fine arguzia soggiunse lisciandosi amorosamente l'onor del mento l'uso di portar la barba.

APOSTOLO

Dopo i dodici famosi che portarono nel mondo la religione di Cristo, oggi fortunatamente in piena bancarotta, l'Apostolo per antonomasia della terza Italia è, come tutti sanno, Mazzini.

Esso voleva fondare una nuova religione, nella quale il popolo, senza tanti complimenti, si rivolgesse direttamente a Dio, e Dio, travestito da repubblicano, apparisse ritto sopra uno sgabello e parlasse al popolo.

Ma non se ne fece di nulla; perchè il popolo, abbandonati i preti, non trovò più Dio, e Dio, dall'alto del suo Paradiso (dopo l'apostasia generale) non vide più sulla terra che grufolanti e rissanti mandrie di melmosi porci.

APOTEOSI

I.

Festa solenne dell'Antichiesa democratica.

L'apoteosi del grand'uomo (poeta, scienziato, politico, martire, eroe) è la funzione più pomposa, celebrata, di quando in quando, dai sacerdoti in marsina della religione

laica.

Ordinariamente consiste nello scoprimento d'una lapide o nell' inaugurazione d'un monumento.

Allora si vedono schierati: musiche, bandiere, impennacchiati carabinieri, autorità, folla.

A un tratto, cadendo una specie di gran lenzuolo da qualche cosa d'informe e di gigantesco che vi stava nascosto, appare, dominante in mezzo alla piazza, l'effige bronzea o marmorea, con cavallo o senza, dell' immoto eroe minerale.

Questi, superbamente scolpito da qualche genio appartenente al Senato, ha lo stretto dovere da quel momento, di restar fermo, giorno e notte, sul proprio piedistallo, non meno granitico della gloria di colui che sorregge, e di ricordare con la propria presenza, ai futuri passanti, che anch'egli, seppe recitare ai suoi tempi, la parte non troppo facile di << benefattore dell'umanità».

Intorno all' idolo, caduto il cencio, la folla applaude; le musiche suonano, le bandiere sventolano. Poi, « fattosi per incanto un religioso silenzio », un signore, a capo scoperto, vestito di nero, in mezzo ad altri signori quasi tutti calvi, incomincia, da un palco, il suo dire.

Egli, che è membro al tempo stesso dell' Università e del Parlamento, e possiede l'invidiabile segreto di animare i più astrusi concetti delle scienze speculative e sperimentali coi più smaglianti colori della poesia, dopo avere incominciato il suo discorso con una indovinatissima invocazione all' Italia ed a Roma, eredi dirette del pensiero latino, tesse l'elogio delle numerose virtù di quell'altro signore dalla faccia di bronzo che gli sta dinanzi, le mette in relazione con « le virtù autoctone de la stirpe », e ne trae

l'immancabile auspicio per una patria sempre più grande in mezzo all' incessante grandezza d'una rinnovata umanità.

Ma il punto che veramente trascina lo sterminato uditorio «< fino al più alto diapason dell'entusiasmo », è quando l'oratore, con mossa repentina ed alata, confrontando la vecchia religione di Cristo, con quella senza dogmi ed oramai universale del pensiero laico moderno, conclude che, dinanzi al genio dell'uomo, non vi son più nè sfingi, nè confini.

Un vero uragano d'applausi ricopre (come suo! dirsi) l'ultime parole dell'oratore.

I signori calvi che, mentre parlava, l' hanno ascoltato, disposti in semicerchio intorno a lui, facendo col capo, a quando a quando, manifesti segni d'approvazione, ora lo circondano, si congratulano; qualcuno lo abbraccia e lo bacia.

La folla freme, romba, ronza; le bandiere risventolano; le musiche risuonano ; le corone dei vari sodalizi, che sembrano camminare da sè, vanno a disporsi fra due ali di verniciati carabinieri, sulla base del monumento.

Poi tutta la piazza confusamente si sfolla.

Il colpo d'occhio è magnifico.

E l'oggetto dell'apoteosi, dall'alto del suo piedistallo, sembra che voglia parlare e non possa, essendo rimasto, per l'eccesso della commozione, letteralmente pietrificato.

2.

Nel pacifico paesino di Bagoghi era sorto, anni fa, per merito e onore del cav. Deifobo Luciferini un Circolo Anticlericale Giordano Bruno. Ma gli aderenti eran pochi e il da fare meno. Avevano, sì, insudiciata colla vernice rossa la facciata della Chiesa ed avevano attaccato alle cantonate un fiero manifesto per il XX Settembre. Ma non bastava: ci voleva, come disse il cav. Luciferini, un segno tangibile che il dominio dell'oscurantismo e dell' inquisizione era per sempre finito nel paese di Bagoghi. Cosa s' inventa ? dicevano, tutte le sere, i tredici membri del Circolo Giordano Bruno. Finalmente fu decisa l'apposizione di una lapide

commemorativa dell'eroico frate nolano sulla piazza del paese. L'iscrizione diceva:

Ai mani invendicati di colui

che dal rogo dalla Chiesa Romana acceso
i contesi veri lasciò nelle ceneri
perchè i non immemori nepoti
da quella scintilla s'ispirino a nuove lotte
il popolo di Bagoghi

per virtù di apostoli e sacrificio di eletti
redento dopo tanti secoli

dalle tenebre dell'anacronismo conculcatore
dedica e consacra

per trarre auspicio dal fatidico martire
alla prometeica libertà del vero.

La lapide fu incisa e solennemente inaugurata, e il celebre prof. Eliodoro Sofopanti, chiamato espressamente dalla vicina città, trascinò l'uditorio sui più alti fastigi dell'eloquenza. Quando il discorso fu finito si vide un giovanetto salire sopra una scala e appendere alla lapide una corona di papaveri scarlatti.

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È stata una bella cerimonia, disse il tabaccaio, concessionario delle cartoline illustrate.

-Dite piuttosto una magnifica vittoria, replicò il veterinario, segretario della Giordano Bruno.

Nossignori, gridò con voce tonante il cav. Deifobo Luciferini, è qualcosa di più di un trionfo : questa è un'apoteosi!

APOTI

Giuseppe Prezzolini ha proposto ultimamente la fondazione di una Lega degli Apoti cioè di quelli che non bevono dei furbi, di quelli che non si lasciano ubriacare nè dalle fedi antiche nè da quelle moderne. «< Regime secco», più secco che in America. Ma l'arguto direttore della succursale italiana del Foreign Press Service (Incorporated. New York) dimentica che non si tratta, in fatto di credenze, di essere astemi assoluti (che non è possibile neanche a volere) ma di sapere scegliere la propria bevanda. C'è chi

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