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duto ad una falsa fama, non pote non rivolgergli una parola di consolazione. « Ahimè, signore (gli disse, con voce triste ed affettuosa) son molto dispiacente che siate rimasto ingannato e che abbiate fatto inutilmente un lungo viaggio. Non era necessario, certo, venire da tanto lontano, per vedere il più miserabile e il più ignorante degli uomini ».

Queste parole operarono come una rivoluzione nell'anima dell' incredulo, che, già convertito e rapito d'ammirazione, esclamò: « Ecco l'uomo che cercavo!».

Questo pellegrino avrebbe dovuto dire: Ecco il Dio che cercavo! Poichè la risposta data dal Curato d'Ars alla sua delusione interiore, non gli presentava le qualità naturali che aveva desiderato di vedere, ma la presenza d'un dono superiore a quello che si aspettava.

Quell'uomo aveva portato con sè, fino ad Ars, un bisogno più profondo del suo desiderio. Il suo desiderio cercava l'uomo; il suo bisogno cercava Dio »..

Da queste pagine d' Helo, balza umile e grandissima, (grandissima, perchè umile) la santa figura del Beato Viannay.

Egli non è (per natura) un uomo superiore, una gran mente, un sapiente. Il suo linguaggio è quello rozzo dei campagnoli; spesso, parlando, commette errori di grammatica ignora i grandi padri e dottori della chiesa; non sa di filosofia o di teologia; a mala pena fu ammesso in seminario; ma si vuotò d'ogni miseria umana per farsi vaso dello Spirito Santo; e lo Spirito Santo lo riempi, parlò, operò, illuminò, per lui. Tutta la sua vita fu consacrata alla preghiera e alla parola; non andava ad evangelizzare di terra in terra; ma da tutto il mondo la gente accorreva a lui.

Dall'altare andava al confessionale; dal confessionale risaliva all'altare; dall'altare ascendeva sul pulpito. Pregava, ascoltava, rispondeva, risanava, predicava la parola di Cristo con l'ardore, l'amore e la potenza dei primi apostoli. Il suo corpo debole, malaticcio, mal nutrito, affaticato, era tenuto in vita miracolosamente perchè servisse di custodia diafana e trasparente oltre la quale l'anima s' irradiava sull'anima.

La sua testa (prodigiosa coincidenza) assomigliava a quella di Voltaire.

Forse l'Anticristo assomiglierà a Cristo. I due poli, il sì e il no, l'assoluta menzogna e l'assoluta verità, si toccano per farsi guerra e perchè l'uno dei due muoia.

Nel secolo XVIII vinse Voltaire; nel secolo XIX il Curato d'Ars.

È scritto che la tenebra s'alterni alla luce fino alla fine dei tempi. Poi vincerà la luce; e tutti i soldati della luce canteranno osanna, in eterno, dinanzi al trono di Dio.

Il padre Alfredo Monnin, missionario, dopo avere scritto la più bella vita del Beato Viannay raccolse le sue parole.

È un prezioso libretto tutto profondità, tutto altezza, tutto luce, tutto inondato d'una sapienza che non è umana, e dal quale togliamo queste pagine:

« Le prove per coloro che sono amati da Dio non son prove, ma grazia.... Non dobbiamo considerare la pena, bensì la ricompensa. Che sono venti, trent'anni, in confronto dell'eternità? Che abbiamo noi finalmente da soffrire ? Alcuni umiliazioni, alcuni urti, alcune parole pungenti: son cose che non uccidono ».

<< Molto noi siamo e non siamo nulla.... Nulla che sia più grande dell'uomo, nulla che sia più piccolo. Nulla di più grande se si guardi all'anima; nulla di più piccolo se al corpo. Ci pigliamo pensiero del corpo come se non avessimo da curare che questo; al contrario, non abbiamo che questo da disprezzare ».

<< Il segno della Croce è temuto dal demonio perchè per via della Croce noi gli sfuggiamo.... Dobbiamo fare il segno della Croce con rispetto grande. Si comincia dal capo la creazione, il Padre. Quindi il cuore: l'amore, la vita, la redenzione, il Figlio. Le spalle: la forza, lo Spirito Santo.... Tutto ci ricorda la Croce; noi stessi siamo fatti in forma di Croce »>,

«Se un dannato potesse per una sola volta dire: Mio Dio, t'amo! per lui non vi sarebbe più inferno. Ma ahimè! povera anima! essa ha perduto quel potere di amare che già ricevette, e di cui non ha saputo far uso. Il cuore le si è disseccato come un grappolo sotto lo strettoio. Non v'è più felicità in quell'anima, non v'è più pace; perchè non v' è più amore ».

«Se i poveri dannati avessero il tempo che noi sprechiamo! Oh il buon uso che ne farebbero! Se avessero soltanto mezz'ora, in mezz'ora si spopolerebbe l'inferno ».

<< Morendo, noi facciamo una restituzione: rendiamo alla terra ciò che ci ha dato.... Una pallottola di polvere grossa come una noce, ecco che cosa diverremo. E siamo tanto superbi!».

« Quando andiamo a confessarci bisogna intendere che cosa stiamo per fare. Può dirsi che andiamo a schiodare Nostro Signore ».

« Coloro che hanno l'anima pura sono come aquile e rondini che volano per l'aria.... Un cristiano che possiede la purità è sulla terra come un uccello legato a un filo. Povero uccellino! Non aspetta che il momento in cui quel filo sia tagliato, per volar via ».

« I buoni cristiani sono come quelli uccelli che hanno grandi ali e piccole zampe e che mai non posano a terra perchè non potrebbero più levarsi a volo e sarebbero presi. E però fanno il loro nido sulla vetta della rocca, sui tetti delle case, in luoghi alti. Così il cristiano: egli deve sempre stare sulle alture. Appena ricadiamo col pensiero verso la terra, siam presi ».

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Figuratevi una povera madre costretta a lasciar cadere la lama della ghigliottina sulla nuca del suo figliuolo: tale Iddio, quando condanna un peccatore >>.

<< Una volta andavo a visitare un ammalato: era di primavera; le boscaglie erano popolate d'uccelli che si tormentavano il capo a cantare. Io godevo nell'udirli, e dicevo a me stesso: Poveri uccellini, non sapete che cosa cantate! Ma se lo sapeste ! Voi cantate le lodi al Signore ! ».

« Più si prega e più si pregherebbe. A guisa del pesce che nuota prima a fior d'acqua, e poi s' immerge e va sempre più nel profondo.... L'anima s'immerge, s'inabissa, si perde nella dolcezza del conversare con Dio ».

« Il cuore dei malvagi è un formicaio di peccati. Somiglia un pezzo di carne putrida che i vermi si contendono ».

« Quando noi moriamo siamo spesso come lamine di ferro arrugginite che bisogna mettere nel fuoco ».

«< I poveri peccatori sono intorpiditi come serpenti nell'inverno »>.

Il libretto dal quale abbiamo scelto queste spirituali meraviglie s'intitola: «L'anima del Curato d'Ars ». E può stare accanto ai Quattro Evangeli.

ARS LONGA, VITA BREVIS

Un boia, amante della lettura e ottima pasta d'uomo anche nell'esercizio del suo officio, aveva studiato tutta la vita i perfezionamenti della' ghigliottina. Stava per scoprire il segreto del taglio automatico trasversale quando s'ammalò gravemente e poco prima di morire fu udito esclamare: Purtroppo è vero anche per me il vecchio adagio : Ars longa, vita brevis.

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ARTE BIANCA

In parole povere, fornai. Ma per non urtare la suscettibilità di quella benemerita classe che si pulisce i piedi con ciò ch' è destinato alla bocca, non si dice più.

Fornaio a chi sta al forno! Quale mancanza di rispetto! È vero che chi fa il pane 'non lo può fare senza il forno e perciò in tempi barbari fu chiamato fornaio;

ma è anche vero che chi fa il pane s' infarina; e allora (pensarono i pensatori del pensiero rosso) noi lo chiameremo più nobilmente «proletario organizzato dell'Arte Bianca ».

ARTE PER L'ARTE

Formula idiota, come sarebbero quelle della vita per la vita, del chiasso per il chiasso, del camminare per il camminare. Se l'arte è per la vita, o per la morale, o per la fede — che c'è da ridire ? L'importante è che sia davvero arte, anche se serve a qualcosa di più grande dell'arte e anzi, per servire veramente, dev'essere veramente arte. Sicchè la probità dell'artista e la sua dignità in quanto artista son salve ma in più c'è il giovamento che coll'arte, e spesso soltanto coll'arte, si può raggiungere. I doni che fanno l'artista son doni, come tutti gli altri, d' Iddio e dovrà vergognarsi di metterli al servizio di Colui che li assegnò ?

vero

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ARTICOLO

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Non parleremo di quello grammaticale che non c'interessa affatto; ma bensì di quello commerciale che è l'unico veramente importante.

<< Battere l'articolo », « saper battere l'articolo » significa, nel gergo dei commessi viaggiatori, ingannare il cliente e dare incremento alla « casa» che si rappresenta.

Tuttavia, l'articolo non « si batte» soltanto trasportandolo in valigia (come gli orologi, gli estratti e i preservativi) di città in città. Ma si batte ugualmente bene (sebbene in altro modo) restando seduti al proprio tavolino, col calamaio e con la penna.

Questo genere a parte di battitori battono in breccia, con l'articolo, l'onestà, la grandezza, la generosità, l'amore e spesso anche la grammatica.

E quindi (fatte le necessarie eccezioni) essi potrebbero esser definiti benissimo i commessi viaggiatori, non viaggianti, d'ogni colera morale.

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