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e da una sbornia molesta che non dà requie nè a loro nè agli altri.

Anche i giovani cattolici hanno contratto la stessa malattia. Anch'essi farneticano d'avanguardismo, di squadrismo, di scoutismo, ecc. Ma son più buffi, più meschini, più tardigradi.

Scimmiottano male, arrivano in coda, sciupano, compromettono ed avviliscono il cattolicismo.

Era un pezzo che volevo dir loro queste cose.

La smettano; interrompano insomma la rappresentazione, rientrino tra le quinte e si rivestano da cristiani. Brucino i loro «gagliardetti », si spoglino delle loro «dvise », si stacchino i loro « distintivi », spezzino i loro «<bastoni » o «<manganelli », se ne hanno.

Cessino di far concorrenza, con gli stessi mezzi, ai þro multicolori colleghi.

Ripudino ogni forma di modernità, di vanità, di portismo, d'esibizionismo.

Non facciano dichiarazioni non richieste (e del resto non apprezzate e spesso mal ricompensate) di modɗnità, di democrazia, d' umanitarismo, ecc.

Si comportino apostolicamente da cristiani. Questo è tutto. Non s'occupino di politica, ma della redazione delle anime dalla schiavitù del peccato.

Non vadano, come tutti gli stolti del nostro tempo, in cerca d'un programma. Il loro programma fu nito di scrivere venti secoli addietro, col sangue del Salvaore che gocciolò dalla Croce.

Se vogliono un distintivo riadottino il distinti di Cristo, quello di tutti i santi e di tutti i martiri: a Croce. Non s'iscrivano in un partito, ma agiscan, dentro la Chiesa, contro le parti..

E se vogliono essere all'avanguardia dei Catolici della loro nazione, lo siano; ma non spoliticando, Ensì evangelizzando cioè ripetendo e vivendo la Parol di Cristo e per essa all'occorrenza (intrepidi soldati inemi) facendosi ammazzare.

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AVANTI!

Organo dei socialisti italiani, e parola magica per tutti. Ogni antigambero moderno vuole andare avanti a ogni costo non importa con qual mezzo, in quale direzione per qual motivo.

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Avanti, perchè avanti ad ogni avanti c'è un altro avanti; e nessuno di questi avanzanti cretini (che vien fatto avanzare, a sua insaputa, verso la putredine e l'inferno) non sospetta neppure che tutte le « avanzate » sono inutili perchè durante ogni avanzata si vedono e si fanno in sostanza le stesse mascalzonate e le stesse sciocchezze.

La profonda, irrimediabile imbecillità dei contemporanei che non possono (dicono) credere in Dio, consiste dunque, nel credere che, andando sempre più avanti e con sempre maggior velocità, si possa un bel giorno agguantare un frammento di coda dell' impossibile.

Invece, prima trovano la pazzia e poi la morte.

Ma non importa; essi, i preagonici cretini, continuano, vestiti in maschera, a scavalcare i morti e a correr dietro all' inesistente senza accorgersi d'essere aggiogati alla pesante macina della loro sciocca superbia e di rifar sempre, in tondo, come l'asino, a cui somigliano, anche se truccati à da sciacalli, la stessa via.

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AVARIZIA

I preti, osservava maliziosamente il commendator Quattrostomachi, hanno messo l'avarizia tra i peccati capitali e la ricoprono di tutti i vituperii. Secondo me hanno torto. Prima di tutto gl' invidiosi accusano d'avarizia quelli che seguono semplicemente i dettami della saggia economia e del giusto risparmio. Eppoi per poter dare molto bisogna aver molto e chi non possiede per eredità e deve ammucchiare non può diventar ricco che a forza di ladronerie e d'avarizia e tutti mi accorderanno ch'è meglio esser avaro che ladro. E infine gli avari, oggi, sono gli unici asceti che io conosca perchè si privano di tutto, resistono a tutte le tentazioni, e vivono peggio dei Padri del Deserto pur di non toccare il loro tesoro. Se le privazioni fanno guadagnare il paradiso c'è il caso che Dio tenga conto

anche di quelle degli avari. Eppoi volete sapere chi è che predica contro l'avarizia? Sono i poveri, i pezzenti, i nullatenenti, e si capisce bene il perchè. Cristo dice di dar via i propri beni e di non pensare al domani. Ma lui era Dio e io sono un uomo: i beni me li son guadagnati colle mie onorate fatiche di appaltatore di lavori pubblici e non voglio regalarli al primo scalzacane che capita e se domani non ho da mettere il lesso al fuoco non posso mica pagare il macellaro coll' Evangelo!

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Ma se lei patisce un po' di qua, rispose timidamente uno de' commensali, starà meglio di là.

Può esser benissimo, rispose il commendatore, ma il medico mi ha detto che per il mio organismo ci vuole un po' di carne tutti i giorni. Il Paradiso è una bella cosa ma la salute, capirà bene, preme a tutti!

AVE, IMPERATOR, MORITURI TE SALUTANT Anche a' nostri tempi i gladiatori non sempre obbligati si sbuzzano in quell'anfiteatro che si chiama, come i giornali sanno, «arena politica ». Ma non hanno più il conforto di salutare, nell'agonia, un imperatore splendente d'oro, di porpora e di gloria nell'altezza di una tribuna. Non ci sono più imperatori, e neanche re; i monarchi son quasi tutti fuggiti o abdicandi; e quelli che restano non assistono ai tornei parlamentari. I poveri gladiatori in falde debbono morire sotto gli occhi smorti dei cronisti freddolosi, dei capisezione intirizziti o di un usciere col veggio, e l'ultimo bagliore che appare ai moribondi è tutt'al più il fiammifero di un portiere che accende la sigaretta.

AVE MARIA

La più dolce, profonda e celestiale preghiera della Chiesa.

Se nel mondo ci fossero ancora dei veri cristiani, non potrebbero pronunciarne le parole senza cadere in estasi. Il suo contenuto, diviso in tre parti, è sublime.

Nella prima compare l'Angelo, s'inchina; poi, quasi con tocchi d'arpa, annunzia alla Vergine sine labe la volontà dell' Eterno.

Nella seconda, la madre del Precursore, ospitando l' Eletta fra le donne, ne benedice il grembo immacolato, che custodisce il mistero dell' Incarnazione divina.

Nella terza, tutta la Chiesa militante, volgendosi alla Regina degli Angeli, ne invoca l'intercessione, presso il Figlio, che le sta a fianco, nella Gloria Eterna.

L'intero poema divino ed umano del Cristianesimo è qui. Ma forse, mentre il mondo agonizza, nessuno s'affaccia adorando su questo abisso d'amore.

AVENTINO

-Mi ritiro sull'Aventino, disse un giorno il rag. Consuntivi, rinchiudendosi nel solaio, dove lo raggiunsero le ultime invettive e scarpate della moglie, inferocita dall’avarizia maritale.

AVIAZIONE

Inutile ritesserne le lodi.

Si veda su questo argomento l'entusiastiche pagine, squisitamente avanguardistiche, di Domenico Giuliotti, ne «L' Ora di Barabba », libro in cui si celebrano liricamente le più strepitose invenzioni del genio moderno e in cui si esalta soprattutto l'uomo volante del XX secolo, per esser riuscito, dopo tanto, a mangiare la pappa in capo al suo presunto creatore.

AVVENIRE

Dal libro della Sapienza Borghese:

« A chi conosce il vivere del mondo, è riservato immancabilmente un lusinghiero avvenire ».

«Non bisogna star sull'albero a cantare come la cicala, ma tener presente la formica, la quale pensa per tempo all'avvenire ».

« Sebbene i tempi sian critici, dobbiamo preparare al l'Italia un avvenire che sia degno dei suoi radiosi destini ». «Noi troppo odiammo e sofferimmo, amate: il mondo è bello e santo è l'avvenir ! ».

Ma ecco l'opinione totalmente opposta, d'un povero folle :

«Non vogliate mettervi in pensiero per ciò che sarà domani; basta a ciascun giorno il suo affanno ».

AVVENIRISTA

S'è avuta la musica avveniristica (quella di Wagner) che ora puzza di stantio e mostra le travi mezze marcie dove sembrava che ci fossero belle colonne di pietra — s'è visto anche la poesia avvenirista, che oggi fa l'effetto di balbettamenti di Polinesiani o di Bantu. Se gli avveniristi pensassero che ogni avvenire è destinato a diventar passato si attaccherebbero alla semplice verità del genio la quale è al di fuori delle alternative dei tempi, e non è del passato e neanche dell'avvenire perchè appartiene all'eterno.

AVVENTORE

- Ma perchè avete ridotto il vostro caffè una bolgia infernale? (diceva un giorno il parroco di Bagoghi a un caffettiere del luogo). Ogni volta che passo di qui sento litigi, parole oscene e bestemmie orribili. Specialmente la domenica, giorno consacrato al Signore, questo locale sembra far concorrenza al turpiloquio infame di tutti i diavoli.

Eppure siete cristiano; la vostra famiglia viene in Chiesa; voi pure v'accostate qualche volta ai Sacramenti.

Io non capisco dunque come non v'accorgete di compiere con la vostra inesplicabile tolleranza un peccato gravissimo del quale dovrete render conto innanzi a Dio.

«<- Io la lascio dire (rispose il caffettiere).

E gli avventori, quando mi fossi perso, col far troppo lo schizzinoso, quelli che sparlano e bestemmiano, me li riporta lei?

Chi sta a bottega, per sua regola (se non ha fatto un patrimonio da potersi pigliare il lusso di chiuder l'esercizio) bisogna che non abbia nè bocca nè orecchi.

L'avventore paga e vuol fare il suo comodo.

E poi, sarebbe bella che Dio mi mettesse in conto le bestemmie degli altri!

Quando bestemmio io, segni pure; ma quando bestemmian loro, io crederò che Domineddio (se vede e sente davvero ogni cosa) non scambi bocca.

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