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BARBIERE DI SIVIGLIA

La commedia di Beaumarchais, con tutta la sua allegria, fu il primo rintocco della rivoluzione francese: il nobile perse l'ultimo privilegio: il rispetto. Cercarono di proibire il Matrimonio di Figaro, sèguito del Barbiere, ma i primi a batter le mani furono, si capisce, i nobili stessi. E così avvenne che il rasoio di Figaro diventò, dopo pochi anni, la ghigliottina di Robespierre.

BARBUSSE ENRICO (1874)

come roman

Degno continuatore del fetido Zola ziere verista e come umanitario pacifista. Non vi lasciate intimorire da' titoli danteschi: L'Enfer è la storia di uno che dal buco d'una camera mobiliata assiste alle sudicie miserie de' successivi occupanti della camera accanto; nel Feu c'è assai più mota e ciarla che fuoco vista Clarté organo degli intellettuali bolscevizzanti contribuisce quanto può, col fumo de' suoi lucignoli, ad accrescere il presente tenebrore europeo.

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BARCA

e la sua ri

Una, mentre tutte l'altre si sfasciano o affondano, galleggia da venti secoli e galleggerà fino alla fine del mondo.

Il mare è l'umanità che rinnova continuamente i suoi flutti; ma essa, faccia tempesta o bonaccia, tutti li sorpassa, sicura; e, sempre, lo stesso Pescatore che vi sta sopra, getta e ritira le reti.

Questo sopravvivere ad ogni morte, questo uscir salva da ogni procella, esaspera talmente i naufraghi che molti preferiscono d'annegare piuttosto che aggrapparsi alle sue sponde.

Tuttavia, essa, l'insommergibile, è sempre a portata di mano. Quelli che ci saltan dentro non la fanno più pesa nè più lenta.

Le anime non pesano; e il suo legno, bagnato dal sangue di Cristo, non imputridisce nè intarla.

Invece coloro che vorrebbero affondarla affondano.

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E quando gli ultimi viventi la vedranno finalmente sparire, tutto sparirà con essa.

Tranne il Giudice Eterno, al cui sguardo tremendo nessuno si sottrarrà.

BARDO

Ci sono parecchie qualità di bardi: per restare in famiglia ricordiamo il Bardo della Selva Nera del Berchet; il bardo della democrazia » che fu un certo Cavallotti Felice, e infine il «bardo della quarta Italia » che, nato sul mare, signoreggiò Fiume e ora abita presso a un lago. Si chiama «bardo, per intendersi, un poeta talmente occupato a servire i contemporanei che i posteri non hanno nessuna ragione di ricordarsi di lui.

BARETTI GIUSEPPE (1716-1789)

Questo miope piemontese scrisse in toscano, in francese e in inglese ed è celebre soprattutto per aver difeso Shakespeare contro Voltaire (perchè nel secolo dei lumi era necessario difendere l'aquila contro la cutrettola) e per aver brandito sull'arcade Italia la sua Frusta. Ottima l' intenzione ma il B., per quanto facesse, era un critico e spesso la sua frusta si alzò sopra scrittori che il tempo ha salvato e risparmiò altri che nessuno rammenta. Ma tutto sommato fece del bene basterebbe il fatto di aver rivelato, si può dire, il Cellini scrittore e questo allobrogo del settecento merita la gratitudine di tutti i frustatori che gli son succeduti: ogni metà di secolo ce ne vorrebbe un paio, e non basterebbero.

BARGELLO

Era il capitano dei birri. Persona già rispettabilissima, utile, provvidenziale, fu travolta anch'essa, come tutte le cose savie, dalla follia del secolo XIX.

Il suo nobile ufficio consisteva sopratutto nel fare acciuffare quei funesti imbecilli dei nostri bisnonni (celebrati dall'avvocato di Pescia, loro degno poeta) nelle cui zucche vuote ronzava la pecchia ubriaca della libertà.

Povero onesto Bargello! Coadiuvato dai suoi fedeli

subalterni, egli faceva del suo meglio per salvare il principe e il popolo dal colèra liberale.

Ma il principe, temendo di spender troppo nella corda che avrebbe dovuto servire ad impiccare i signori demagoghi di quel tempo, incominciò, mal consigliato, ingannato o esageratamente impaurito, ad applicare sull' incipiente bubbone rivoluzionario, che bisognava tagliare, i fetidi e mollicci impiastri delle riforme.

Allora il povero Bargello, invece di legare, si sentì legato. Poi, rapidamente, tutto rovinò.

Debolezza di principi, malignità di tempi!

Nondimeno il sovrano ideale dell' Omo Salvatico è ancora Leopoldo Secondo di Toscana, detto Canapone, che riposa in pace nella Chiesa dei SS. Apostoli, a Roma, la quale, nonostante tutto, è ancora, spiritualmente, di Sua Santità.

BARLETTA

Deve la sua fama a due cose: al suo vino altamente alcoolico e alla celebre Disfida, immortalata dal non men celebre romanzo di Massimo D'Azeglio. Ma l'Omo Salvatico, che non gusta i vini grossi e non beve i romanzi storici, s' inchina e gira largo.

BARLUME

Al rag. Consuntivi caddero sott'occhio per caso, leggendo un giornale, le parole del Vangelo: «Quello che darete vi sarà reso cento doppi nel cielo ».

Eh, eh mormorò tra i baffi, sorridendo

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eppure

c'è un barlume di verità anche nelle tenebre del Cristianesimo!

BARNA

Pittore senese, trecentesco. Fu, secondo il Vasari, fecondissimo. Disgraziatamente molte sue opere son perdute. Restano però gli affreschi che occupano tutta la parete destra della Collegiata di San Gimignano, bastevoli a rivelare la sua fortissima personalità.

In essi (grandioso ciclo) è rappresentata la vita di Cristo, dalla nascita alla morte.

Mentre stava lavorando alla scena della Crocifissione, cadde dall'alto d'un ponte e due giorni dopo morì.

Forse non aveva neppure quarant'anni.

Chi va a San Gimignano, non s'attardi sul Ghirlandaio nè su Benozzo Gozzoli, benchè al solito, quattrocentescamente, squisiti. Questi possono ammirarsi anche altrove; ma il Barna non è che lì.

Ed è un artista, si può dire, che ancora non è stato scoperto.

BARNABA (S.)

Questo primo compagno di San Paolo vien nominato per la prima volta negli Atti così: « Or non c'era alcun bisognoso tra essi: mentre quanti possedevano terreno o case, li vendevano e portavano il prezzo di ciò che avevano venduto, e lo deponevano a' piedi degli apostoli; e si distribuiva a ciascuno, secondo che n'avesse bisogno. Così Giuseppe, dagli Apostoli soprannominato Barnaba, - che vuol dire figlio di consolazione - levita, cipriotto d'origine, avendo un podere, lo vendette e portò il prezzo e lo depose a' piedi degli apostoli » (Atti, IV, 34-37).

Il prezzo del podere gli fu rifuso sotto forma di martirio e quando fu aperta la sua tomba gli trovarono sul petto il Vangelo di San Matteo copiato dalle sue mani: quietanza del vecchio dono fatto ai tratelli.

BARNUM (1810-1891)

Americano, s'intende. Raccoglitore ed esibitore di mostri che sfruttava a forza di richiami, di stamburamenti, di parate e di avvisi strabilianti. Mise insieme milioni speculando sulla imbecille curiosità dei suggestionati e sulle dolorose deformità dei disgraziati. Rappresenta meravigliosamente l'ottocento, colla sua trinità: Mostruosità, Reclame, Affare. Fu il Napoleone delle baracche da fiera e il Machiavelli della conquista del pubblico. Quando un altro Carlyle scriverà una seconda serie degli Eroi vi sarà un capitolo su Barnum intitolato: L' Eroe come accalappiatore.

Oggi Barnum è sorpassato, e il più scalcinato politicante (che pure non ha altri mostri da far vedere fuor di sè stesso) è un barnumista che ha superato il defunto maestro.

BAROCCO

È lo slabbramento e lo sfasciume del Cinquecento, sostenuto dalla Chiesa con braccia gigantesche, ma che poi precipiterà nella più vorticosa anarchia e pazzia.

L' Omo Salvatico, se fosse soltanto artista, troverebbe Cristo unicamente nelle cattedrali gotiche.

BAROMETRO (POLITICO)

Le sue variazioni non sono determinate che da una maggiore o minor pressione di composita lordura.

BARONE

Avevo sempre creduto che fosse un titolo nobiliare, frequente anche tra gli ebrei ricchi. Ma leggendo i Promessi Sposi mi sono accorto che Don Abbondio, tornando a casa dopo il passaggio dei soldati, e trovandola guasta e concia com'è lì descritto, esclama in atto di rabbia: Ah Baroni! Come oggi si direbbe: Farabutti! Maiali! Scherzi della « fortuna delle parole », direbbe Giuseppe Manno, barone anche lui.

BARONIO CESARE (1538-1607)

Venerabile. Uno de' giganti della scienza cattolica. Ecco il giudizio che ne dà il non cattolico Giovanni Gentile: « Il Baronio fu il primo a sbrogliare l'intricata matassa della storia ecclesiastica con grande lavoro critico. E non vuol dir nulla ch'egli abbia avuto bisogno di un correttore: basta a scusarlo il gran disegno ch'egli ha avuto l'animo di meditare ed eseguire. Egli è il maestro e in un certo senso l'inventore della storia ecclesiastica ». (Studi sul Rinascimento, pag. 264).

BARREAUX (JACQUES DES) (1599-1673) Robert Vallery-Radot così ce lo presenta nella sua Anthologie de la Poésie Catholique :

« Jacques, seigneur des Barreaux, fut un des plus fa

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