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E Filemone e Bauci e Mercurio e e Giove, nello stesso battibaleno, da quel cucuzzolo di monte, si ritrovarono gli uni laggiù nella casina, gli altri lassù, lassù, lassù, vattel' a pesca dove, nell'Olimpo.

Dopo una diecina d'anni, una bella sera di Maggio, Bauci e Filemone, (sempre più vecchini dell'aceto) stavano a pigliare il fresco fuori dell'uscio; quand'ecco (certe cose a que' tempi erano all'ordine del giorno) la donna diventa una quercia e l'omo un tiglio; e i rami e le fronde delle piante s' intrecciano innamoratamente fra loro e gli uccelli, cantando, tutte le primavere ci volan sopra e ci fanno il nido.

Una lettrice dall' unghie rosse : « « Ahuff! » (Suona il campanello). All' «< istitutrice svizzera » che appare: «Donnezmoi, s'il vous plait, le roman que j'ai oublié dans chambre ».

BAUDELAIRE CARLO (1821-1867)

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Gli scrivanelli tardioli che scorrazzano su per le gazzette son rimasti ancora all'idea di Baudelaire satanista e satanico; infernale giardiniere dei Fiori del male. Dedichiamo a codesti moscardini della fiera ignoranza i seguenti pensieri del martire Baudelaire :

«L'invocation à Dieu, ou spiritualité, est un désir de monter en grade; celle de Satan, ou animalité, est une joie de descendre » (Oeuvres Posthumes, 106).

« Il n'existe que trois êtres respectables; le prêtre, le guerrier, le poète. Savoir, tuer, créer » (O. P. 107).

<< Les abolisseurs d'âmes (matérialistes) sont nécessairement des abolisseurs d'enter; ils y sont, à coup sûr, intéressés» (O. P. 108).

« Avant tout être un grand homme et un saint pour soi même » (0. P. 114).

« Il n'y a d'intéressant sur la terre que les religions (O. P. 118).

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« Théorie de la vraie civilisation. Elle n'est pas dans le gaz, ni dans la vapeur, ni dans les tables tournantes. Elle est dans la diminution des traces du péché originel >> (0. P. 118).

<< Faire son devoir tous les jours et se fier à Dieu, pour le lendemain » (O. P. 132).

« L'homme qui fait sa prière, le soir, est un capitaine qui pose des sentinelles. Il peut dormir » (O. P. 134).

«Toutes les hérésies (croyance au progrès, etc.) ne sont après tout que la grande hérésie moderne de la doctrine artificielle substituée à la doctrine naturelle: je veux dire : la suppression de l'idée du péché originel» (Corresp. 21 janvier 1856).

Anatole France scriveva, esaminando la sua poesia: « La morale de Baudelaire ne diffère guère de celle des théologiens ». Badando alla lettera il France esagera a malizia, ma nel fondo ha ragione. E si capisce che il grande Veuillot, nell' Univers del 2 settembre 1867, all'annunzio della morte, potesse scrivere così: « M. Charles Baudelaire, auteur d'un volume de poésies qui a fait un bruit regrettable, est mort hier, après une maladie de plusieurs années. Il avait demandé et il a reçu les sacrements. Il avait du talent et ses pensées du fond de l'âme valaient mieux que celles qu'il a montrées.... Dieu a eu pitié de son âme qu'il opprimait lui même et la fir de Baudelaire console ceux qui, le connaissent mieux qu'il ne voulait se connaître, le plaignaient, le condamnaient et ne cessaient pas de l'aimer ». E Veuillot non conosceva i pensieri che si leggon sopra, pubblicati molti anni dopo la morte.

BAULE

Oggetto d' indiscutibile necessità; ma sornione, chiuso, immobile, che non dice nè vede nulla e che non si sa mai che cos'abbia in corpo.

Perciò, nella lingua del Borghese, «viaggiare come un baule » significa :

Non importunare i compagni di viaggio;

non mettersi a raccontare per un'ora di seguito le disgrazie del proprio gatto;

non cercar di sapere da chi ci sta accanto o di faccia, da dove viene, dove va, che fa ;

non far le viste d'occupar tre posti mentre nello scompartimento c'è della gente in piedi ;

non andare a visitare le principali meraviglie della città d'arrivo, come, per esempio, i postriboli, il mercato pubblico o i pubblici mattatoi;

non cadere in estasi davanti ai negozi scintillanti delle vie centrali ;

non mangiar le « vongole » a Napoli, il «cacciucco >> a Livorno o il « panettone » a Milano;

dimenticarsi (essendo a Roma) di salire sulla Cupola di San Pietro e di scrivere nella parete interna della palla il proprio nome e cognome;

non rubare il portafoglio o segar la gola, in treno, al compagno sconosciuto che dorme e, soprattutto, non far viaggiar nel baule, «come un baule », la propria moglie, accuratamente tagliata a pezzi, il giorno prima della par

tenza.

BAUMANN EMILE (1868)

L'esser professore universitario non gl' impedisce (miracolo!) d'essere uno scrittore.

Nato a Lione il 24 settembre del 1868, incominciò a rivelarsi in età già matura.

L'Immolé (il suo primo romanzo) è del 1906; dopo vengono in luce, in un settennio, La Fosse aux lions e Le Baptême de Pauline Ardel.

Poi, scoppiata la guerra e per tutta la sua durata, ad eccezione di qualche articolo furibondo contro i tedeschi, silenzio.

A guerra finita, altri quattro libri: Le fer sur l'enclume, La paix du septième jour, l'Abbé Chevoleau e ultimamente Job le Predestiné. E se a questi sette volumi s'aggiungono Les grandes formes de la musique (critica) e Trois villes Saintes, che furono scritti prima de L'Immolé, l'elenco delle sue opere è completo.

Scrittore di pensiero, occhio vigile, acuto ed aperto sull'onde torbide e tempestose delle passioni; mente, cuore ed anima illuminati dal lume inestinguibile della fede, col quale, sanza paura, sentendoci sempre in Dio, si può di

scendere in ogni abisso; certo della verità rivelata che gli rivela a sua volta la ragione di ciò che, per i non credenti, è inesplicabile; egli, dopo averci fatti passare attraverso al dolore, all'errore e all'orrore della tragedia, ci innalza fino alla sfolgorante luce di Cristo e con essa ci fa vedere il perchè divino della tragedia e la continua necessità dell' immolazione per controbilanciare la colpa e disarmare il braccio di Dio.

In tutti i suoi romanzi qualcuno, immolandosi per le colpe altrui, col proprio sacrificio fa ritornar la pace dov'era la guerra, la luce dov'era la tenebra. Il sacrificio accettato o cercato con gioia, per la salvezza dell'anime è la legge centrale ed invariabile del cristianesimo; ecco perchè intorno a questo unico pernio Emile Baumann fa muovere i molteplici personaggi delle sue tragedie.

Ma questa concezione profonda, maschia ed austera della religione e dell'arte, non è fatta per conciliargli le simpatie universali.

I cristianucci moderni vogliono un cristianesimo facile, che si adatti al secolo, che non pretenda eroismi; il cristianesimo insomma della porta larga, per la quale si possa passare in carrozza.

Invece il cristianesimo di Baumann è quello della porta stretta, della cruna dell'ago; quello che non ignora che non si può ascendere fino all'amore che per la scala del dolore.

Qualità, dunque, poco raccomandabili.

E, infatti, questo magnifico scrittore, non popolare in Francia, era conosciuto appena da quattro gatti in Italia prima che il premio Balzac facesse conoscere il suo nome perfino ai lettori dei quotidiani.

BAUR (FERDINANDO CRISTIANO) (1782-1860)

Vecchio amminicolone tedesco il quale, impestato dalla filosofia di Hegel, come tanti della sua generazione, volle buttare all'aria la storia del Cristianesimo primitivo e fondò quel famoso covo di contavirgole, di spaccapeli e di affettanuvoli che si chiamò la Scuola di Tubinga.

Per codesto Baur la tesi fu Pietro, giudaizzante, e l'an

titesi Paolo, universalista nemici in vita furono riconciliati nella sintesi rappresentata da un Protovangelo perduto che servì di base ai tardivi sinottici. Negò l'autenticità di moltissime epistole di San Paolo ma gli stessi ipercritici venuti dopo gli hanno dato torto su quasi tutto. Ciò non toglie che anche oggi i tuttesalle dell'anticristianesimo parlino di Baur come d'un San Giorgio vittorioso del dragone dell'ortodossia.

BAVA

Del bambino in fasce,
del vecchio nonagenario,
del rospo impalato,
del cane arrabbiato,
del prete spretato,
del letterato abortito,

del demagogo in bigoncia,

del giornalista ricattatore.

Tutta una luminosa gradazione ascendente.

BAVAGLIO

<< Invano si mette il bavaglio all' IDEA ».

Pensiero del sig. Colafulmini Naborre, redattore capo del Corriere di Lonza.

BAYLE PIETRO (1647-1706)

Uno dei Patriarchi del Libero Pensiero. Il suo Dictionnaire critique, che preparò l'Enciclopedia, fu la Bibbia dei libertins del Settecento europeo. Il Dizionario dell' Omo Salvatico vorrebbe essere, per il Novecento, il contravveleno di tutti i Bayle che hanno falsificato la storia e vomitata la verità.

BAYREUTH

Famigerata mecca dei wagneromani di prima la guerra famosa perchè la munificenza di un re pazzo edificò un teatro (detto anche tempio) alla gloria di un operista grande egualmente come musico e come ciarlatano. Santuario che diventò presto, come si meritava, un centro del

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