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Qui è chez soi.

La presentazione di un elaborato bilancio lo fa ingrassare; il fiero calcolo dei logaritmi, appassionatamente abbracciato con la seducente « partita doppia », lo manda in estasi; la procedura fallimentare, dalla deposizione del bilancio alla stipulazione del concordato, gli mette addosso l'ebrezza epica d'un paladino di Carlo Magno.

Tutto il suo mondo intellettuale, formicolante di cifre, sale e discende per l'eterne colonne (separate da due righi rossi) del Dare e dell' Avere, che costituiscono (com'egli dice con giusta enfasi) « le sole colonne incrollabili sulle quali s'appoggia P Umanità ».

Se qualcuno, per caso, gli domandasse quali sono le sue opinioni, egli risponderebbe: «Opinioni? Mi meraviglio. Io non mi baso che sulle cifre ; e l'aritmetica, scienza fatta di cifre, non è, come si sa, un'opinione ».

6.

AVV. PAPPAGORGIA

Alto, grosso, fornito di doppio mento.
Nativo di Bagoghi, risiede a Lonza.

Sull adipe rotondeggiante ostenta una doppia catena d'oro con appese tre medagliette parlamentari e un corno di corallo

contro la iettatura.

D'estate, abolita la sottoveste, indossa una giacca d'alpagas leggerissima che il vento, rigirandovi dentro, gl' impallona sulla schiena; d' inverno, si vede procedere, lungo il marciapiede, maestosamente impellicciato.

Quand esce dallo studio, con la busta di prammatica sotto braccio, manda i piedi in fuori, la testa indietro e la pancia

in avanti.

E deputato da tre legislature; ha militato per vent'anni nel campo democratico e non nasconde d'aver nutrito, in altri

tempi, qualche platonica simpatia per una eventuale repubblica di schietto tipo sociale.

Attualmente però, non esita un istante a riconoscere le grandi benemerenze del fascismo; ma, essendo stanco della politica, s'è dedicato all'esclusivo patrocinio degli interessi dei propri clienti, non senza passare, con ammirabile prontezza, dal civile al penale e viceversa, sebbene soprattutto nel penale non abbia competitori.

In gioventù manifestò per la letteratura attitudini non meno spiccate che per il Codice.

Ma le circostanze lo distolsero fatalmente dal cammino fiorito delle Muse.

Tuttavia non è spento a Lonza il ricordo di due suoi volumetti di versi: «Ciclamini » e « Tristia », stampati presso i Sordomuti, a spese dell'autore, nè d'una conferenza dantesca, tenuta all'Accademia dei Ruminanti, su Le sentenze di Minosse, in relazione coi nuovi postulati della Medicina legale.

7.

TEOFILO PANCIADORO

Negoziante di pannine.

Cattolico osservante e fratello della Misericordia.

Tiene accesa, in bottega, tutto il giorno, una lampadina elettrica da mezza candela davanti a una immagine della Vergine e, stando a banco, da un anno all'altro, in persona, nessuno può superarlo nell'arrangiarsi col metro.

Buon cittadino; nemico, come il prof. Mediani, di tutte l'esagerazioni e, soprattutto, di quelle religiose.

Una delle sue frasi è questa: «Cristiani sì, ma senza la pretesa d'esser santi ».

Nel tempo della guerra si vide continuamente, fuori del suo negozio, una «bandiera al vento ».

una eventuale repub

tante a riconoscere le essendo stanco della ocinio degli interessi con ammirabile pron ebbene soprattutto nel ratura attitudini non

almente dal cammino

ricordo di due suoi Estia », stampati presso 'una conferenza dananti, su Le sentenze stulati della Medicina

Poi, non appena sentì avvicinarsi i primi grugniti del bolscevismo, precipitosamente la rimpiattò; e un giorno (pensando con terrore ad un possibile saccheggio) arrivò perfino a dire all'on. Bombardino, deputato comunista, che Cristo, in fin dei conti, era stato un bolscevico anche lui.

Finalmente, ma (si noti) non prima della Marcia su Roma, un bel giorno, fu visto il nostro Teofilo ascoltare la Messa in camicia nera.

I suoi affari, la sua politica e la sua religione vanno fraternamente d'accordo. E perciò il buon Panciadoro, non amareggiato da un dispiacere al mondo, ha la certezza di meritarsi, dopo questo, anche il Paradiso di là.

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8.

CAV. PARIDE COLOSSI

Piccolissimo, più largo che lungo; quand'è a sedere, le sue gambine non toccan terra.

Biondastro, lentigginoso, faccia rotonda, vocina d'eunuco; ha lenti cerchiate d'oro, baffi a punta di lesina e pizzo a punta di lapis.

E Capo-Sezione, da vent'anni, al Ministero di Grazia e

Giustizia.

Data la perfetta regolarità con la quale ha fatto evadere, senza interruzione, le difficili e numerose pratiche del proprio Ufficio, egli «si formalizza altamente» come non si parli ancora di promozione. Eppure sua moglie l'aveva assicurato che il comm. Pallarossa, amico intimo del Sottosegretario di S. E.

....

«< Strano!... Tanto più che il Commendatore è influentissimo nell'alte sfere e a Lola (compito com' è) non ha mai rifiutato una gentilezza.

Ben, be! (conclude mentalmente il cav. Colossi) qui bisogna che Lola non si stanchi, se no ne va del mio onore ! ».

39

PROF. ELIODORO SOFOPANTI

Specialista in conferenze d'ogni genere; uno strepitoso fonografo semovente.

Erudisce l'operaio nelle Università Popolari, contribuisce ad onorare qualunque illustre commemorato nelle apoteosi solenni; parla dai terrazzi, sui palchi, sui tavolini, nei banchetti e tra le sepolture.

Secondo l'ambiente cambia d'abito.

Ora si mostra in tuba, ora in cappello a cencio, ora si ravvolge pomposo in una costosa pelliccia, ora scaturisce dal comizio elettorale in colletto floscio e cravatta al vento.

Tutti lo chiamano «il Professore »; ma nessuno sa precisamente da quale scuderia di Minerva sia venuto fuori. Come quei venditori di cinti erniari che si laureano, a pieni voti, da sè.

10.

FOSCO RASPANTI

« Facitore » ovvero amministratore di stabili, nonchè prestatore di danaro, cioè venditore disinteressato di merci varie (cavalli bolsi, «partite» di patate ribollite ecc.).

Quando la sua professione ufficiale può concedergli un po' di svago, egli s'aggira, per mèro diporto, negli atrii dei Tribunali, nei luoghi dell' Aste Pubbliche, intorno ai tavolini delle Bische e presso il Monte di Pietà.

Del resto certe « operazioncelle da nulla», che talvolta è costretto a fare più per buon cuore che per altro, son d'un candore colombino.

Egli, rendendo la voce quanto più può carezzevole, così dice a qualche fortunato esemplare del suo prossimo: «Vede, lei mi firma quest'appuntino, per la vita e per la morte, e questi sono i denari ».

L'avventurato cliente è servito; il sig. Fosco è a posto. Il suo piede non ha mai fatto un passo fuori del Codice.

E se qualche inquilino legalmente sfrattato o qualche beneficato sconoscente osasse insinuare che il sig. Fosco....

Ab, ora ti concio io, direbbe il sig. Fosco toccato nell'onore; e, stendendo una bella querela con facoltà di prova e risarcimento per danni, farebbe un altro piccolo affaretto e darebbe, nel contempo, al volgare diffamatore, la lezione che

si merita.

11.

EUTERPE BELLACHIORBA

Maschio garantito, malgrado il nome di femmina.

Si tratta infatti d'un aitante ex maresciallo dei RR. CC., titolare della principale privativa di Sale e Tabacchi, in Bagoghi.

Sebbene non sia impossibile che il Sig. Euterpe ignori il sesso e il significato musicale del proprio nome, suona virilmente il controfagotto nella Filarmonica locale.

È un uomo (inutile dirlo) « attaccato alle istituzioni che reggono » e puntellato da poche letture ma buone e da poche idee ma chiare.

ci

Letture: I misteri dei conventi, L' Ebreo Errante, Stefano Pelloni, detto il Passatore e La Papessa Giovanna.

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