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cento (letterati, umanisti, diplomatici, amici e protettori d'artisti) non si possa pretendere una spiccata tendenza per la Tebaide;

e se un puttin di gesso avvien che mostri
qualcosellina al sole,

non vedremo certo simili uomini turarsi gli occhi con un lembo della loro sottana violetta.

Il Bibbiena (letterato ed umanista) scrive, secondo la moda del tempo, una commedia imitata da Plauto, dove sono situazioni e parole che si trovano, più o meno simili, in tutte l'altre commedie del tempo. In essa non si vuole esaltare il vizio nè offendere deliberatamente le leggi del pudore; ma soltanto tenere allegra, per qualche ora, una accolta di dame e di gentiluomini, sia pure che, fra gli spettatori, non disdegni di trovarsi il grande mecenate Leone X.

Ed ecco in ciò (secondo i reggipitali di Lutero e i sagrestani di Giordano Bruno) una infamia inaudita e la prova inconfutabile delle cinquecentesche orgie papali! !

BIBLIOFILIA

Vizio utile nelle persone superiormente intelligenti, perchè, dopo un certo tempo, conduce alla bibliofobia.

Allora s'è imparato tutto ciò che i libri possono insegnare cioè che non insegnano nulla, e che quindi si può incominciare a buttarli dalla finestra.

Un solo libro è veramente essenziale a quella stessa umanità che lo rifiuta e rifiutandolo impazza: quello che fu scritto, venti secoli addietro, per tutte le nazioni e per tutti i tempi, da quattro poveri semi-ignoranti, a dettatura di Dio.

BIBLIOTECA

- La mia biblioteca piglia poco posto

disse il dot

tor Enteroclismi. Al di fuori dei libri di medicina, che ormai non mi servon più a nulla, l'ho ridotta a tre libri soli omne trinum est perfectum.

E si potrebbe sapere il titolo di questi tre? mandò il cav. Deifobo Luciferini

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Non te l'ho mai detto? Prima di tutto Forza e Materia di Buchner, le novelle del Batacchi e l'Ars crepitandi o Art de péter d'un autore francese che non mi ricordo il nome. La scienza, l'amore e la libertà: non manca nulla. E sarebbe lecito sapere quali sono i tuoi libri di chevet?

Volentieri: La Storia critica della superstizione del celebre Luigi Stefanoni; Le Veglie Filosofiche semiserie di uno che ha gabbato san Pietro d'autore anonimo ma che condensa tutto il meglio di Voltaire e compagnia e finalmente l'Anticristo di Federico Nietzsche, ch'è tedesco epperò un po' difficiletto, ma qua e là glie le pianta bene, al Nazareno. E lei professore - seguitò Deifobo volgendosi al prof. Mediani che aveva ascoltato sorridendo.

?

non

Io rispose umilmente l'egregio insegnante sono uno scienziato come voialtri; la mia biblioteca è piuttosto letteraria e a voialtri sembrerebbe frivola, ma se volete sapere i miei libri favoriti ve lo dico subito. Prima di tutto Volere è potere dell' immortale Samuele Smiles; poi l' Idioma Gentile del gentil De Amicis, vero tesoro di lingua e di saggezza; e finalmente quello che per me è il libro dei libri, la quintessenza del giudizio e del buon senso dico La Medicina delle Passioni del Descuret. - Oh Dio che vecchiumi! esclamò la Signorina Tirummi. Volete sapere quelli che chiamo i miei quattro Evangelisti Barrès col suo Culte du moi, la Comtesse de Noailles del Coeur Innombrable, Colette con le sue Claudine, e, tanto per mettere un italiano, Pitigrilli dei Mạmmiferi di lusso.

Mi paiono osservò il prof. Mediani letture un po' troppo spregiudicate per una signorina come lei. Spregiudicate? Sicchè lei replicò sorridendo la signorina - crede ancora all' ipocrisia del pudore, all' innocenza delle fanciulle e a simili guardinfanti delle bisnonne bigotte ?

No, no

rispose il professore

intendiamoci

bene non nego l'evolversi dei tempi e dei costumi verso

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una ragionata libertà e una maggiore sincerità. Anzi le dirò che non sarei contrario all' insegnamento della scienza sessuale nelle scuole. Ma lei, mi pare, corre un po' troppo: la sua Colette e il suo Pitigrilli, a quanto sento dire, rasentano l'oscenità.

- D'osceno, per sua regola -scattò la signorina non ci sono al mondo che gl' impotenti e le vecchie. Lasci ai giovani l'amore, all'amore la libertà, alla libertà la luce del sole....

E alle vacche il loro concio, ed ai bachi le carogne concluse improvvisa una voce che non si capì di dove uscisse.

BICCHIERE

Se non ci fossero i bicchieri non ci sarebbero i brindisi. Nè ci sarebbero i poeti rivoluzionari e pagani, indispensabili per brindare in versi all'uccisione dei tiranni e alle conquiste della libertà.

Anzi, se non ci fosse il vino e, in conseguenza, il bicchiere e l'annesso brindisi, non ci sarebbero che mediocri poeti.

Nec placere diu nec vivere carmina possunt, quae scribuntur aquae potoribus

assicurava Orazio.

E il già trincante Enotrio, commovendosi, in un momento d'enologica espansione, perfino dinanzi al « Pontefice fosco del mistero », così lo adescava:

Vieni, alla libertà brindisi io faccio,
Cittadino Mastai, bevi un bicchier.

Ma Pio IX, l'ingrato! preferì alla bettola il Vaticano ; e la doppia bevuta non ebbe luogo.

Sorpassata.

BICICLETTA

Non corrisponde più all'attuali esigenze.

È usata ancora per andare alla fabbrica da qualche straccione d'operaio; ma, presto, la motocicletta, l'auto

bus, il camion ed altre imminenti prevedibili vertiginose invenzioni l'annienteranno.

Essa è la ridicola nonna dei mostri d'acciaio; la motocicletta, l'autobus, il camion, sono i potenti nipoti.

Con essi la nuova generazione vuol far presto, sempre più presto, sempre inimmaginabilmente più presto; non c'è tempo da perdere; perchè se la vita è un soffio, il tempo, quanto più è breve, tanto più dev'esser moneta.

<< I morti vanno in fretta », cantava Uhland; e non poteva allora immaginarsi la velocità mortuaria del XX secolo.

BIDENTE

Mi ricorda la solitudine campestre nella quale ho passato la fanciullezza.

La casa che abitavo era un'antica villa, in fondo a un prato, con la meridiana di marmo, sulla parete della colombaia grossa e tozza, che, verso l'ora del tramonto, si rifletteva, capovolta, nell'acqua chiara d'una grande vasca.

A destra una cipresseta cupa; di faccia una cappella, con lo stemma gentilizio in pietra; e, intorno, olivete, boschi, case coloniche qua e là.

La via maestra era lontana; il paese pure; nessuno veniva quasi mai fin lassù.

Il silenzio di quel luogo, metteva nell'anima uno stupore indicibile.

Non si udiva che il tubare dei piccioni, il chioccolìo dello zampillo che ricascava nell'acqua della vasca, e i colpi secchi, sordi, radi dei bidenti, coi quali i contadini, sparsi pei campi, zappavano lentamente le loro terre.

Nei pomeriggi delle domeniche, la solitudine aumentava ancora; ed io, fin da quel tempo e in quel luogo, m'ero fatto meditativo e salvatico.

Qualche volta veniva da me un ragazzo della mia età: Paolo; un piccolo contadino bruno, riccioluto, forte. Invece di fare i balocchi come tutti i ragazzi, ci si divertiva a zappare.

Io avevo un piccolo bidente che m'era stato comprato da mio padre. Forse a Paolo doveva piacere; perchè in

fatti lo voleva sempre lui, dicendo che sapeva zappare meglio di me.

Un giorno, si faceva l'orticino. Il bidente, come al solito, l'aveva Paolo; ma ora lo volevo io; e mentre m'avvicinavo per strapparglielo di mano, egli, che lo teneva per aria, lo tirò giù senza volere a gran forza e mi sfondò la tesa del cappello che m'uscì di capo e andò a conficcarsi in terra.

Per la sola distanza d'un centimetro i duri corni del bidente non mi si conficcarono nel cranio.

Perchè?

Dopo trentacinque anni, (son passate guerre, pestilenze, terremoti, rivoluzioni) ancora il mio miserabile nulla si muove, parla e scrive su questa pallottola del mondo. Perchè?

Quei sa che si governa.

BIFOLCO

Esistono ancora bifolchi ? Di quegli antichi bifolchi, neri come la terra che solcavano insieme ai bovi, bianchi come i loro capelli ? Di quei bifolchi visti da bambini, non già ne' quadri, ma su per le coste delle colline, ritti sul cielo, imperatori del campo, vecchi come l'aratro, come la sementa, come i solchi dei secoli ?

La sera il bifolco, che non sapeva nè leggere nè scrivere e sapeva far soltanto due croci una toccandosi la fronte, il petto e le spalle, l'altra in calce alle scritte tornava a casa e dopo cena raccontava di Bovo d'Antona o della Maremma e diceva, insieme ai figlioli e alle nuore, il rosario, aspettando d'anno in anno quella terza croce, che ora marcisce, forse, nel definitivo campo che anche le sue povere ossa rendon santo.

BIFRONTE

Noto appellativo di Giano il quale ordinariamente aveva due facce e, solo per eccezione, appena quattro.

Che miseria!

L'Uomo pubblico, invece, vero semidio moderno, es

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