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BISANZIO

I nostri ignorantissimi contemporanei, che pasteggiano ancora coi luoghi ch'eran già comuni un secolo fa, seguitano a disprezzare, senza conoscerla, la civiltà bizantina e chiamano «< bizantina » ogni questione che a lor sembra oziosa e hanno fatto di Bisanzio sinonimo di corruzione e decadenza.

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Ma un impero che ha durato dieci secoli resistendo agli assalti ripetuti e convergenti dell'Oriente mussulmano e del Nord barbarico; che ha dato imperatori come Giustiniano, Eraclio, Niceforo Foca e Basilio II il Bulgaroctono che ha dato poeti come Romano il Melode, epopee popolari come il Digenis Akritis, teologi come San Basilio, San Gregorio Nazianzeno, Giovanni Damasceno e Giovanni Crisostomo, storici come Procopio e Teofane, filosofi come Psello, ed ha inalzato chiese come Santa Sofia a Costantinopoli, San Demetrio a Salonicco, Sant'Apollinare a Ravenna; e ha dato impulso, pur nella sua decadenza, alla pittura italiana e alla cultura dell'umanesimo, ed ha incivilito, per quanto si poteva, i popoli slavi, è stata una grandissima civiltà e meriterebbe maggior attenzione e soprattutto maggior rispetto. Chi non crede a quel che sopra è detto legga i libri di Rambaud, di Schlumberger, di Diehl e di Krumbacher.

BIS DAT QUI CITO DAT

<< Ecco, professore, (disse un giorno al nostro caro Mediani, il suo capoclasse, presentandogli una lista di sottoscrizione a vantaggio delle recenti vittime d'un terremoto) vuol compiacersi di favorirmi la sua quota ?».

« Lodo molto, caro figliuolo, la tua filantropia, rispose pronto il professore, ma gli è che io mi recai subito sul luogo del disastro, per rendermi edotto de visu della sua gravità, e così potei avere la soddisfazione morale di distribuire razionalmente, ben dieci lire (una a testa) a dieci individui maggiormente colpiti dalla sventura.

« E perciò non mi credo obbligato, in coscienza, a dare altro; perchè come ben dice il proverbio latino, sul quale avete fatto giorni addietro il componimento in classe,

Bis dat qui cito dat. E quindi, vedi bene, che io, dando subito dieci, si può dire che abbia dato venti.

BISMARCK OTTONE (1815-1898)

Il Cancelliere di Ferro, gran Bulldog della Prussia, cinico come la fortuna, duro come il pomo della sua spada, impasto col sangue e la superbia l'impero. Ma il sangue si seccò, la mota s'incrinò, la superbia diventò pazzia e quarant'anni dopo un imperatore di latta brunita e un cancelliere di margarina scontavano, dopo un nuovo diluvio di sangue, le colpe del ferrato luterano di Pome

rania.

BISNONNO

E già grave avere il padre; più grave avere il nonno ; figuriamoci il bisnonno!

Ai moderni evoluti nipoti, il glorioso compito, dunque, di sbarazzarsi, come meglio credono, di questo anacronismo mal.... vivente.

BISOGNO

<< Tiranno signore dei miseri mortali » lo chiamò il Parini ma, volto al plurale, significa, nel linguaggio pulito dei civili, scaricare il ventre e la vescica. Gli altri bisogni corpomangiare, ejaculare ecc.

rali

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sono, per essi, piaceri; di liberarsi l'anima

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e quanto ai «< bisogni spirituali »
dal peccato o di conoscere la verità

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se pure ne ammettono l'esistenza, li lasciano volentieri ai farneticanti ed ai santi.

BISTECCA

Venticinque anni addietro era l'insegna socialista (la bistecca è rossa) sventolata scientificamente, fra gli altri, dal prof. Ferri on. Enrico (persona, allora, altolocata e aitante) sulle povere facce smunte del proletariato genuflesso.

Il prof. Enrico, riccioluto e bello come un parrucchiere truccato da angelo del progresso, diceva, al di sopra della folla, con la bistecca in pugno:

«In ginocchio siete piccoli; alzatevi fino a questa; e, con questa in corpo, sarete grandi ».

La folla, a poco a poco, dalla propria barbarie, s' inalzò fino alla civiltà della bistecca; afferrò quel simbolico e reale pezzo di carne (il nuovo verbo fatto carne) e, con esso, si comunicò tutti i giorni.

Tutti, «senza distinzione di classe », per un glorioso decennio, praticarono l' Eucaristia della Bistecca.

Il povero, e perciò Gesù Cristo in persona, da questi nuovi credenti nella Transustanziazione del cibo in merda, fu giustamente abolito.

Gli uomini, felici ed ingrassati, non si distinguevano più dai porci; e la vita, delicatamente infiorata d'allegre bestemmie, era diventata un succulento festino.

Ma un giorno, all' improvviso, APPARUERUNT DIGITI.... I mangiatori di bistecche allibirono; le tavole furono rovesciate; si udirono rumori di guerra; poi divampò la guerra.

E allora molte macellerie si chiusero e se ne aprì una nuova, immensa, fornitissima, di carne umana.

OGGI ciascuno, vestito all'ultima moda, siede sopra un morto; e prima di cadergli accanto, addenta in fretta e furia la sua bistecca, come se quel cadavere su cui siede fosse imbottito di dinamite, e potesse farlo saltare in aria da un momento all'altro.

BISTOLFI LEONARDO (1859)

Scultore funerario e letterario detto il Poeta della Morte perchè addetto alla modellatura di donne velate per i mausolei degli arricchiti lombardi e piemontesi. Un suo biografo lo descrive «soffocato dalle ordinazioni anche dall'America e dagli incarichi ufficiali ». Per salvarlo dal soffocamento invitiamo i clienti a lasciarlo stare; ma bisogna riconoscere che la sua scultura non fa piangere soltanto le vedove dei fabbricanti di bottoni automatici ma anche coloro che hanno qualche domestichezza col nobile mestiere di Michelangelo e del Canova.

BISTRO

Consiglio dell' Omo Salvatico alle povere cocottes :

<< Sorelle, voi che esercitare sul serio la vostra dura professione, abbandonate, vi prego, l'uso del bistro; altrimenti, io ve lo dico, sarete ingiustamente scambiate per « donne oneste ».

BISTURI

Detto memorabile del dott. Enteroclismi:

« Io, con il mio bisturi, non ho mai trovato l'anima ! ».

BIVIO

Se fra i cristiani moderni ci sono degli Ercoli il loro fatale bivio è questo:

Via dei Comandamenti di Dio, Via del Portafogli. Arrivati alla biforcazione della strada, chi pochi secondi, chi qualche minuto, s'arresta.

L'indecisione, in ogni modo, è brevissima.
Essi riflettono rapidamente:

In fondo alla Via di Dio ci sono dei tesori eterni ma che si godono dopo la morte.

Sulla Via del Portafogli invece, alla distanza di pochi passi, guardando bene dove si mette il piede, al di là di qualche ostacolo superabile o di qualche ignominia occultabile, ci si può procurare un benessere positivo ed usufruibile in questa vita.

Certo, la coscienza.... Ma, prima di morire, ci si pente; e allora accade che dopo avere avuto il Paradiso di qua, non si perde neppure quello di là.

Ergo, l'itinerario è stabilito:

10 Via del Portafogli.

20 Via del Cielo.

E perfino parecchi preti, anche pii, non mostrano ďavere, in pratica, un'opinione diversa.

BIZET GIORGIO (1838-1875)

Per quale miracolo questo figlio borghese d'un borghese maestro di canto questo scolarino modello che prese tutti i suoi diplomi a forza di premi e di borse di studio,

un

e che somigliava nell'aspetto a un elegante avvocato, riuscì bel giorno a scrivere Carmen? Cioè la più succosa, la più felice e potente opera in musica che abbian dato gli antimusicali francesi ? Così vicina all' istinto e pregna di musica viva — sboccio e sbocco di passione elementare ma profondamente umana ?

Eppure il prodigio è avvenuto e noi, benchè poco ci piaccia esser d'accordo col Nietzsche, confessiamo di preferire la musica di Carmen, fatta di cuore e di sole, a tutte le catastrofi armoniche, benchè titanesche, di Riccardo Wagner.

Forse troveremo la chiave nella sua ammirazione per Verdi. «Quand un Verdi scriveva il Bizet nel 1867 dote l'art d'une œuvre vivante et forte, pétrie d'or, de boue, de fiel et de sang, n'allons pas lui dire froidement :

Mais, cher Monsieur, cela manque de goût, cela n'est pas distingué. Distingué !... Est-ce que Michel-Ange, Homère, Dante, Shakespeare, Beethoven, Cervantes et Rabelais sont distingués ? ».

BIZZARRO

e 'l fiorentino spirito bizzarro

in se medesmo si mordea co' denti.

Si tratta dunque d'un uomo talmente inviperito che, non potendo sfogarsi in altro modo, affonda i denti perfino nelle proprie carni.

Altro che bizzarro, nel senso di strano, originale, faceto ecc. !

Tuttavia questo Filippo Argenti, dannato rabbiosissimo, vien citato continuamente, con la famosa espressione dantesca, per designare qualunque fiorentino, più o mediocre o addirittura imbecille, che abbia la falsa nomea di capo strambo.

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Cioè, fraintendendo il significato della suddetta parola, parecchi beceronzoli diventerebbero spiriti stranamente originali, oppure, non fraintendendo, sarebbero, immeritatamente, poco meno che cani arrabbiati!!

Questo elementare commento è dedicato all' inimmaginabile ignoranza delle bêtes d'encre.

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