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misere «< cantorie », delle mediocri porte per Battisteri, degli insulsi affreschi religiosi, qualche barocco Mosè o delle compassionevoli decorazioni per cappelle sistine.

Clericali!

Oggi, che gli artisti studiano sul serio nei loro studi e son professori, cavalieri, commendatori e senatori, affrescano la Camera dei deputati o il Bal Tabarin. Combien de difference!

Peccato che, fra le botteghe sullodate e gli studi di questi artisti, la «< Santa Bottega » stoni.

Oh, vivaddio, ma per poco!

BOTTICELLI SANDRO (1447-1510)

Non è più di moda come trent'anni fa ma è gran pittore ora com'era cinque secoli or sono. Chi conosce di lui soltanto la Primavera o la Nascita di Venere non sa che fu profondamente cristiano e che il suo poeta era Dante e che negli ultimi tempi diventò piagnone, cioè seguace del Savonarola, e che per questo « abbandonando il dipignere, e non avendo entrate da vivere, precipitò in disordine grandissimo» e poco mancò non morisse di fame.

BOTREL THÉODORE (1868)

Canta l'umile vita della sua Brettagna.

Poesia vera, semplice, profonda; ora idillio, ora elegia, ora compianto, ora preghiera. Voci molteplici, dolcemente tristi, di quel dolce e triste paese, cosparso di «calvarii »> e battuto dall'Oceano.

Tutta l'anima popolare bretone, imbastionata nella fede e nella tradizione, si esprime compiutamente nelle brevi liriche di Botrel.

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Una dice:

Pour vous faire oublier vos prières naives,

Bretons, vos chapelets, nous vous les brûlerons!...

Nous avons Sainte Anne et Saint Yves :

C'est devant Eux que nous prierons.

Alors, nous passerons les seuils de vos chaumières ; Vos Saintes et vos Saints nous vous les briserons !

Au pied des arbres del clairières, Devant la Vierge nous prierons.

Hé! que nous font, à nous, leurs têtes séculaires : Tous vos grands chênes vieux, nous vous les abattrons! Il nous restera nos Calvaires :

C'est devant Eux que nous prierons.

- Avec nos durs leviers, parmi les folles herbes,

Tous vos Bons Dieux sculptés, nous vous les abattrons !... Nous avons des clochers superbes :

En les regardant, nous prierons.

De votre obscur Passé quand nous fendrons les voiles, Vos fiers clochers à jour baiseront les pavés....

--

Nous prierons devant les Etoiles:

Abbattez-les, si vous pouvez!

BOTTIGLIA

La « dive Bouteille » fu la dea vera del porco Rabelais e dei seguaci e antesignani suoi: dal vecchio Anacreonte al Pindaro delle bettole democratiche: Béranger. Il nostro Carducci cantò, colla stessa lena che adoprò per Margherita regina, una bottiglia di Valtellina del '48, mirabile concordanza di patriottismo e d'alcoolismo.

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Ma le persone istruite cioè la presente umanità leggente, eccettuato l'Omo Salvatico accompagnano la devozione della bottiglia bacchica con la venerazione della Bottiglia di Leida — simbolo della scienza e particolarmente dell' Elettricità, cioè d'una delle grandi dee del Pantheon della Beozia Universale.

BOTTINO

Frutto di ladrerie soldatesche accompagnate da relativi omicidi e stupri; scia sporca, triste e tragica della così detta gloria, la quale, dinanzi a Dio, non avrà più pregio di quell'altro bottino che accoglie le lordure dell'orinale.

BOULEVARD

È l'unica strada, la dorata, spiritosa, ricca strada della fortuna, che vorrebbero calcare i letterati italiani

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tre i migliori francesi, stomacati da mezzo secolo di quel bolso esprit boulevardier fatto di scetticismo e d'impermeabilità che minacciava di rimbecillire perfin Parigi, si son rifugiati in provincia o nel Quartier Latino.

BOURDALOUE (1632-1704)

Gesuita uno de più grandi predicatori della Francia cristiana. Hanno scritto giustamente che « la meilleure réponse que la Compagnie ait jamais faite aux Provinciales ç'a été de faire prêcher Bourdaloue ». Non è così compassato come dicevano: l'edizioni di Griselle ci rivelano un Bourdaloue impetuoso, familiare, realista. Ecco in qual modo descrive il ricco:

<< Mais parlons sans figure, parlons sans façon et disons librement la vérité. Qu'est-ce qu'un riche ? C'est un homme rempli de lui même, un homme rempli de sa fortune, un homme qui veut tout avoir et n'avoir besoin de quoi que ce soit; un homme sans piété, un homme sans probité, sans religion, un homme sans Dieu, un homme qui veut recevoir des adorations de tout le monde, se dispense de tout, un homme qui va à l'église par compagnie ou par coutume, un homme qui porte le faste et le luxe jusque aux autels, un homme qui veut se faire respecter partout, un homme pour qui les ministres de Dieu mêmes dans les tribunaux ont de la crainte, un homme qui traite avec mépris ce que l'Eglise a de plus saint ».

BOURGET PAOLO (1852)

<< Devenu, de très bonne heure, le Psychologue d'entre les castrats, cet adolescent élégiaque de peu de génie mais adamantin par le cœur, n'ambitionna pas ouvertement et du premier coup les rôles fameux. Nemo repente fuit turpissimus. Avec sagesse il se fit l'auscultateur et le charmeur des femmes du monde, heureusement incapables de s'assouvir des rassurantes pâmoisons qu'il leur procure.

<< Pierre Corneille affirmait, un jour, avec une grande énergie, que les femmes sont naturellement inaptes à la

production d'un chef-d'œuvre. «Il leur manque quelque chose », disait-il. C'est évidemment le cas de Paul Bourget ».

Così il tremendo Bloy: ma bisogna pur riconoscere che di questo mondanetto accademico poligrafo - cattolico più che altro per ragion di stato - rimarranno almeno due libri, dei troppi che ha scritto: Le Disciple e Le Demon du Midi: documenti per la storia spirituale di di due epoche.

BOVE

In un sonetto celebre diventasti «pio », ispirasti «mite un sentimento » ed apparisti (colpa non tua ma della rima) << solenne come un monumento ».

Con queste nobili qualità fosti accolto, nell'ultimo ventennio del secolo scorso, nelle antologie per le scuole e servisti, e bene, a fare esercitare su te stesso la critica estetica dei professori di Ginnasio culminante nell' interpretazione d'un famoso quattordicesimo endecasillabo che naufragava ineffabilmente in un celeberrino (allora !) « silenzio verde ».

Oggi la tua reputazione poetica, o antichissima bestia, non esiste più.

I professori ginnasiali si limitano a mangiarti in bistecche e la tua «solenne » presenza nei «< campi liberi e fecondi >> >> con la scientifica comparsa del «mulo d'acciaio >> non sembra più indispensabile.

Soltanto il secondo Evangelista (aberrazioni della superstizione!) si vede ancora, in qualche chiesa, rappresentato simbolicamente dalla tua effige.

Ma se ciò, fino ad oggi, per noi moderni » è incomprensibile e ridicolo, diventerà domani comprensibilissimo quando, come diceva la canzone,

« tutte le chiese diverranno stalle ».

N'est ce pas ?

BOVIO GIOVANNI (1838-1903)

Il trombone filosofico della Democrazia Massonica Repubblicana Terzitalica Umbertiana Napoletana. Un uomo

talmente onesto che pur di non prendere agli altri le idee faceva a meno d'averne.

Scrisse un Cristo alla Festa di Purim dove Giuda fa, naturalmente, una buona figura.

BOXE

I popoli cosiddetti civili, cominciando dall' inglese, hanno messo alla moda questo elegante modo di rompersi il muso e ne hanno fatto un'istituzione nazionale sì che dai resultati delle gare mondiali dipende l'onore e la gloria dei popoli. Ma siccome i polsi e i muscoli dei selvaggi sono più potenti di quelli dei civili, succede che i vincitori di queste gare sono, da un pezzo in qua, i negri, e, secondo la filosofia dello sport nazionale e politico, l'Africa è oggi il primo paese del mondo.

BOZZOLO

« Uscir dal bozzolo ».

<< Chiudersi nel bozzolo ».

Due espressioni che ricorrono spesso sulle dolci labbra del Borghese.

Quando « uscir dal bozzolo » significa «< conquistarsi un' invidiabile posizione » (come, per esempio, il merdaiolo che diventa proprietario di terre e consigliere comunale) tutti s'inchinano fino a terra, togliendosi rispettosamente il cappello.

Quando, invece, « uscir dal bozzolo » vuol dire avere scritto un libro che t' è uscito dall'anima e che urta e sconvolge col linguaggio insolito della verità tutti i luoghi comuni della sacra e inviolabile opinione pubblica, pochissimi ammirano, molti calunniano, moltissimi ignorano.

Quanto poi a quei rari e timidi galantuomini che « si chiudono nel proprio bozzolo » cioè che, per una certa spirituale aristocrazia, non si mescolano affatto tra le volgarità rumorose che occupano la maggior parte degli uomini, essi son reputati pazzi o gente di nessunissimo conto.

Eppure quasi tutti coloro che si racchiudono nel proprio bozzolo, ciò fanno perchè fuori del bozzolo, cioè nel

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