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fanno arrossire....) Ma insomma, capirà.... dopo che l'ebbi sposato, dovetti accorgermi, con orrore, come nell' intimità risultasse veramente poco uomo; e, infatti, in vent'anni di matrimonio.... nessun resultato apprezzabile.

Eppure, lo vuol credere? (Ho sofferto, certo, ho sofferto; e come non soffrire in simili casi ?) Ma la mia onestà a tutta prova non gli ha fatto mai un torto, povero Gelasio: e non ne farà neppure alla sua venerata memoria.

E la signora Cloe, fingendo d'asciugarsi una lacrima : Povera signora Diomira, oh ci credo! Ma quale abnegazione da parte sua!

ABORTO

Ci sono parecchi aborti. C'è il figlio che nasce fuor di` tempo e muore prima d'aver vissuto. (Ma forse questa cosa, certe volte, è provvidenziale, dacchè non è difficile che ci salvi da un futuro filosofo, scienziato, politico, condottiero, letterato, banchiere ed altri flagelli).

C'è poi il procurato aborto che, fino a tutt'oggi, manda la donna che lo commette in galera.

Ma è dolce immaginare (cogita seriamente il nostro antico amico dott. Enteroclismi) che una umanità più progredita abolirà questa barbara legge, riconoscendo il diritto nella donna incinta (se nubile), di disporre a suo talento della carne della propria carne.

E poichè dalla donna non maritata non si può pretendere, se non siamo proprio dei bigotti, che non conceda le proprie grazie a chi vuole, non si capisce la ragione di punirla se rifiuta le noiose e gravose conseguenze d'un fugace momento di piacere. Tanto più che essa volontariamente abortendo, non sopprime già, notate bene, un individuo, il che sarebbe un delitto, ma non fa, stringi stringi, che liberarsi d'un semplice e fetido embrione.

Sapete invece (continua l'austero dottore, dopo questa difesa delle infanticide) quali sono i veri aborti ?

I veri aborti sono unicamente quelli che la Chiesa Cattolica Romana ha l'impudenza di mettere sugli altari. Per esempio:

S. Benedetto Labre, il pidocchioso,

S. Luigi Gonzaga, l'onanista,

S. Ignazio di Loiola, il fondatore degli apologisti del regicidio,

S. Teresa, l'erotomane,

S. Alfonso De' Liguori, il casuistico osceno.

E smetto, con rispetto parlando, per non recere.

ABRAMO

Mala nominanza ha il grande Patriarca nei salotti buoni del terzo e del quarto stato. Lasciamo andare la bigamia che quella è compatibile anche coi nostri costumi purchè non sia pubblica e dichiarata, ma quelli stessi padri che sacrificano tutti i giorni i figlioli alla vanità, all'egoismo, al tornaconto, e ad altri idoli egualmente funesti, sono tuttora indignati, a distanza di migliaia d'anni, dalla crudeltà di Abramo che, per ubbidire Iddio, era pronto a tagliar la gola ad Isacco.

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Tutto si può perdonare al fanatismo diceva giustappunto il professor Mediani - ma non che tolga a un uomo le viscere di padre e faccia tacere la voce del sangue!

- Ma non capisce, interruppe un prete, che Abramo è la figurazione profetica, benchè incompiuta, del Dio Padre che più tardi manderà veramente alla morte il suo Figliolo, e rappresenta perciò l' idea meravigliosa del sacrificio?

- Io rispetto tutte le religioni - concluse il professoree per conseguenza anche il Cristianesimo, ma quando sento fare certi discorsi mi vien la tentazione, si figuri, di dubitare perfino della ragione umana!

ABRUZZO

Lasciando stare l'eterno « forte e gentile»

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del quale,

se fossi abruzzese, piglierei la prima parte e lascerei la seconda è da osservare che questa alpestre regione d'Italia, la quale ne' passati secoli poco o nulla aveva dato d' ingegno tolto Galiani nel settecento - s'è risvegliata

intorno alla metà dell'ottocento con tale fecondità da far dire che tra il '90 e il 1914 l' Italia ha traversato un «periodo abruzzese ».

Le romanze di Tosti, (Ortona a Mare), le pitture di Michetti (Tocco da Casauria), le sculture di Barbella (Chieti), le poesie di D'Annunzio (Francavilla), le filosofie di Croce (Pescasseroli), quasi contemporanee, hanno avuto molta fortuna nel nostro paese ed hanno, innegabilmente, un'aria di famiglia che può illuminare il giudice sul loro comun

valore

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vuol dire senza volontà.

I moderni regimi ammettono due grandi abulici: il monarca sovrano che deve regnare (cioè firmare) e non governare; e il popolo sovrano nel quale tante sono le opposte velleità che finisce col non voler nulla di preciso. Ed è per questo che le nazioni son governate da un triumvirato di gente che sa bene quel che vuole: il Banchiere, il Demagogo, il Burocrate.

ABUSO

Una sera, al circolo <«< Scienza e Diletto» (simpaticissimo ambiente frequentato dal fior fiore dei professionisti locali) mentre, qua e là, diversi soci giuocavano al biliardo o a' quadrigliati, il prof. Mediani (centellinandosi un ponce bianco e lanciando grosse nuvole azzurre dal mezzo toscano) se ne stava a parlare con più verve del solito, in compagnia di quattro o cinque amici, nel saloncino giallo del buffet.

che

-Ma sa, professore osservò all' improvviso, con una punta di malizia il Conservatore delle Ipoteche Lei, stasera, fuma come un Vesuvio ?

Ah no, caro cavaliere, lei singanna rispose, senza aver ben capito, il prof. Mediani questo non è che il quarto mezzo sigaro che ho acceso durante la giornata; il quarto e l'ultimo; perchè deve sapere che mi sono imposto di non fumare che due sigari al giorno e, perfino, così repartiti: mezzo dopo colazione, mezzo dopo pranzo, mezzo dopo cena e mezzo (cioè questo che ho in bocca) prima d'andare a letto.

Creda pure che io so regolarmi.... e non solo col tabacco....

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Ehn.... ehn.... tossicchiò malignamente un suo collega di Liceo, dalla barbetta alla mefistolica tinta ac curatamente di nero e Venere?

Respingo con tutte le forze dell'animo l'insinuazione gratuitamente diffamatoria- ribattè, in tono semiserio, il nostro Mediani. E giacchè sono stati toccati certi tasti ecco, vecchi libertini, il mio pensiero in proposito :

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Abusus non tollit usum, dice l'antica massima. Perciò io mi guardo bene dal condannare l'uso. Tant' è vero che uso, e non mi vergogno, del tabacco, di Bacco ed anche, egregio collega dalla barba arguta, (malgrado i miei dieci lustri) qualche volta di Venere. Lungi da me il non riconoscere che l'uomo è uomo e che la natura reclama imperiosamente i suoi diritti; ma chi dall'uso passa all'abuso, passa dalla saggezza alla follia; e lo stesso si dica per chi dall'uso passa al non uso.

Il non usare affatto di certi piaceri è un voler sopprimere bruscamente la natura; mentre l'abusarne oltremodo è un oltrepassare e quasi direi ipernaturizzare la natura.

In medio stat virtus, cari miei, ed est modus in rebus; e queste sono altre due massime, veramente auree, che non mi stanco mai d' inculcare in classe ai miei alunni.

Guardate, per esempio, i Santi: essi son presi dalla fissazione di voler calpestare e rinnegare la natura; chi non direbbe dunque, osservandoli a lume di ragione, che non manchi loro qualche venerdì ?

Guardate inoltre (per considerare il rovescio della medaglia) la gente rotta ad ogni vizio: essa sviluppa e deforma mostruosamente i bisogni della natura; chi non direbbe, similmente, che siamo di fronte anche in questo caso ad una vera e propria aberrazione?

Ergo, il mio motto è questo: « Usare sempre e non abusare mai ».

Mio Dio, si capisce.... un ponce, un sigaro, una scappatella erotica, a punti di luna, salvaguardata, bene inteso, da tutte le precauzioni igieniche....

O cazzica (direbbe Benvenuto Cellini), non siam mica, alla fin fine, dei trappisti!

Ma esagerazioni, niente. Nè per difetto, nè per eccesso. Uso, uso, uso, uso di tutto, ed abuso di nulla.

E in così dire, disavvedutamente, con quel solito gesto oratorio che gli era stato altre volte fatale, rovesciò e ruppe il bicchiere.

Perchè, bisogna comprendere che il prof. Mediani (sebbene medio in tutto) s'era messo, disavvedutamente, quella sera, sette ponci in corpo!

ACAB

Uno de' peggio re d' Israele ed ebbe una moglie peggio di lui. Perseguitò i profeti, Elia e Michea; fece ammazzare Naboth perchè non voleva cedergli una vigna; rialzò gli altari di Baal. Fu ucciso in battaglia dai Siri e «i cani leccarono il suo sangue, secondo la parola del Signore ». Sant'Ambrogio, commentando la vita di Acab, scriveva parole che si posson ripetere tali e quali anche oggi: «< historia tempore vetus, usu cotidiana; cotidie Achab nascitur, numquam moritur ». Ce n' è anche oggi, difatti — e s'aspettano impazientemente i Siri ei cani.

ACCADEMIA FRANCESE

Consesso di quaranta immortali nativi di Francia che muoiono prima di aver raggiunta la decrepitezza. Sono eletti ad occupare le venerabili poltrone quelli scrittori che abbiano oltrepassato il mezzosecolo d'età e diano promettenti indizi di rimbambimento. All'Accademia degli Immortali non furono ricevuti nè Molière, nè Saint Simon, nè Balzac, nè Flaubert, nè Baudelaire, nè Verlaine.

Che bel verbo !

Io accaparro,
tu accaparri,

ACCAPARRARE

colui accaparra.

Non c'è da far altro, in questo basso mondo, se non accaparrare e godere della roba accaparrata finchè non si

crepi.

Se ci fosse il Paradiso....

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