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Due bambini.

Due bambini contendevano

insieme e

s'ingiuriavano. L'un d'essi diceva all' altro: "Va' là, bastardo, tù non hai neppur padre. -Sta' zitto tu, che forse io ne ho più di te.,,

Una piccola differenza.

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"Siete molto più attempata della vostra sorella? domandavano a una dama che voleva parer giovane e bella malgrado i suoi sessant'anni. Oh di ben poco, di quasi niente, ella risposse; due o tre mesi, tutt'al più.„

Bonarietà

"Amico, diceva Roberto, re di Francia ad un mendicante, il quale, dopo avergli rubato la metà del suo mantello, mentre pregava, cercava di portargli via anche il resto; amico, contentati di ciò che tu hai preso, il rimanente potrà servire per un altro.„

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Saint-Evremont diceva d'uno dei suoi

amici infelice: "Io sono avvezzo alle mie sciagure; ma non posso avvezzarmi alle sue.„

Una cena indecisa.

Giovanni II, prigioniere del principe di Galles alla battaglia di Grécy, diceva a quel principe: "Io sperava darvi cena da me questa sera; ma la sorte ha disposto altrimenti, e vuole che io ceni invece da voi.,

L'arte d'aggradire il suo padrone.

Luigi XIV aveva fatto intendere che desiderava che un giorno o l'altro, si atterrasse un bosco che gli nascondeva una bella veduta. Il duca d'Antin, che era allora soprintendente delle fabbriche, e che conosceva meglio di chi che si fosse il segreto di aggradire al suo padrone, fece segare tutti gli alberi del bosco presso la radice. Fece poi legare quegli alberi con delle funi che li sorreggevano, intanto che mille e dugento uomini dispersi in quel bosco stavano pronti al menomo segnale. Il duca sapeva il giorno in cui il re doveva passeggiare in quei contorni con tutta la sua corte. Infatti, Luigi XIV non mancò di manifestare la sua dispiacenza a cagione di quel bosco. "Sire, quel bosco cadrà in terra fostochè vostra Maestà lo vorrà. Davvero? bramerei vederlo atterrato anche adesso." All'istante il soprintendente dà il segnale con un fischio, e la foresta sparisce

come per incanto. "Ah! signore mie, esclama allora la duchessa di Borgogna, in verità, io credo che se il re desiderasse che ci spiccassero la testa dal busto, il signor duca d'Antin ce la farebbe tagliare.,

Un anno dopo.

“È un anno oggi che vostro padre abdicò all'impero, diceva il cardinale Granvelle a Filippo II, figlio e successore in Ispagna di Carlo V. Ed è un anno oggi, che egli se ne pente,„ rispose il nuovo sovrano.

Audacia e Giustizia.

Un certo Demetrio spingeva l'audacia fino a farsi lecito di biasimare apertamente la condotta dell'imperatore Vespasiano. Aveva pure l'insolenza di presentarsi davanti a quel principe senza rendergli veruno degli onori dovuti al suo grado. Ma l'imperatore invece di punirlo si contentò di dirgli: "Tu fai il possibile perchè io ti tolgo la vita, ma non pensasti che se io sento un cane abbaiare dietro di me, non lo faccio mica ammazzare per ciò?,

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L'imperatore Galba è citato da Svetonio per avere dato un giudizio che potrebbesi paragonare quello di Salomone. Due cittadini si contendevano il possesso d'un cavallo. I testimoni delle parti non facevano altro che rendere più dubbia la contestazione. Galba ordinò di condurre l'animale all' abbeveratoio cogli occhi bendati e di togliergli in seguito la benda. "I cavallo, diss' egli, sarà aggiudicato a quello presso il quale esso ritornerà da sè.. "

Una lezione perduta.

Un selvaggio diceva ad uno Spagnuolo che si preparava a scannario: "Hai torto d'abbreviare i miei tormenti io ti avrei insegnato a morire.,,

L'abbaiare.

Anticamente un calunniatore era condannato a starsene giù sulle mani e sui piedi e ad abbaiare come un cane per un quarto d'ora. Dicono che fu Carlo V che introdusse nella sua corte questo castigo in uso presso i Polacchi, e che spesso non udivasi per molte ore che un continuo abbaiare.

L'anima di Mazzarino.

Quando fu annunziata a Luigi XIV la morte del cardinale Mazzarino con queste parole: "Sire, sua Eminenza ha reso la sua anima a Dio,,, un cortigiano presente al fatto, disse: "Dubito che Dio l'abbia accettata.,

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Una lezione.

Luigi XI, benchè pessimo principe, accoglieva benissimo le persone che potevano procurargli delle cognizioni utili, di qualunque condizione elleno si fossero. Egli riceveva alla sua mensa gli stranieri, non meno che i negozianti del suo regno quando essi erano capaci di dargli dei lumi sul commercio; e si giovava della libertà della tavola per indurli a parlare con una maggior confidenza. Un mercante chiamato Mastro Giovanni, sedotto dalla bontà del re, gli chiese un rescritto di nobiltà per sè ed i suoi, e il principe glielo accordò. Qualche tempo dopo il nuovo nobile presentosi a Luigi XI; ma il re invece di fargli la solita accoglienza, affettò di non guardarlo. Mastro Giovanni, meravigliato di cotesta indifferenza, osò lagnarsene al principe stesso. Allora questi gli disse: "Signor gentiluomo, quando io vi faceva sedere a mensa con me, io vi considerava come il

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