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ditese di alloro non potean essere da quello incenerite; profondo simbolo che significa, nè giustizia di terra, nè sdegno di cielo distruggere la vera gloria. Avean corona d'alloro i vincitori de' giuochi Pizii, perchè dedicati ad Apollo; la aveano tanto gli eroi che i poeti, quasi a dire, la sublimità della mente e l'intrepidezza dell'animo esser sorelle; perciò l'immagine d'un grande comparisce alla nostra mente coronata di alloro; la prima idea risveglia l'altra, e viceversa, onde nel linguaggio prendesi questa parola per quella. Gl'imperatori si circondavano d' alloro, e sono sempre scolpiti così nelle medaglie; ogni primo di dell'anno se ne piantavan dei rami sulle porte imperiali; se ne circondavan le statue; lo che ripeteasi riportando essi una vittoria.

Questa distinzione ai tempi della repubblica era più rara; onde vediamo notato come cosa singolare che Pompeo avesse oltenuto il diritto di mostrarsi coronato d'alloro ne' giuochi del circo ed in teatro, onore meritato da quel grande cittadino. Cesare, nella sua precipitata ambizione, aveva ottenuto di portar sempre una corona di alloro solto pretesto di nascondere la nudità della sua fronte: ma fu il senato che glie concesse; il popolo era stato più parco verso Pompeo.

L'alloro, nei primi tempi segno particolare dei veri sapienti, fu dato a chi conseguisse un grado accademico, dal nome della pianta dimandato Laurea (V.). Questa corona può chiamarsi la regina delle corone che gli anti. chi dispensassero. Primo nelle nostre età la ottenne il Petrarca sul Campidoglio; all' infelice Torquato fu posta invece sulla bara, e ultimo solennemente la ricevette l'improv visatore Perfetti. E tanto s'unisce nella mente del popolo l'idea dell'alloro e del poeta, che riportano le tradizioni, sul mausoleo di Virgilio crescere un gruppo d'allori, che, recisi, rigermogliarono, quasi l'insensata pianta volesse esaltare le glorie del poeta. Filippo DE BONI.

ALLORO. (Botanica.) Vastissimo genere, tipo della famiglia delle laurine, appartenente all' enandria monoginia, L. - L'alloro di Apollo, detto anche orbaco ed alloro da fegatelli, Laurus nobilis, L., specie celebre ed anticamente conosciuta, è la sola che sia indigena dell'Europa. Essa è sempre verde ed elegante, giunge dai venticinque ai trenta pie di di altezza, ed anche più ne' paesi meri dionali. Le foglie ne sono alterne, elittiche, lanceolate, acute, a corto peziolo, sinuose sui bordi, solide, lucenti, lisce, di verde assai vivo al disopra, più appannate nella faccia inferiore. I fiori sono unisessuali e dioici; i maschi, ascellari, disposti in piccoli fascetti da due a quattro per ciascheduno, portati

sopra un picciuolo comune corto. Ciascun fascetto offre un involucro composto di quat. tro brattee squamiformi, concave, ottuse, brune e caduche. Il calice è monosepalo a quattro divisioni profonde, ottuse, espanse, concave; gli stami sono dodici, della lunghezza presso a poco del calice, disposti in tre piani, quattro esterni opposti alle divisioni calicinali, quattro medii alterni, e fiualmente quattro più interni. I fiori femmine offrono la medesima disposizione dei maschi. I frutti sono drupe ovoidi, della grossezza d'una piccola ciliegia, sommamente carnose, di color rosso e quasi nero quando sien giunte allo stato di perfetta maturità. Nelle isole di Grecia, sulle coste di Barbaria e nello Oriente soprattutto, questa specie mostrasi comunissima. Nella parte più settentrionale di Europa soffre dal freddo e non prende che debole accrescimento.

N.

ALLORO. (Materia medica.) Stimavasi pres so gli antichi questo bell' albero siccome ve ra panacea, ed usavansi di frequente le foglie, le bacche e la corteccia delle radici. Tutte le parti di esso sono infatti molto aromatiche, e specialmente le foglie tramandano il loro olio essenziale di piacevole odore quando si strofinano fra le dita; il sapor loro è amaro, piccante, acre, alquanto astringen. te, e, come ritenevansi stomatiche, roboranti, carminative, adoperaronsi per aromatizzare alcuni commestibili. Si ardono pure per ottenerne profumo soave. Usaronsi internamente, a maniera d'infuso o polverate, nelle coliche flatulenti, e se ne composero anche de' clisteri ed iniezioni vaginali nonchè varie fomentazioni, facendole bollire coll'acqua, ov vero col vino. La loro vera proprietà sullo organismo animale malato e sand non si è ancora determinata con sufficiente esattezza; tuttavia sembra che godano un'azione stimolante per lo meno chinica. I frutti sono dotati di più energico potere e corrono in commercio sotto il nome di bacche di lauro. Sono secchi, neri, rugosi. Dall' analisi di Bonontre risulta contener tali frutti circa un centesimo del peso d'olio volatile; quantità eguale di materia cristallina particolare detta laurina; all'incirca la nona parte d'un olio grasso di color verde; della stearina; più d'un quarto di peso di fecola; un sesto di estratto gommoso, e varie altre sostanze meno importanti. Tutta l'attività di tali bacche sembra dipendere dall'olio volatile. Gli antichi le lodarono molto contro il reumati smo, la tisi, l'ortopnea, ecc., nonchè in certi mali di ventricolo, fegato, milza e vescica, risguardandole come deostruenti, diuretiche, emmenagogiche, ecc. L'olio concreto e verde che si può trarne per espressione o per ebollizione nell'acqua, ritiene sempre certa quantità d'olio volatile; questo adoprasi talvolta per praticare delle embrocazioni al

pube in caso d'isterismo, ecc., e si esibl internamente per mitigare i dolori intestinali, nonchè esternamente come risolvente e roborante, tanto unito agli unguenti come nei cataplasmi. L'olio grasso di lauro usato nel le farmacie è una preparazione unguentaria, per cui si fece disciogliere nella sugna il principio aromatico delle foglie o dei frutti del lauro e si colori in verde. Questo considerasi avere, benchè in minor grado, analoghe proprietà; si usò pure contro la scabbia, ma solo è attivo veramente quando siavi unito il zolfo, del quale molto bene corregge l'odore.-L'olio volatile puro riesce di ogni altro più attivo, ed amministrasi a gocce sopra un pezzo di zucchero, per uso interno, sciolto nell'olio di mandorle dolci od amare, ovvero in altro modo, e si fa entrare anche ne'clisteri nelle circostanze sopram. mentovate ove occorra agire con maggior attività. Esternamente, usasi in frizioni nelle paralisi, nei dolori ischiatici, ne'reumatismi cronici, ecc. Usavași anche in antico un elettuaro di bacche d' alloro, e questo faceasi entrare in molte preparazioni, come nell'an. tidoto orvietano, nella confessione anacardina, ecc. ecc.: al presente forse a torto trascurasi l'uso dell' alloro in medicina, e me. riterebbe questa celebre pianta di esser me glio sperimentata in varie delle circostanze in cui vedesi tanto lodata dagli antichi.

G. D. D. NARDO. ALLORO. (Giardini.) Tutti gli allori for mano parte dell' ornamento delle stufe e dei giardini, eccettuati l'estivo ed il falso-belzuino, i quali, perchè di foglie annue, non producono grand' effetto. Generalmente parlando, quegli allori che perdono le foglie, sono sempre meno delicati di quelli che le conservano, ed anzi, avvolgendoli di paglia nei freddi acuti, resistono alcuni anni anche nei nostri paesi settentrionali. Ciò peraltro che opponsi fra noi alla coltivazione in grande degli allori si è, dove il troppo freddo che facil mente il danneggia,dove il grado di calore che vogliono più alto del nostro clima. L'alloro avvocato, il canuella ed il legno giallo si allevano sempre in istufa ugualmente, e molto calda. L'alloro a foglie di melissa, l' ascellare, il fetido, il glauco, quelli d'estate, il madera, il canfora ed il rosso, vogliono l'aran. ciera, quantunque, tranne il fetido, siano forse meno sensibili al freddo dell'arancio, motivo per cui alcuni di questi possono nei paesi meridionali collocarsi all' aria libera, come si pratica del comune, del falso-belzuino, del sassafrasso, ed anche del rosso che in tal condizione coltivasi nel giardino di Pisa, dove fu portato dall' Inghilterra nel 1793, ed ove diede frutta più volte. Fra' testè menzionati, il comune è sensibile solo ai gran freddi ed alle lunghe gelate; anche il sassafrasso lo è, ma più nei suoi primi anni: il falso-bel

zuino giammai. L'alloro delle Indie coltivasi in Italia allo scoperto; in inverno peraltro perde pel troppo freddo le punte dei rami. L'esposizione generalmente migliore è quella di mezzogiorno, tranne per altro il sassafrasso ed il comune che amano l'ombra ove anzi quest'ultimo conserva assai meglio le sue tenere foglie. L'avvocato vuol essere collocato in vicinanza alle acque. Tutti gli allori amano un terreno sostanzioso e consistente, eccettuato il sassafrasso, il quale, avuto riguardo al suo paese nativo (l'America settentrionale), sembra preferire un terreno leg. gero.

il

L'alloro comune tenuto in suolo grasso corre pericolo di congelarsi, a meno che non vogliasi allevar in vasi, perchè in allora devesi procurar molto nutrimento alle sue numerose radici. L'avvocato, il comune, il falsobelzuino, il sassafrasso, si moltiplicano per semi dove se ne possono avere. Siccome poi il caunella ne dà assai pochi, e siccome quei pochi son tardissimi a nascere, così si moltiplica per margotti e barbatelle. Quasi tutti gli allori, pochi eccettuatine di stufa calda, si moltiplicano ugualmente a margotti e barbatelle, con più o meno successo per altro, in ordine alle diverse specie. Il cannella, sassafrasso ed il comune danno anche molti polloni. I semi del comune si spargono appena maturati, perchè altrimenti rancidiscono con facilità quando si mettono nei vasi. Si tiene la pianta in aranciera per tre o quattro anni, e poscia collocasi all'aria aperta, in luogo ben preparato e difeso, coll'avvertenza di cuoprirla in inverno per tre anni almeno con felce o lettiera. Gli annaffiamenti voglion essere moderati in inverno, frequenti nella state, avvertendo di procedere in essi con gran cautela per l'avvocato, per il cannella e per il legno giallo. L'avvocato si riproduce dai suoi semi, senza quasi cura di sorta. Il cannella invece esige, ne' suoi originarii pae. si, diligentissima coltivazione, da essa principalmente dipendendo le vicende del suo prodotto. Assicura Thessier che i metodi adoperati in proposito in Caienna son così buoni, che dopo un anno si può levare la scorza ai robusti polloni che se ne ottengono. I margotti del canfora stentano a radicarsi, per cui comunemente non prendono che in tre anni. Il sassafrasso dà pochi semi maturi anche ne' suoi proprii paesi. Nei climi settentrionali d'Italia, prima che arrivi a tre o quattro anni, va spesso soggetto a congelarsi, sì che nel fitto dell'inverno conviene impagliarlo, meno in alcuni giardini assai ben riparati. Col metodo delle barbatelle prese in primavera da grossa radice, conservate all' inverno in aranciera e subito il vegnente maggio condizionate in vasi isolati, il sassafrasso potrebbe forse essere coltivato in grande nei paesi meridionali d'Europa. Il falso

belzuino non ispunta all' aria libera il più delle volte che dopo due anni. I semi si spargono appena maturi in terrine poste nei letamieri sotto vetriata. Difficilmente riprodu cesi a margotti, e tanto più se adopriusi i getti dell'anno avanti.

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ALLORO. (Arti e Mestieri.) Gli allori somministrano buon legno atto a diversi lavori. Il rosso e la sua varietà della Carolina forniscono buono e bel materiale al falegname ed allo stipettaio. L'alloro a frutti ghiandiformi ha un legno il cui colore avvicinasi a quello del noce, e serve ne' suoi paesi a far soffitti, assi ed ogni specie di mobiglia; lavoran dolo esala forte odore ed ingrato. Il fetido, al dire del pad. Feuillée, riesce nocevolissimo; l'ombra n'è pericolosa, e l' acqua che ne scola sotto il taglio ha qualità così maligne, che una goccia sulla pelle produce subito rilevante enfiagione. Il suo legno riesce benissimo nella costruzione dei navigli. Quan do è verde si taglia con somma facilità, ma a seconda che si secca, diventa sempre più duro, quasi quanto l'acciaio, e più ancora tenendolo immerso nell'acqua. Il qual pregio lo rende stimabile per molti lavori. Il sassa. frasso si adopera in America per farne fittoni e palancati che resistono assai a lungo al. le ingiurie atmosferiche. Usasi nella fabbri cazione dei letti e delle guardarobe, perchè l'odore del suo legno ne allontana le cimici e le tignuole.

ALLOTRIOFAGIA. Usasi questo termine per indicare un morboso appetito vorace delle cose non buone a mangiarsi; tale che coloro che ne soffrono, mangiano, non repugnanti e ingordamente, sostanze non alimentari. Ved. MALACIA, PICA.

ALLUCINAZIONE, hallucinatio od allucinatio. L'etimologia di questo vocabolo diè origine a parecchie dispute, nelle quali molto s'è detto, pochissimo chiarito. La migliore etimologia però sarebbe, in quanto a noi, error a luce, cioè errore, abbagliamento, prodotto dalla luce. Allucinazione insomma suona lo stesso che abbaglio, errore, e non altrimenti, come leggesi in alcuni dizionarii, sbaglio o fallo, vocaboli che sono per avventura tutt'altro che sinonimi d'abbaglio e d'errore, come saprà chiunque sappia il giusto valore, o direm meglio la differen za dei nostri sinonimi. Allucinazione, come in latino, così in italiano s'usa ugualmente in senso di fare altrui, a se, o di ricevere allucinazione. È curiosa cosa il credere che it senso proprio ed etimologico sia affatto fuor d'uso, ed abbia ceduto interamente il luogo al metaforico, forse perchè si vide che era più facile a nascere l'allucinazione pei raggiri e per le malizie degli uomini, che per la forza e lo splendor della luce.

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Allucinazione. (Iconologia.) Una vecchia donna, vestita di cenci, in atto di cercare alcunchè pel terreno con una spenta lucerna, ed invece urta per suo dauno nella rete. Codesta gabrina spiega a maraviglia il carattere di que' cotali che vogliono nelle lettere, senza alcun fondamento o principio, porre il becco in molle in ogni cosa, e non dicono che sciocchezze, sciocchezze che tornano poi a danno loro. F. ZANOTTO.

ALLUDA. Una concia particolare che si dà alle pelli, dicesi in alluda. Ne parleremo agli articoli CONCIA delle pelli, e PELLI.

ALLUME. Sale risultante dalla combina zione dell'allumina e della potassa, e dell'ammoniaca con un eccesso di acido solforico, più propriamente chiamato solfato di allu mina, di potassa, o d' ammoniaca. Esiste abbondantemente in commercio atteso il vi stoso consumo che se ne fa in molte arti e manifatture. Era noto anche agli antichi. Plinio ne parla diffusamente nella sua Nataralis Historia, lib. XXXV, cap. XV, ed ai suoi tempi ritiravasi dalle Spagne, dall' Egitto, dall' Armenia, dal Ponto, dalle isole di Sardegna, da Lipari, ecc. Decanta esso in singolar modo quello dell' Egitto. Sembra però che confonda coll' allume altre sostan. ze. Ora se ne fabbrica in Italia ed in molti altri luoghi ove esistono i minerali che ne contengono, premesse alcune operazioni. Si disse anche allume di rocca, nome che si con. serva anche in presente. Sino dal secolo XV, tutto l'allume consumato in Europa procede va da Rocca, oggi Edessa, in Siria. Giovanni De Castro che vide il primo la fabbricazione dell'allume colà, osservò la grande quantità dell' ilex agrifolium che cresceva nei dintor ni ove si est:aeva il minerale alluminoso. Ritornato in Italia, osservava nei dintorni pure della Tolfa crescere abbondantemente la stes. sa pianta; cercovvi quindi il minerale alluminoso che non tardò ad iscoprire. Conscio com' era delle operazioni che si eseguivano con esso a Rocca onde avere l'allume, si mise all' opra, e da quel punto la fabbricazione dell' allume divenne europea, e non solo in Italia ma in molti altri luoghi se ne institui la preparazione, ove si rinvennero minerali allu minosi. Varii processi si sieguono per ottenerlo onde metterne nel commercio in copia pei vari bisogni delle arti. Lo si ottiene: 1. trattando le argille o terre alluminose, convenientemente preparate, coll' acido solforico, ed aggiungendovi poscia il solfato di potassa o d'ammoniaca. 2. Colla calcinazione del solfuro di ferro misto collo schisto alluminoso, lisciviando il resultato aggiungendovi la potassa per avere il sale triplo. 3. Calcinando il minerale della Tolfa da cui colla sola lisciviazione si ha l'allume bello e formate.

La calciuazione delle argille spoglie il più possibilmente di carbone, calce e ferro, viene eseguita in un forno a riverbero onde iscacciarne l'acqua, per ossidare il ferro e togliere dalla silice l'allumina, e renderla così più facilmente dissolubile nell'acido solforico. La calcinazione esige particolari riguardi onde non ispingerla di troppo, giacche l'allumina sarebbe inattaccabile dall'acido. Si tratta in seguito l'argilla così preparata coll'acido solforico a 45 B. che la discioglie nella massima parte. La porzione della cene. re del combustibile adoperato, e poca potassa che si aggiunge, concorrono alla formazione del solfato di allumina e di potassa. L'allu me poi che si ottiene ne' luoghi ove trovisi disseminato negli schisti alluminosi il solfuro di ferro, si ha in un modo un po' diverso. Si riducono in grossi frantumi gli schisti alluminosi ; di questi in un' area a ciò disposta si forma un mucchio quadrato. Si collocano dei fasci di legna su questo mucchio, e su questi altro strato di schisti, alternando la legua e gli schisti sino a conveniente altezza. Si praticano alcuni fori laterali onde appiccare il fuoco al mucchio, ed, acceso, se ne attiva la combustione con determinate precauzioni. Dura la combustione qualche tempo, dopo di che cessa da se. Si bagna la massa allora con acqua comune o meglio con quella che cade nelle piogge, e mercè alcuni canali praticati all' intorno, si raccoglie il liquore in vasche, e si fa evaporare in vaste caldaie, e cristallizzare in casse di legno onde si separi il solfato di ferro che cristallizza pel primo. Quando le acque madri ricusano di cristallizzare e sono densissime, contengono tutt'ora del solfato di ferro, per cui si aggiunge a queste, rade volte però, della potassa o dell' ammoniaca, onde decomporlo completamente ed avere così il solfato doppio. Il più delle volte, invece di ricorrere alla potassa per avere l'allume, si aggiunge al solfato di allumina quasi incristallizzabile il solfuro di potassa o d'ammoniaca, sali che si hanno agevolmente in commercio; con ciò l'allume cristallizza. L'allume però che si ottiene con questo mezzo, contiene sempre una piccola quantità di solfato di ferro.

mezzo

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Quello che si ricava dal minerale della Tolfa è il più puro, e si ottiene con un semplicissimo. Siccome esiste in esso il solfato d'allumina misto a quello di potassa, così non si fa altro che calcinare l'alunite già infranto in grossi pezzi disposto in mucchi: in breve succede la calcinazione del minerale; quindi disposto in cumuli, lo si bagna coll' acqua, procurando che sfiorisca prima di lisciviarlo. Le lavature cariche di solfato d'allumina vengono poscia, dopo un Conveniente riposo, svaporate in grandi calda. ie e versate in vasche quadrate, ove cristalliz za col raffreddamento e colla quiete l'allu

me. Vuolsi però avvertire che l'allume così ottenuto perchè sia purissimo dev'essere nuo vamente disciolto coll'acqua, lasciando deporre la soluzione per qualche tempo, e coll'evaporazione e nuova cristallizzazione si ha l'allume purissimo e cristallizzato.

L'allume è alquanto diverso nell' aspet to secondo le varie fabbriche da cui lo si ritira il più stimato è quello di Roma, cioè della Tolfa; gli altri contengono del solfato di ferro, che più o meno gl' imbratta. È della massima importanza, per alcune manifatture, che l'allume sia purissimo. La presenza di poco solfato di ferro nocerebbe in alcune operazioni, massimamente nelle tinture. L'alJume è in pezzi grossi, cristallini, bianchi, solidi; il suo sapore è acido astringente. Cristalliz za in ottaedri regolari formati di piramidi tetraedre riunite alle basi. È alquanto efflorescente all'aria secca, e se l'allume è impu ro, la sua polvere riesce di color rossigno. È solubilissimo nell'acqua fredda, ed assai più neila bollente. Facendo bollire una soluzione di allume ed aggiungendovi dell' allumina ge latinosa, si precipita tosto un solfato di allumina basico, contenente pure il solfato di potassa, la cui composizione è analoga alla websterite.

Estesissimi sono gli usi dell'allume nelle arti. Si usa pria di tutto nelle tinture quale mordente, sia impregnando di esso i tessuti ed oggetti da tingersi, sia precipitando con esso e coll'aggiunta di un alcali le materie colorate sugli oggetti da essere tinti, come pure per la preparazione d' importantissime lacche usate nella pittura. Si aggiunge al solfato di ferro onde avere l'azzurro di Prussia in maggior copia e di seconda qualità ora ricercato in commercio. Per preservare varie sostanze animali dalla putrefazione; per conservare i peli alle pelli che devono essere conciate. Si usa assai nella fabbricazione della carta, della colla, in alcune affinerie di zucchero; per indurire il sego con cui si fanno candele, e per la preparazione dell'allumina. In medicina si usa solo oppure deacquificato in chirurgia, in cui porta il nome di allume usto. Serve pure alla preparazione del piroforo, ec.

Allume usto o deacquificato. Esponendo l'allume ordinario in un vaso di terra ad un discreto calore, si fonde nella sua acqua di cristallizzazione; si gonfia e bolle sino a che sia questa dissipata, e si converte così in una massa leggerissima, spugnosa, assai friabile, che si riscalda bagnata coll' acqua ed in essa nuovamente si scioglie. Se la deacquificazione venne spinta di troppo, si scompone una parte di solfato d'allumina, perdendosi un po' di acido, e si forma una por zione di solfato basico già insolubile nell'acqua. È dunque necessario il far perdere all'allume la sua acqua soltanto, e non ispingere

tant' oltre l'operazione, giacchè il solfato di allumina così spogliato di acqua e di una piccola porzione di acido, sarebbe inattivo agli usi chirurgici a' quali è destinato.

A. J. CENEDELLA.

do direttamente l'allume, colla esatta comhinazione di tutti i suoi elementi presi isolatamente. In Francia, dove manca`il minerale allo stato di natura, si supplisce coll'arte, cosicchè le numerose fabbriche stabilite. vi posero in breve tempo in circolazione molto allume, se non superiore, al certo poco dissimile da quello di Roma, procacciando inoltre alla Francia un nuovo genere d'industria. Il trattamento delle miniere ove trovasi l'allume bell' e formato, torna semplicissimo; limitasi all'estrazione di un sale solubile e cristallizzabile compreso da variabile quantità di materie eterogenee insolubili. Ammassasi alla Solfatara il minerale, lo si pone a sciogliere nell'acqua, nella quale lasciasi depositare la sostanza insolubile; quando la dissoluzione è chiara, si evapora e concentrasi in caldaie di piombo; lasciasi freddare ed otten

ALLUME. (Tecnologia.) È l'allume uno dei sali più frequentemente adoperati nelle manifatture, e segnatamente giova alla tintu ra, della quale può a buon diritto dirsi l'anima. Serve a preparare alcuni mordenti, ed egli solo riesce preziosissimo mordente a buon numero di colori, avendo di molta affinità colle parti coloranti, colle quali più o meno solidamente fissasi sulle stoffe. (V. APPAREC CHIO, TINTORE, ecc.) Usasi eziandio l'allume nella fabbricazione dell'azzurro di Prussia; adoprasi alla conservazione delle pellicce, a guarentire le sostanze animali dalla putredine, ad assicurare i legnami contro gl' incendii, ed a preparare l'allumina pura. Egonsene piccoli cristalli d'allume brutto, che in uso nella fabbricazione della carta e nell'affineria dello zucchero, nella preparazione della colla forte e del sego da candele, cui dona maggior consistenza. In chirurgia, allo stato di calcinazione, serve alla cauterizzazione; in medicina, d'astringente. Preparasi eziandio, colla calcinazione dell'allume mediante il carbone, un prodotto particolare detto piroforo, appunto per la sua proprietà d'infiammarsi spontaneamente al contatto dell' aria.

Varia l'allume nella composizione; ora è questo sale un solfato acido d'allumina e di potassa; ora un solfato acido d'allumina e d'ammoniaca; ora finalmente, e più di sovente, un solfato acido d' allumina, di potassa e di ammoniaca. Ne' due primi casi, costituisce un sale doppio, triplo nel terzo; ma siane qualunque la composizione, riesce ugualmente atto agli usi della tintura, nonchè ad ogni altro suo preparato. Per lunga pezza di tempo ci forni la Siria esclusivamente questo sale, che il commercio conduceva sotto nome d'allume di rocca. Andando il quintodecimo secolo, l'estrazione e la fabbricazio. ne dell'allume diffusersi per la nostra penisola, e segnatamente a Solfatara presso Pozzuolo, alla Tolfa ne' contorni di Roma, ed a Piombino. Coll' andare del tempo e successivamente lavoraronsi le miniere d'allume in Germania; quindi nel decimosettimo secolo anche in Ispagna; ed una fabbrica di tal genere fondossi pur in Inghilterra regnando Elisabetta. L'allume preparato alla Tolfa, noto nel commercio sotto nome d'allume di Roma, ottiensi costantemente a sommo grado di purezza, lo perchè gode altissima riputazione. Ma tutte le differenti specie d'allume si trovano formate in seno alla terra, principalmente ne' dintorni dei vulcani; basta quindi estrarlo e purificarlo. La chimica però giunse anche in questo punto a disputare i suoi diritti alla natura, fabbrican

purificasi sciogliendolo e cristallizzandolo una
seconda volta: locchè somministra ben for
mate masse di cristalli. Alla Tolfa invece pre-
sentasi il minerale allo stato di sotto-solfato
di potassa e d'allumina impuro, in masse pie-
trose e compatte; sminuzzansi queste e si cal-
cinano in un forno all'aria libera. Si diluisce
quindi il minerale per formarne una pasta che
trattasi successivamente per lisciviazione con
due cristallizzazioni, come dicemmo or ora
per
l'allume della Solfatara. Così ottiensi l'al-
lume stimatissimo e purissimo conosciuto col
nome d'allume di Roma. Le miniere di piriti
alluminose o di schisti piritosi, quantunque
nella composizion loro variabili, subiscono un
trattamento all'incirca conforme. Composte
dei medesimi principii, ma in proporzioni più
o meno disuguali, contengono anche del sol-
furo di ferro e di calce, della silice, dell' allu-
mina, della magnesia, dell'ossido di ferro, ed
accidentalmente una materia bituminosa in-
fiammabile; presentansi in masse dure, com-
patte, fogliacee, e colla percussione riduconsi
a schegge piatte. S'incomincia adunque dal
frantumare gli schisti in particelle d'un cin
que centimetri di grossezza, e dal formarne
mucchi alti dai tre ai quattro metri. Lasciansi
così esposti per parecchi mesi all' azione del-
l'aria e della pioggia. Lo schisto si squama e
fiorisce a poco a poco; reagiscono i suoi prin-
cipii gli uni sugli altri pel concorso delle azio
ni combinate dell' aria, dell' umidità, del calo-
re, e si produce una specie di fermentazione
minerale. Quando l'efflorescenza procede
troppo adagio,in ragione alla compattezza del
lo schisto, attivasi la reazione dando fuoco al
mucchio. Finalmente tutta la massa della pi-
rite si riduce in polvere, polvere più o me-
no tenace, cui teoricamente si dà il nome di
ceneri. In tale spontanea reazione de' princi-
pii piritosi il solfuro di ferro decompousi pel
concorso dell' acqua e dell' aria; a poco a
poco la combustione simultanea del ferro e

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