Est. Sposa!.. Est. Coro. Zer. Tuf. Gre. La più gentil fra le parole! Il solo mio desir. Ma sogno, ma delirio Quel caro labbro è gelido... (Tirandola pel lembo della veste, come Vi sembra ciò probabile ? Gonfi di pianto ha gli occhi! È vero !.. Lo domanda l'Alcade : Non piange... o di letizia Con forzato sorriso.) Sì, di pianto ho il ciglio asperso, Coppia eletta amor t'arrida, Qual serena primavera, Quale un sogno di piacer. Gre. Ad Est. con esagerata passione. ) Mi fia norma, mi fia guida Il tuo core, il tuo pensier. SCENA III. Colantonio, che resta nel fondo, e detti. Gre. Ebbene signor Alcade, volete compiacervi d'entrare in casa della mia fidanzata? Il notaja desidera che voi diate anticipatamente una scorsa ai capitoli matrimoniali. Zer. E per questo che siamo venuti a prendervi a casa vostra. Tuf. Ma io deggio recarmi al Comune, ove mi chiamano gl' interessi della patria. Gre. Pochi momenti; uscirete quindi dalla porta del giardino, e risparmierete un bel tratto di via. Tuf. lo avea deciso di venire soltanto ad ora di pranzo: basta; poichè me ne pregate... ( Per entrare. ) Col. (Avanzandosi.) Alcade venerabile, gentili fidanzati, concedetemi l'onore di presentarmi a voi. Tuf. Chi è questo mortale? . Col. Un filosofo valentissimo, che ha corso il mondo dall' uno all' altro capo, un sapiente di prima qualità, celebre per le sue ricerche, pe' suoi trovati maravigliosi, e che ora trovar vorrebbe presso di voi una buona tavola, ed un morbido letto. Tuf. Noi non diamo ricetto a' vagabondi. Col. Mi ha conosciuto a prima vista ! ) Gre. Si si, andate via. Figuratevi se voglio accrescere la brigata, d'uno scroccone di più! Non bastano i parenti, e gli amici che qui vedete? Quanto costa un matrimonio ! Col. Credo che costi più a lei, che a voi! (Avendo notata la mestizia di Est.) Gre. Come a dire? Son io che spendo il mio danaro. Est. Gregorio, non sar tu che il ricco deve far parte al povero di ciò che possiede ? Gre. Bella massima per far diventar povero anche il ricco In tal caso non serviva che il mio pro-zio crepasse, per lasciarmi la sua eredità. Tuf. Ma cospettone! son io l'Alcade, e nn cavolo da starmene qui piantato? Giacchè mi abbasso a trattare con voi, non abusate della mia bontà : lasciate stare quello sfaccendato, ed entriamo. Gre. Eccomi, eccomi. A rivederci. (Ai contadini. ) Coro. Evvivano gli sposi ! Est. Vi attendo a pranzo. (I contadini partono.) Gre. Verranno, verranno... Quanta smania di farsi mangiar le costole ! ( Entra con Tuffiador in casa di Est.) Zer. Non vieni ? : Est. Un istante. - Mi rincresce signor forestiere, che foste si malamente accolto per altro, son io la padrona di questa casa, e quando vi piaccia rimanere, sarà mia cura che vi diano quanto vi Occorre. Col. Sarei troppo indiscreto dicendovi che ho mecó Est. Io pure alla mia volta dovrei chiedervi un fa vore. Col. Parlate. Est. Voi che avete viaggiato per tanti paesi, ditemi, non vi siete mai imbattuto in un bel giovine, nativo di questo villaggio, per nome Pedrillo? (Con sommo interesse.) Col. Pedrillo? No davvero, e ne sono dispiaciuto, perchè... già capisco!.. egli era il vostro amante. Est. Era mio cugino... l'amico della mia infanzia... Egli parti, cercando fortuna, nè mai per molti anni avemmo sue nuove; quando pochi mesi indietro ci fu annunziato ch'era morto. (Piange.) Col. E voi lo amate tuttavia? Est. Oh quanto!.. Col. E perchè dunque sposate quell' altro? Zer. Il perchè lo sentirete da me. Sappiate che io mi chiamo Zerlina.... Col. Ho piacere, ma io chiedeva i suoi casi, e non il vostro nome. Zer. Zitto. Io mi chiamo Zerlina, i miei parenti mi maritarono con un vecchio 20ppo, guercio e schifoso fortunatamente restai vedova; mia cugina Estella disgraziatamente rimase orfana; passai a dimorare con essa ma essendomi una volta maritata per gusto degli altri, ora ho pensato a rimaritarmi per gusto mio, e non potendo lasciar sola la povera orfanella, mi son cooperata a darle uno stato ella oggi sposa Gregorio, ed io parto domani per un vicino contado, ove mi aspetta un marito giovine, ricco e bello. Mi sono spiegata? Col. Perfeitamente. (Odesi un suono di tamburo.) Est. Ah!.. proclamano certo il mio matrimonio!..) Addio, addio... ( Mi si chiude il cuore ! ) ( Entra in casa. ) SCENA IV. Un banditore con tamburo appeso al collo, paesani accorrendo da ogni lato, e detti. Alcuni paesuni. Altri. I primi. Il tamburo ci chiamò... Vi son forse novità? Vi saranno, ma non so. (Il banditore cava un foglio. ) Ascoltiam, ce lo dirà. Il banditore. (Leggendo il foglio ad alta voce.) Si notifica che due famosissimi medici, sapientissi › mi astrologi, ed eccellentissimi fisici, posseggono » il segreto di far resuscitare i morti. Essi, in pruo» va di quanto asseriscono, daranno quest'oggi, » previo il consenso delle autorità locali, allo squillo » di mezzo-giorno, in questa pubblica piazza, il » primo esperimento della loro virtù, ritornando » alla vita l'Alcade, Senior Gonzales, morto da >> sei anni, e che tutto il villaggio conosceva. >> Per copia conforme. Sottoscritti Gaspare >> Durafronte-Colantonio Pappagallo - Dottori al» chimisti. » (Suona il tamburo nuovamente, e si » allontana.) -- Col. (Ah! colui ha perduto interamente il cervello ! ) Non è sogno.. il vero ascolto! Al suonar di mezzo di: SCENA V. Gaspare, e detto. Gas. (Strofinandosi allegramente le mani.) A meraviglia! essi verranno tutti, ed avremo una brillante assemblea ! Col. Testa bislacca! Vuoi tu essere scorticato vivo, e procurare a me lo stesso divertimento? Gas. L'esperienza ch' io prometto non appartiene alla fisica, ma bensì all'arte medica. Col. Resuscitare i morti! Si trattasse di ammazzare i vivi... Gas. Questa è cosa comune. Io invece ho perfezionata l'arte, le ho fatto fare un passo di più, |