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PADRONE E SERVO

OSSIA

DOV' È L'ONTA NON È LA GELOSIA

DRAMMA (*)

DI

DON FRANCESCO DE ROYAS

(") Questo dramma fu uno de' più fortunati in sulla scena spagnuola. Gli applausi che ottenne ogni volta che fu rappresentato stimolarono un letterato francese a tradurlo in quell'idioma, sotto il titolo appunto di Padrone e servo, e in Francia fu accolto con pari entusiasmo.

PERSONAGGI

Don GIOVANNI D'ALVARADO

SANZIO, di lui servo

Don LOPE DE ROXAS

BERNARDO, di lui servo

Donna INES DE Roxas, figlia di

Don FERNANDO

Donna ANNA D'ALVARADO

BEATRICE, cameriera di donna Ines

Servi

La scena è a Madrid.

PADRONE E SERVO

Dramma in tre atti.

ATTO PRIMO

notte.

SCENA 1.

Il teatro rappresenta una contrada d'Alcalà.

SANZIO⚫ don GIOVANNI in abito da viaggio

con speroni e stivali.

Sanzio. Avete il diavolo addosso, o non sapete ciò che vi fate. Che cosa mai andate cercando appena giunto qui? Che intendete dire? Che cosa pensate voi di fare?

Giov. Vieni, bestia! Questa dev'essere la via d'Alcalà. Farfalletta errante, m'aggiro intorno alla mia fiamma. Vado in traccia della mia stella.

Sanzio. E che volete voi fare qui?
Giov. Qui dee vivere la mia sposa.

Sanzio. Ma noi perderemo il giudizio, se pur ce ne rimane da perdere. Non abbiamo ancora infilzato l'arrosto nello schidone, e pensiamo ad ungerlo? Al primo intoppo una donna? Ma pensate che dovete essere stanco. Son già suonate le dodici. La vostra chinea ed il mio morello hanno camminato così male. Ora sarebbe tempo d'andarcene alcun poco a dormire all'alloggio che abbiamo già preso. Giov. Io non avrò pace finchè non sappia in quale di queste case sia la celeste dimora della leggiadra mia donna Ines.

Sanzio. Ricordatevi, o uomo mortale, che oggi abbiamo passato il porto. In nome di Dio, adunque, voi dovete por mente che da Burgos a qui vi sono quarantadue grosse miglia, e

mi duole che or prendiate con tanta fretta un affare che dee andare poi per le lunghe..

Giov. Ahimè Sanzio. La sua bellezza, benchè in dipintura, m'ha infiammato.

Sanzio. Colui che osa innamorarsi d'un volto dipinto merita d'essere punito della sua sfacciataggine con un vergognoso disinganno. Ditemi, signore, dato il caso pur anco che la morbidezza delle tinte fosse stata esattamente ritratta, il pittore può egli dirvi in un'effigie se la pretesa vostra bella sia arguta o sciocca? E il pennello vi dirà per avventura s'ell'è sudicia o scomposta? Potete essere voi da quello avvertito (per quanto fedele ei sia) s'ell'abbia denti dinanzi o gobba di dietro? Può tratteggiare il suo spirito, l'indole sua, i suoi modi? Dunque mancheranvi sempre le cose più necessarie a conoscere in una donna. E se non avete potuto vedere nulla di ciò; di che cosa mai vi siete innamorato?

Giov. La sua bellezza mi fa sicuro del resto.

Sanzio. Uditemi. La moglie non dee soltanto esser bella, ma in suo sembiante essere modestá e saggia, e non già ostentare leggiadria a spese del marito.

Giov. Amico Sanzio. Lasciando da parte questo argomento, dijumi quale impressione avrà fatto sovra di lei il ritratto che le inviai? Io non ho veduto mai più esatta copia del mio originale:

Sanzio. Io si, o signore.

Giov. E che ne hai pensato?

Sanzio. Non le deve essere piaciuto..

Giov. Ma, dimmi il perchè? Il ritratto non assomiglia forse all'originale?

Sanzio. Il perchè lo so io solo.

Giov. Dimmelo adunque, o pazzo!

Sanzio. Volete voi saperlo?

Giov. Sì.

Sanzio. Il vostro ritratto non è qui.

Giov. Tu mi fai ridere colle tue follie. Ma non ti diedi io il

ritratto? Non hai fatto il gruppo ?

Sanzio. Si.

Giov. E che cosa hai inviato?

Sanzio. 11 mio.

Giov. Pazzo! Mascalzone! Se ciò fosse vero, per Dio: t'uc

ciderei.

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