페이지 이미지
PDF
ePub

dea di una vecchia bizzosa amica de' frati; e non credo che un cattolicone come Dante volesse rappresentare la Fede sotto la figura di una ragazzina che va alle feste. Del resto una Beatrice s'è avuta tutti nella vita: almeno una. Anch' io, quand'ero in quinta ginnasiale, m'innamorai della figliola del tabaccaio e fu per colpa sua che cominciai a fumar le sigarette. Era un po' bassina e mi vedeva di buon occhio quando entravo in bottega; un giorno le detti di soppiatto una poesia in onor suo e la volta dopo mi rinvoltò in quel foglio stesso le due Macedonia ch'ero andato a comprare!

<< Lì per lì mi dispiacque, anche per amor proprio d'autore, perchè si trattava di un sonetto acrostico che non m'era venuto poi tanto male. Ma non me la presi tanto, come fanno di solito i poeti, e rivolsi ad altri più importanti pensieri il mio spirito. Dopo parecchi anni la rividi sposa d'un mesticatore e, dicó la verità, benchè un po' me ne vergogni, un certo effetto mi fece. La Beatrice della mia gioventù era morta e invece della Vita Nuova scrissi i Primi Contributi alla storia della fortuna del dramma rusticale nei dintorni di Padova nella terza decade del secolo XVII.

BEAUMARCHAIS (1732-1799)

Ex orologiaio, musicofilo, cacciatore di doti, parvenu, truffatore, intrigante, affarista, demagogo e porco.

Insomma il più composito malvivente fra i preparatori de « la Grande Rivoluzione » e il vero padre spirituale del borghese moderno.

Ergo, il suo Matrimonio di Figaro, riesumato e rilanciato da qualche editore intraprendente, dovrebb'essere come l'Imitazione e la Filotea d'ogni buon democratico che si rispetta.

BEBEL AUGUSTO (1840-1913)

Socialista tedesco scientifico profeta del libero amore nella futura umanità liberata per mezzo del comunismo schiavesco. Nemico egualmente dei patrimoni e dei matrimoni, non ha vissuto abbastanza per bearsi alla vista della

Russia dove le sue teorie hanno creato, in quattro e quattr'otto, un vastissimo concubinaggio d'affamati.

BECCARIA CESARE (1738-1794)

Nel 1766 vollero gli ammiratori del suo libro sui Delitti e le Pene che andasse a Parigi dove gli enciclopedisti francesi gli fecero grandi accoglienze, proclamandolo « benefattore del genere umano », per aver condannato la tortura e la pena di morte. Nella stessa città, pochi lustri dopo, alcuni dei suoi stessi ammiratori, e i discepoli dei suoi ammiratori, partecipavano a quei torturanti massacri che si chiamano Terrore.

Avanti, avanti!

BECCHINO

Se le fosse non bastano s'allargherà il camposanto, ma nessuno deve restar fuori.

Un morto insepolto è peggio d'una latrina scoperchiata.

D'avanzo puzzano i vivi!

Ma più se ne sotterra, più ce n'è da sotterrare.
È tanto che fo il becchino!

A forza di scavar fosse quasi quasi, a un certo momento, si crederebbe d'aver sotterrato la Vita.

E invece.... da per tutto ripullula e da per tutto ritrabocca qui.

Questi fetenti, imbullettati fra quattr'assi, quando vengon quassù hanno già riseminato laggiù; ecco perchè non si finisce mai.

Ma ecco, sebbene in ritardo, quel fu sant'uomo del cav. Fagotto.

Vieni, vieni! Il corpo te l'arrangio io; però, quanto all'anima, qualunque cosa ti succeda, ben inteso, io non

c'entro.

BECCO

1o: Quello dell'Aquila (regina degli uccelli rapaci, e simbolo preferito dei popoli conquistatori) si chiama nobilmente rostro.

20 È sinonimo di montone ed è applicabile a quei

bruti sensuali la cui unica gloria consiste nell'esser facitori di becchi.

3°: Nel linguaggio di Narciso Francatrippa e compagni, è colui che è tradito dalla propria moglie.

Col cristianesimo, (non superficiale, ma profondo e vissuto) il primo perderebbe la propria reputazione e gli altri due sparirebbero.

Ma viviamo nell'epoca felicemente pagana dei tre becchi; e quindi per Gesù non c'è posto.

BECERO

--

è, naturalmente, l'Omo Salvatico il quale ha la bella pretesa non soltanto di dire tutte le verità, anche se brutte ma anche quella, più vergognosa, di volerle dire con le parole proprie, anche se bruttissime. E siccome per giunta è fiorentino, cioè della patria dei beceri, non potrà risponder nulla a sua giustificazione nè tampoco impugnare l'aggiustatezza dell'appellativo.

Anche Dante, in parecchi luoghi dell'Inferno, è un becero di parole e di fatto, eppure fece tanto che gli riuscì di salire al Paradiso e oggi una mandra di personcine ammodo, garbatine, lisciatine, educatine, tanto da sembrare galatei semoventi, perdono gli occhi, il cervello e la vita a commentare, insieme agli enigmi, anche le becerate in rima di quella linguaccia sboccata del nostro concittadino e presidiatore.

BECQUE HENRI (1831-1899)

Autore drammatico galantuomo e perciò disgraziatissimo.

Non vedendo la vita con lenti color rosa, la riproduceva com'è triste e sudicia.

Per questa ragione fu costantemente tenuto a rispettosa distanza dai signori capicomici e, al solito, perchè gli fosse resa giustizia, dovè morire.

Les Corbeaux e La Parisienne (due commedie caustiche ed amare, che infine, rappresentate, trionfarono) ci rivelano compiutamente l'arte e l'anima di Becque.

Il quale è stato ricordato da l'Omo Salvatico, non per

369

altro motivo se non perchè, tra i molti ricchi lenoni dell'arte drammatica, fu un artista misconosciuto, povero ed

austero.

BEECHER STOWE (1811-1896)

Sentimentale femmina romanziera americana, che liberò gli schiavi neri colla sua famosa Capanna dello zio Tom. Le molte lagrime sparse su codesto libro formarono un fiume che divise in due l'Unione degli Stati Uniti e furono tra le cause d'una guerra in cui morirono di ferite o di malattie più di 300.000 bianchi.

Lo Zio Tom, finalmente liberato, è tuttora schiavo della sua bestialità, del suo boss, del suo pastore, dello wisky e ogni tanto, invece di esser frustato, viene impiccato o pistolettato dai valorosi esecutori della Legge di Lynch i quali non leggon più, al pari dei rimanenti americani ed europei, il micidiale capolavoro della defunta Beecher Stowe.

BEETHOVEN LUIGI (1770-1827)

La musica di Beethoven non è gioco di suoni e architettura d'accordi: ma la passione di un'anima che si esprime col canto, colla speranza d'essere udita nel fragoroso silenzio della terra. Quello che c'è in quell'anima di umanamente divino vuol ricongiungersi alla fonte divina da cui scaturi, inalzarsi al disopra degli strepiti umani e delle umane voci e delle brumaie che nascondono il sole, e risalire alla sua patria, al cielo.

[ocr errors]

Per questo il canto di Beethoven è così nostalgicamente doloroso e così dolorosamente nostalgico e nello stesso tempo, quasi alla medesima pagina, così traboccante di gioia e trionfante d'allegrezza. La grandezza imprigionata dalla mediocrità, la nobiltà schiava del basso, l'amore attorniato dalla miseria, fanno che il canto di Beethoven sia pianto: il pianto di un titano in catene, di un eroe disarmato, di un angelo coll'ali tagliate. Ma da uno spiraglio del cielo un raggio dello splendore nativo riscende quaggiù; il dolore si risolve in una voluttà purificata, la sordità gli fa udire armonie vietate agli udenti, la morte

stessa gli appare come una promessa d'una vita ch'è da più della gioia.

Per questo, ascoltando la musica di Beethoven, anche la più patetica o disperata, non ci sentiamo abbattuti ma come rinati e rifatti, in un mondo più nostro dell'usuale, più aperto sull' immensità, più alto e più sereno, e proviamo, invece dell'acedia malinconica dei romantici, una nostalgia della felicità perduta, un rimorso dell'opera non fatta, una bramosia di creare, d'affermare, di sormontare, un'amorosa volontà di seguire colui che c' inalza, coll' incantesimo di poche battute tristi e solenni, a quell'altezza ch'è sua e dovrebb'esser pure la nostra e di tutti gli uomini non nati soltanto a comsumar pane e scarpe sulle strade delle pianure.

[ocr errors]

Beethoven fu profondamente cristiano: non perchè abbia scritto la Missa Solennis o l'Oratorio di Cristo sul Monte Oliveto, ma perchè ha sentito e fatto sentire, come pochissimi, il desiderio spasimante della purità, dell'elevazione, dell'amore sovrumano, della gioia celestiale ch'è la vera sostanza mistica del Cristianesimo. « La mia arte scriveva a un amico deve essere consacrata solo a migliorar la sorte dei poveri ». E dètte largamente lui che non ebbe neppure un po' d'elemosina d'amore quel che guadagnava a quelli che avevan bisogno di lui ma non dette soltanto ai poveri che cercavan monete: dette e ancora dà ed eternamente darà a tutti noi, poveri nell'anima, bisognosi di grandezza e di felicità, le ricchezze inconsumabili della sua anima di gigante mutilato e di martire felice,

BEFANA

Befanina non mi bucare,
bo un corpo duro duro

che mi sona come un tamburo.

Dunque la Befana portava con sè anche uno spiede. Doveva essere uno spiede lungo lungo, uno spiede acuminato, al quale s'appoggiava come se fosse un bastone, e col quale, quando proprio se lo meritavano, bucava il corpo ai bambini.

« 이전계속 »